Quando arriva la tempesta, meglio tacere

Nei momenti d’ira non siamo coscienti di ciò che diciamo, meglio aspettare che passi la tempesta per esporre il nostro punto di vista con tranquillità.
Quando arriva la tempesta, meglio tacere
Valeria Sabater

Scritto e verificato psicologa Valeria Sabater.

Ultimo aggiornamento: 12 marzo, 2023

Quando arriva la tempesta, tutti gli elementi della natura si scontrano tra loro mostrandoci il loro lato più aggressivo, il più caotico e, a volte, persino quello più pericoloso.

Succede lo stesso con le relazioni umane. Anche noi ci scontriamo e collidiamo emotivamente durante le nostre discussioni.

Quando arriva la tempesta, tutto sembra riaffiorare: lo spossamento, la rabbia, le incomprensioni. Molti di noi perdono la pazienza fino al punto di dire cose di cui in seguito si pentono.

Non sempre è facile mantenere la testa fredda e il cuore caldo. A volte però un istante di tempesta porta ad anni di pentimento. Impariamo a mantenere la calma.

Quando arriva la tempesta nei nostri cuori

È molto comune giustificarsi dicendo “mi ha spezzato il cuore” o “il mio cuore era pieno d’ira”. Tuttavia, chi avverte davvero il dolore e l’affronto è il cervello, ed è quest’ultimo a scatenare la tempesta.

Vediamolo in dettaglio.

Le discussioni e i cambiamenti fisiologici

Quando non c’è altro rimedio, quando il caso, il fattore scatenante e la sfortuna, ci catapultano nel mezzo di una discussione, la prima cosa che sente il nostro cervello è una “minaccia”.

  • Viene attaccato ciò in cui crediamo, il nostro equilibrio, la nostra verità.
  • Ci sentiamo offesi perché qualcuno che rispettiamo mette in dubbio qualcosa che per noi è importante.
  • Ci sentiamo minacciati di fronte alle parole, alle idee e ad un viso che improvvisamente ci guarda con disprezzo.
funambolo che regge cuore e cervello

Il cervello interpreta queste situazioni come pericolose e, pertanto, scatena una reazione istintiva che regola il sistema parasimpatico. Ci prepara a difenderci e anche a scappare:

  • Accelera il ritmo cardiaco.
  • Vengono inviati impulsi nervosi ai muscoli per preparare il movimento, anche se ciò che provoca per prima cosa è un tremore, lo stesso che avvertiamo a mani, stomaco e gambe.
  • Proviamo un’agitazione generale, secchezza alla bocca e un nervosismo quasi attanagliante che ci impedisce di pensare con chiarezza.

Durante la “tempesta”, il cervello non riesce a pensare

Durante le discussioni, in questi istanti ad alto carico emotivo che di solito nascono da incomprensioni o malintesi, il cervello pensa solo a difendersi e ad attivare il corpo per una possibile reazione di fuga.

È dunque incapace di pensare con calma e di ricorrere alla sensatezza.

  • Nel mezzo della discussione è possibile che i nostri meccanismi di difesa cadano. Non esiste più alcun filtro che ci impedisce di dire quello che ci passa per la testa.
  • A volte, durante queste tempeste emotive, diamo sfogo a tutte le sensazioni e i pensieri che abbiamo in mente.

Siamo del tutto sinceri e, dunque, esprimiamo tutto quello che proviamo, anche se è carico di negatività. Per questo è comune usare parole piene di rabbia di cui in seguito ci pentiamo.

Così, anche se è possibile che in un primo momento ci sentiamo sollevati dopo aver detto ciò che proviamo, con il tempo ci rendiamo conto che non era la cosa giusta da fare.

Quando arriva la tempesta è meglio tacere e parlare quando si è più calmi

Si tratta di una strategia difficile da mettere in pratica. Restare, tuttavia, in silenzio durante la tempesta per riservare le energie per i momenti di maggiore tranquillità mentale, sarà sempre la cosa più giusta.

Per riuscirci, possiamo ricorrere alle seguenti tecniche.

Il muro difensivo

Quando sorge un’incomprensione e, quasi senza potervi controllare, vi vedete coinvolti in una discussione, provate a visualizzare nella vostra mente un muro difensivo.

casetta e prato con fiori gialli
  • Dietro questo muro, ci siete voi in un palazzo fatto di calma, ma è un palazzo che ha delle finestre da cui potete vedere e, ovviamente, sentire.
  • Stare in questo spazio tranquillo e protetto deve permettervi di ascoltare ogni parola della persona che avete di fronte per, poi, poter analizzare il suo punto di vista in profondità.
  • Mentre l’altra persona “si infiamma” difendendo il suo punto di vista, noi possiamo assumere una posizione di indifferenza, di calma. L’atteggiamento è quello in cui si è ricettivi, ma non si vuole dare importanza alle grida o alle emozioni negative.

L’assertività

Quando la discussione finisce e saranno passate ore o giorni, sceglieremo un buon momento per parlare con la persona in questione. Bisogna mettere in chiaro che non desideriamo altri malintesi né attimi di tensione.

  • Che ci crediate o no, parlare con serenità, ma con fermezza fa zittire l’altra persona.
  • Solo allora dovremo argomentare con equilibrio e assertività la nostra posizione, dimostrando in ogni momento che capiamo il suo punto di vista, ma che non lo condividiamo.
  • In questi casi ricorrete all’uso dei pronomi personali: “io sento”, “io voglio”, “io ti capisco”.
  • Se percepite che l’altra persona continua a insistere con le grida, a vedere solo gli elementi di scontro senza capire il vostro punto di vista tanto da portare la discussione all’estremo, privandola del senso e delle argomentazioni di base, allora non vale la pena continuare questo tipo di confronto.

È meglio mettere le distanze. Perché, effettivamente, non merita passare un brutto momento e impegnarsi in una discussione, quando manca la volontà di comprendersi.


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  • Pronk, E. J. (2006). Het recept voor ruzie. Medisch specialisten werken in een emotioneel mijnenveld. Medisch Contact.


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