Il principio della rana cotta: di cosa si tratta?

La rana che finì cotta ha speso tutte le sue energie ad adattarsi alle circostanze, quindi, quando arriva il momento critico, non le rimangono forze per mettersi in salvo.
Il principio della rana cotta: di cosa si tratta?
Raquel Aldana

Scritto e verificato lo psicologo Raquel Aldana.

Ultimo aggiornamento: 16 febbraio, 2023

Il principio della rana cotta si riferisce allo spreco emotivo che si genera quando ci troviamo rinchiusi in situazioni da cui crediamo che sia impossibile scappare e, per questo motivo, sopportiamo e sopportiamo finché non ci bruciamo.

Diciamo che, poco a poco, entreremo in una sorta di circolo vizioso che ci deteriorerà mentalmente ed emotivamente fino al punto di lasciarci senza forze e incapaci di reagire.

Fu Olivier Clerc, scrittore e filosofo francese, che inventò in un linguaggio semplice, chiaro e illustrativo, la favola “La rana che finì cotta senza accorgersene e altre lezioni di vita”. Vediamo nel dettaglio in cosa consiste e come possiamo applicare questo insegnamento.

La rana che finì cotta, la rana che sprecò tutte le sue forze

Donna e colomba

La favola si basa su una legge fisica vera che ci dice che “se la velocità del riscaldamento della temperatura dell’acqua è inferiore allo 0,02 ºC/minuto, la rana rimane tranquilla e muore solo a fine cottura. Se la temperatura si innalza più velocemente, la rana salta e scappa”.

Così, esattamente come spiegato da Olivier Clerc, se mettiamo una rana in un recipiente pieno d’acqua e cominciamo a riscaldarla poco a poco, essa comincerà ad adattare gradualmente la sua temperatura corporea. Quando l’acqua arriva al punto di ebollizione, la rana non potrà più far nulla e, pertanto, cercherà di saltar via.

Purtroppo, però, a quel punto non sarà più in grado di farlo perché avrà sprecato la sua forza tentando di adattare la sua temperatura corporea e non godrà più della spinta di cui avrebbe avuto bisogno per scappare. Di conseguenza, la rana muore bollita senza far nulla per salvarsi.

Adesso dobbiamo porci il quesito fondamentale alla base del dilemma: cosa ha ucciso la rana? È stata l’acqua bollente o la sua incapacità di scegliere il momento giusto per saltare e fuggire?

Certamente se fosse stata immersa all’improvviso in una pentola a 50 ºC, la rana avrebbe saltato energicamente e si sarebbe posta in salvo. Tuttavia, mentre la temperatura saliva in modo tollerabile, non si è posta il problema di fuggire.

Il deterioramento silenzioso che ci porta a fingere che stiamo bene

rana in pentola

Quando il deterioramento emotivo è molto lento, passa inosservato anche a noi. Ciò ci porta a non reagire, a non opporci finché non soffochiamo, perché respiriamo un’aria tossica che ci avvelena poco a poco.

Quando un cambiamento si produce in modo sufficientemente lento, sfugge alla nostra coscienza e, pertanto, non provoca nessuna reazione od opposizione. In questo senso è molto comune essere vittime del principio della rana cotta all’interno di alcune relazioni di coppia, al lavoro, in famiglia, con gli amici e persino a livello macrosociale.

Quando la dipendenza, l’orgoglio, l’egoismo o le esigenze si manifestano con il contagocce, ci risulta difficile renderci conto di quanto possa essere dannoso l’ambiente in cui ci muoviamo.

Potremmo persino avvertire come una cosa gradevole il fatto che il nostro partner abbia bisogno di noi in qualsiasi momento, che il nostro capo si fidi di noi a tal punto da affidarci determinati incarichi o che il nostro caro amico ci chieda costantemente aiuto.

Tuttavia, a lungo andare, le esigenze fanno diminuire le nostre capacità di reazione e risposta, portandoci ad esaurire le nostre forze e le nostre abilità finché non ci rendiamo conto del fatto che non si tratta di una relazione sana.

La morale della rana cotta

Donna su una gabbia

Questo processo di adattamento silenzioso al malessere, ci distrugge e prende il controllo delle nostre vite, poco a poco e in modo sottile. Questo ci impedisce di essere coscienti e di prepararci per dare una risposta che sia davvero adeguata alle nostre necessità.

Per questo motivo, bisogna fare uno sforzo cosciente per mantenere gli occhi ben aperti e valutare ciò che desideriamo. Solo in questo modo potremo sottrarre valore a ciò che deteriora le nostre facoltà. Possiamo crescere solo se siamo disposti a sentirci a disagio per qualche tempo.

Metterci in moto e fare valere i nostri diritti, infatti, è una cosa che molte volte non piace a chi ci sta intorno, perché gli altri  sono abituati al fatto che ci adeguiamo e, dunque, il nostro cambiamento di atteggiamento potrebbe risultare per loro “scomodo”.

Ricordate che a volte un bel “basta! ci aiuterà a garantire il nostro benessere emotivo e a salvaguardare il nostro amor proprio, la nostra dignità e i nostri interessi. Teniamo sempre presente il principio della rana cotta ed evitiamo di consumarci in un dolore che può essere evitato in tempo.

Riferimenti bibliografici:

Clerc, O. La rana che finì cotta senza accorgersene… e altre lezioni di vita. Bompiani.


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  • Clerc, O. (2007). La rana que no sabía que estaba hervida… y otras lecciones de vida. Madrid: Maeva
  • Savater, F. (1995). Ética Como Amor Propio. Libro de Mano.
  • Smith, A., & Rodríguez Braun, C. (2004). La teoría de los sentimientos morales. El libro de bolsillo.

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