Il borotalco Johnson & Johnson, uno degli articoli per la cura del corpo più famosi in commercio, è oggetto di una grave accusa che mette in dubbio la sicurezza che la compagnia offre ai suoi consumatori.
La multinazionale è stata condannata al pagamento di 72 milioni di dollari alla famiglia di una donna morta a causa di un cancro ovarico. Causato dall’uso prolungato del borotalco prodotto dalla stessa compagnia.
Secondo l’accusa, Johnson & Johnson era al corrente dei danni che i componenti del borotalco potevano arrecare; tuttavia, non mise i sui clienti al corrente di ciò.
La compagnia si difende dicendo che al momento non ci sono sufficienti prove scientifiche che dimostrino la relazione tra il prodotto e il cancro.
Jackie Fox, la vittima del borotalco Johnson & Johnson
Jackie Fox, una donna dell’Alabama (Stati Uniti), morì nel 2015 all’età di 65 anni dopo aver utilizzato per molti anni borotalco in polvere per bambini ed altri prodotti per l’igiene intima della compagnia Johnson & Johnson.
Jere Beasley, uno degli avvocati del caso, ha dichiarato che la giuria ha condannato l’impresa per “prodotto difettoso, negligenza e cospirazione”.
Questo obbliga Johnson & Johnson a pagare 10 milioni di dollari per danni personali e 62 milioni di dollari per danni punitivi dopo la morte della paziente.
A fare causa fu Marvin Salter, Il figlio della vittima, che prese parte ad una petizione al tribunale di St. Louis (Missouri) alla quale parteciparono circa 60 persone.
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Secondo Salter, la defunta madre utilizzava regolarmente il borotalco Johnson & Johnson; infatti per la donna era un’abitudine comune come lavarsi i denti.
Secondo alcune dichiarazioni raccolte dall’agenzia AP (agenzia di stampa internazionale con sede negli USA). Carol Goodrich, una portavoce della compagnia, ha dichiarato che il verdetto “va contro decenni di prove scientifiche che supportano la sicurezza del borotalco”.
Ha anche citato alcuni studi del Food and Drug Administration degli Stati Uniti e dell’Istituto Nazionale dei Tumori per dimostrare che i rischi non hanno prove scientifiche.
Le prove
Per convincere la giuria della relazione del prodotto con il cancro, gli avvocati della vittima hanno mostrato come prova un memorandum interno del 1999. Elaborato da un consulente medico dell’impresa.
In esso si afferma che “qualsiasi persona che neghi i rischi tra l’utilizzo del borotalco e il cancro alle ovaie sarà percepita come chi nega una relazione tra il tabacco e il cancro.”
Allen Smith, un altro avvocato dell’accusa, mostrò alla giuria uno degli studi più recenti realizzati da Daniel Cramer, professore dell’Università di Harvard e dal suo team. In cui si afferma che il borotalco può incrementare il rischio di cancro ovarico del 33%.
Smith disse alla giuria: “L’impresa era a conoscenza degli studi da più di 30 o 40 anni”.
Le accuse contro la compagnia, dunque, indicano che la stessa è stata responsabile di aver lanciato sul mercato un prodotto pericoloso. Senza dare le dovute avvertenze ai consumatori.
Gene Williams, uno degli avvocati della compagnia. Ha dichiarato che furono proprio le agenzie degli Stati Uniti a rifiutare l’obbligo di scrivere le avvertenze sull’etichetta dei prodotti contenenti borotalco.
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La sentenza
Questo provvedimento a favore dei familiari di Fox, è il primo caso negli Stati Uniti in cui si obbliga una compagnia a risarcire i danni procurati dagli effetti dannosi del borotalco.
Anche in presenza di casi evidenti come quello della signora Fox, molte organizzazioni specializzate pensano che ci sia bisogno di ulteriori prove scientifiche per poter trarre delle conclusioni chiare.
Per esempio la Cancer Research, l’organizzazione che sostiene la ricerca sul cancro nel Regno Unito. Considera ancora incerta la relazione tra l’utilizzo del borotalco ed il cancro ovarico. Afferma, inoltre, che qualsiasi rischio possa esistere, probabilmente, sarebbe minimo.
La Ovacome, un’altra organizzazione britannica che si occupa sempre di cancro. Spiega che le cause di questa malattia possono essere collegate non solo a prodotti come il borotalco, ma anche a fattori genetici ed ambientali.
Ad ogni modo, la giuria ha ritenuto convincenti le prove presentate dalla famiglia Fox, spingendo l’impresa ad assumersi le proprie responsabilità.