Candirú: il pesciolino d'acqua dolce che può penetrare nell'uretra. Mito o verità?

Il pesce candirú, attratto dall'odore dell'urina, sarebbe in grado di entrare nell'uretra umana e lì stabilirsi. È solo una leggenda?
Candirú: il pesciolino d'acqua dolce che può penetrare nell'uretra. Mito o verità?

Ultimo aggiornamento: 09 agosto, 2022

Il pesce candirú è una delle specie più temute dell’Amazzonia e sul cui conto circolano centinaia di storie bizzarre e spaventose. Si dice che questo pesciolino abbia la capacità di entrare nel pene, stabilirsi nell’uretra e vivere lì come un parassita. Può essere rimosso solo chirurgicamente.

Queste sue caratteristiche gli hanno fatto guadagnare i soprannomi di pesce vampiro o pesce stuzzicadenti. Secondo la credenza popolare sarebbe attratto dall’odore dell’urina, fatto che lo porterebbe ad attaccare l’uomo, quando è noto che, in genere il candirù attacca solo altri pesci.

Si nutre di sangue. Grazie alle sue minuscole dimensioni, è difficile da individuare, soprattutto se l’acqua è un po’ torbida. Non visto, coglie l’occasione per avvicinarsi all’apertura del pene dell’ignaro bagnante e aggrapparsi con le sue punte acuminate. Cosa c’è di vero in tutto questo?

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Pesce candirú: identikit

Uomo con dolore pelvico
Il pesce candirú è conosciuto come “pesce vampiro” e sarebbe attratto dall’urina.

Il candirú è un piccolo pesce che vive esclusivamente nel bacino amazzonico (Bolivia, Brasile, Perù, Ecuador e Colombia). Misura circa un centimetro e il suo aspetto è simile a quello di un’anguilla, sebbene appartenga alla stessa famiglia del pesce gatto.

È un animale parassita. La superficie delle sue branchie è dotata di una serie di spine che gli permettono di aderire alle branchie di altri pesci, per poi, effettivamente, nutrirsi del loro sangue.

Il suo corpo è privo di squame, liscio e traslucido, ma si colora dopo che il pesciolino si è ben nutrito. Ha il muso rivestito da minuscoli denti aghiformi. Vive per lo più nel letto dei fiumi, ama le acque torbide e risale in superficie solo per accoppiarsi o nutrirsi.

Penetra la sua vittima in meno di un secondo. Una volta che si è attaccato alla preda, si attorciglia ed estroflette una specie di ombrello con cui si aggancia e si fissa. A questo punto comincia a mordicchiare l’arteria più vicina con i suoi dentini aguzzi.

Cosa si dice del pesce candirú?

Le storie di attacchi all’uomo da parte del pesce candirú iniziarono ad apparire nel XIX secolo. Tutte convergono sul fatto che quando la vittima urina nell’acqua, il pesce nuota a grande velocità e penetra nel pene. Quindi sale all’uretra, e lì si aggrappa, causando grande dolore e difficoltà a urinare.

Inoltre, si dice che possa risalire attraverso il flusso di urina. Ma anche le donne non devono abbassare la guardia. C’è chi pensa che il pesce candirú penetri anche nella vagina o nell’ano con effetti simili. O che possa deporre le uova all’interno del corpo causando gran danno.

L’aspetto più terrificante di questi racconti, è che l’unico modo per sbarazzarsi del pesce candirú sia l’amputazione del pene. Sarebbe l’unico modo per impedire all’animale di raggiungere la vescica, causare infezione e infine la morte della vittima. Sono diversi i racconti che descrivono queste mutilazioni.

Pura invenzione? Esiste un caso vero, in realtà l’unico documentato. Silvio Barbosa nel 1997 fu curato per un caso come questo a Manaus (Brasile). Si dice che abbia dovuto sopportare tre giorni di agonia fino a quando il dottore Anoar Samad, chirurgo urogenitale, gli estrasse un pesce candirú dall’uretra.

Verità o leggenda?

Apparato genitale maschile

Un ricercatore dell’Università del Connecticut ha dedicato diversi anni allo studio del pesce candirú. Il suo nome è Stephen Spotte e le sue conclusioni sono state raccolte in un libro intitolato Life and Legend of the Bloodsucking Catfishes.

Dopo che fu reso noto il caso Silvio Barbosa, Spotte incontrò il dottor Anoar Samad. Il chirurgo gli mostrò tutta la documentazione: foto, video e persino l’animale conservato. Tuttavia, non riuscì a persuadere il ricercatore americano. A suo avviso, né la storia né il reperto erano convincenti.

Per quanto riguarda la dinamica, secondo Spotte, per penetrare nell’uretra seguendo il flusso dell’urina, il pesce candirú dovrebbe violare le leggi della fisica. Inoltre, il medico affermava di aver rimosso le spine dal pesce per riuscire a staccarlo dal corpo del paziente. Invece, l’esemplare appariva intatto e non corrispondeva al tipico candirú.

Per verificare la presunta attrazione che il pesce candirú ha per l’urina, Spotte fece un esperimento nel 2001, pubblicando in seguito lo studio completo. In esso si conclude che non esistono prove che questo comportamento sia vero. L’esperimento ha dimostrato che il pesce non sembra essere attratto dalla pipì. 

Non demonizziamo il candirù!

Insomma, al momento il comportamento del pesce candirú è da considerare una leggenda. Sebbene siano numerosi i racconti su presunti attacchi da parte di questi pesci, non sono documentati.

Stando così le cose, e fino a prova contraria, il rischio che il pesce candirú penetri nell’uretra è da considerare un mito. Pertanto non c’è motivo di demonizzare o temere questa specie.


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  • Cochran, P. A. (2005). Candiru: Life and Legend of the Bloodsucking Catfishes.
  • Spotte, S. (2001, 1 abril). Experiments on the Feeding Behavior of the Hematophagous Candiru, Vandellia cf. Plazaii. Environmental Biology of Fishes. https://link.springer.com/article/10.1023/A:1011081027565?error=cookies_not_supported&code=0d614b26-ebd6-49e3-ae37-b2684b392206.
  • Del Basto, J. C. D., Mojica, J. I., & Koyro, H. W. (2018). Morfología externa del pez parásito Paravandellia phaneronema (Miles 1943) (Siluriformes: Trichomycteridae) observada mediante imágenes de microscopía electrónico de barrido. Revista de la Academia Colombiana de Ciencias Exactas, Físicas y Naturales, 42(165), 323-329.

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