L’iniezione intracardiaca è un metodo di somministrazione farmacologica riservata esclusivamente alle emergenze. Per emergenza di intende una qualsiasi situazione che pone una persona in un rischio potenziale o imminente di morte. In questi casi, i farmaci possono essere somministrati per via intravascolare.
Con questa modalità, il farmaco passa direttamente nel sangue e agisce immediatamente.
La situazione tipica dell’iniezione intracardiaca è l’arresto cardiaco. Di fatto, risulta molto efficace perché salta la fase di assorbimento del farmaco, ovvero la sostanza inoculata agisce direttamente. Si evita il periodo intermedio di assorbimento, cosicché si sfrutta il 100% della dose somministrata.
Non essendoci un periodo di latenza nell’assorbimento del farmaco, non vi è alcuna variabilità tra pazienti della stessa età e corporatura. In questo modo è possibile calcolare la quantità esatta di farmaco da introdurre in modo rapido e preciso. È molto utile in quelle situazioni in cui il paziente è incosciente ed esistono difficoltà a ricevere informazioni utili interagendo con la persona soccorsa.
Come viene eseguita l’iniezione intracardiaca?
Prima di tutto, bisogna preparare un ago sterile lungo almeno 10 cm. Non deve essere più piccolo perché deve raggiungere direttamente il cuore.
Una volta disponibile l’ago, si riempie la siringa con la dose che si vuole somministrare. In seguito, vengono palpati gli spazi intercostali del paziente per localizzarli distintamente.
Lo spazio intercostale è la regione compresa tra una costola e l’altra. Di solito sono facili da localizzare, ma se il paziente è obeso questa fase si complica perché è molto più difficile separarli chiaramente.
Quando viene individuato il quarto spazio intercostale sinistro, cioè la regione compresa tra la quarta e la quinta costola, si segue la linea che la unisce fino allo sterno sul bordo sinistro. Si tratta della posizione più approssimata per localizzare il cuore.
Infine, la siringa viene introdotta nello spazio delimitato e si rilascia il farmaco. Nonostante le difficoltà tecniche, il farmaco raggiunge il miocardio e permette di ripristinare l’attività cardiaca in caso di arresto cardiaco imminente.
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Quali farmaci si usano per l’iniezione intracardiaca?
Il farmaco più usato è l’adrenalina. Di solito si usa lo 0,1% di adrenalina perché è la concentrazione adeguata per raggiungere lo scopo desiderato senza avere gravi effetti collaterali. È importante ricordare che tutti i farmaci somministrati per via intracardiaca esercitano immediatamente la loro azione, dunque una dose più alta potrebbe essere letale.
L’adrenalina è anche conosciuta come epinefrina ed è uno dei più potenti attivatori del sistema nervoso simpatico. Il cuore cambia la sua frequenza di contrazione in base ai segnali di regolazione che gli vengono inviati da questo sistema. Si può quindi dire che modificando il sistema nervoso simpatico, possiamo anche modificare l’attività elettrica del cuore.
Diversi studi hanno dimostrato che l’iniezione intracardiaca di adrenalina fino a 5 minuti dopo l’arresto cardiaco migliora le probabilità di sopravvivenza. Anche se non in tutti i casi è efficace. Questo perché il fattore tempo è determinante. Il tasso di sopravvivenza è pertanto direttamente proporzionale alla precocità della somministrazione.
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Quando è il momento giusto per usare questa tecnica?
L’iniezione intracardiaca non è raccomandata durante il massaggio cardiaco. Si consiglia di eseguire le tecnica di rianimazione cardiopolmonare e separatamente realizzare l’iniezione intracardiaca in modo che i farmaci possano accedere completamente al muscolo cardiaco. In questo modo si riduce l’ischemia cardiaca.
L’ischemia è il processo in cui le cellule cominciano a morire perché il sangue non le raggiunge per nutrirle. Questo processo è presente in molte patologie cardiache, ma si manifesta soprattutto nell’infarto del miocardio.
Quando una persona è in arresto cardiaco, il cuore smette di pompare sangue al resto del corpo e inizia il processo di ischemia. È il momento in cui l’iniezione intracardiaca deve essere eseguita per invertire il processo e ripristinare l’afflusso di sangue e la funzione contrattile.
Infine, non bisogna dimenticare che questa tecnica può essere praticata solo da medici professionisti che hanno esperienza in situazioni di urgenza vitale.
Bibliografia
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