Empatia fisica: possiamo sentire il dolore degli altri?

I neuroni specchio svolgono un ruolo chiave nell'interazione sociale e sono in parte responsabili dell'empatia fisica. Spieghiamo cosa si sa sull'argomento.
Empatia fisica: possiamo sentire il dolore degli altri?
Maria Fatima Seppi Vinuales

Scritto e verificato la psicologa Maria Fatima Seppi Vinuales.

Ultimo aggiornamento: 12 luglio, 2023

Quando si parla di empatia, si ricorre spesso al luogo comune di “mettersi nei panni dell’altro”. Nello specifico, l’empatia fisica è proprio questa: quando cioè la comprensione può raggiungere livelli tali da farci sperimentare nel nostro corpo ciò che gli altri provano. Per quanto possa sembrare strano, è possibile.

Per capire come funziona, impariamo prima a conoscere meglio l’empatia, che consiste nell’entrare nel quadro di riferimento dell’altro, nel suo mondo, secondo le parole di Carl Rogers, noto psicologo esistenzialista.

Un processo simile richiede osservazione e rispetto, anche se non significa che dobbiamo essere d’accordo con ciò che l’altro dice. L’empatia richiede un ascolto aperto e attivo, che ci permette di accompagnare il nostro interlocutore e di essere in grado di dare una risposta alle sue condizioni, con una sintonia adeguata. A questo punto, è lecito chiedersi se è possibile sentire il dolore degli altri.

Possiamo sentire il dolore degli altri?

La risposta è sì. Probabilmente vi sarete commossi fino alle lacrime di fronte alla storia di sofferenza di qualcun altro, come se la steste vivendo voi stessi. E in parte la stavate vivendo.

I neuroni specchio sono stati scoperti da un gruppo di ricercatori guidati da Giacomo Rizzolatti, impegnati nello studio delle regioni motorie delle scimmie macaco. Queste cellule hanno la particolarità di attivarsi sia se siamo noi a compiere un’azione, sia se siamo testimoni dell’azione compiuta da un altro. Ecco perché i neuroni specchio sono coinvolti anche nell’apprendimento per imitazione.

Situati nell’area di Broca e nel lobo parietale, il loro nome deriva da questa capacità di riflettere nel proprio cervello l’attività svolta da un altro. L’importanza di questa scoperta risiede nel ruolo che questi neuroni svolgono nell’interazione sociale. Essi ci offrono la capacità di percepire o interpretare ciò che sta accadendo al nostro interlocutore.

Cos’è l’empatia fisica?

L’empatia fisica è la capacità di rispecchiare i sintomi fisici degli altri, sentendoli come propri. Per capire meglio, possiamo pensare allo sbadiglio che ci viene quasi automatico quando vediamo qualcun altro sbadigliare.

Anche se non si tratterebbe di un comportamento empatico, ma di un comportamento speculare, questa analogia ci aiuta a capire come funziona. Ad ogni modo, il raggiungimento dell’empatia fisica non è frequente, a differenza di quanto accade con l’empatia legata alle emozioni o agli stati d’animo.

L’empatia fisica è una caratteristica delle persone molto sensibili, che sperimentano una maggiore attivazione delle loro reti neurali, per cui raggiungono quello stato in cui sentono il dolore degli altri. Si manifesta più frequentemente in presenza di determinati stimoli.

Ad esempio, è più probabile che venga sperimentata quando ciò che osserviamo è in movimento piuttosto che in relazione a un semplice suono. Ma il disagio non è l’unica cosa che possiamo provare “sulla nostra pelle”. Possiamo anche provare gioia, felicità e stati d’animo diversi. Probabilmente ricorderete quella volta in cui avete iniziato a ridere di cuore, solo perché avete visto qualcun altro farlo, senza capirne il motivo di fondo.

Secondo alcuni studi, quanto più sincera è la percezione della risata altrui, tanto più è “contagiosa”.

L’importanza di controllare l’empatia fisica

Non c’è dubbio che l’empatia fisica sia positiva. Tuttavia, è importante fare attenzione a non cadere nell’estremo o nell’eccesso. Alcune persone assumono una falsa immagine di “salvatori” o “redentori”, che li porta a preoccuparsi eccessivamente di ciò che accade agli altri.

Sentono di avere un ruolo da svolgere nell’aiutare gli altri e possono arrivare alla stanchezza da compassione. L empatia richiede una sintonia equilibrata, sia per gli altri che per se stessi. Nel caso degli altri, accompagnare e incoraggiare la persona a prendere decisioni e ad essere proattiva nel risolvere ciò che le sta accadendo.

In questo modo la si aiuta. Per quanto riguarda noi stessi, l’importanza di controllare l’empatia ha a che fare con il non lasciarsi assorbire dalle situazioni o dalle emozioni fino al punto di esserne influenzati. Questo potrebbe portare a problemi di ansia, disagio e angoscia.

Nell’esercizio di alcune professioni, ad esempio, essere particolarmente empatici potrebbe risultare non funzionale o pregiudicare il corretto svolgimento delle prestazioni.

L’empatia fisica è un concetto complesso

L’empatia è una delle qualità che ci permette di connetterci con le altre persone e di comprendere ciò che stanno vivendo. In questo modo, ci apre la strada nelle interazioni sociali.

Tuttavia, quando l’empatia si spinge fino a sconvolgerci completamente, può portare a squilibri emotivi e malessere. Molti professionisti consigliano di lavorare sulla conoscenza di sé, che servirebbe come strumento per identificare quali emozioni ci appartengono e quali no. In questo modo, saremo in grado di stabilire dei limiti.

La gestione delle emozioni in questi casi è fondamentale.Infine, si parla molto di empatia verso gli altri, ma raramente ci si concentra sulla considerazione di se stessi. Questo è un aspetto molto importante da tenere presente per prendersi cura di noi stessi.


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