Maschilismo al lavoro: come affrontarlo?

Il maschilismo è ancora presente in un gran numero di posti di lavoro in tutto il mondo. Temendo il licenziamento, molte donne non lo affrontano. Ciononostante, bisogna liberarsi della paura di rivendicare i propri diritti e chiedere di non essere offese.
Maschilismo al lavoro: come affrontarlo?

Ultimo aggiornamento: 27 maggio, 2022

Siete vittima di maschilismo al lavoro? Siete stanche degli scherzi sessisti e dei commenti fuori luogo? Non c’è alcuna ragione per cui dobbiate continuare a sopportarli: affrontare la situazione e porvi fine è possibile. In questo articolo vi spieghiamo come.

Maschilismo al lavoro

Ancora oggi, il maschilismo è presente i numerosi ambienti di lavoro. Scherzi e commenti “spiritosi” sono tra le forme di maschilismo scelte da alcuni colleghi, in maniera consapevole o meno.

Anche dopo aver manifestato la propria disapprovazione, può capitare di riceve commenti del tipo: “Su, non fare così, non essere così seria: è solo uno scherzo”. In effetti, no, non lo è. Non è uno scherzo.

È comune anche assegnare soprannomi o nomignoli alle donne e nei casi più estremi possiamo trovarci di fronte a discredito e discriminazione. Che si tratti di scherzi o commenti che non vi fanno affatto ridere o del trattamento privilegiato che viene riservato al personale maschile, non c’è motivo per cui dobbiate sopportare tutto ciò.

Movimento me too contro il maschilismo.
I comportamenti maschilisti sul posto di lavoro vanno da commenti o scherzi al vero e proprio discredito.

D’altra parte, non è facile affrontare questa situazione, tenendo conto del fatto che si tratta dei propri colleghi, dunque delle persone con le quali trascorrete buona parte delle proprie giornate. Siamo sempre alla ricerca dell’equilibrio con i nostri colleghi di lavoro per evitare conflitti e non mettere a rischio il nostro impiego.

Molte donne devono sopportare il fatto che le proprie opinioni non vengono ascoltate seriamente, solo perché donne. Se assumono un’aria seria di fronte a determinati comportamenti maschilisti, sono costrette a sentire il classico “Avrà le sue cose”.

Sono molte altre, però, le forme nelle quali può manifestarsi questo atteggiamento. Quante donne al mondo si sono sentite dire quel “Voglio parlare con il responsabile”, perché chi parla con loro non le ritiene abbastanza competenti.

Bisogna affrontare questo comportamento. Accettandolo, consentiamo di spingersi oltre, vedendo perfino diminuire il rispetto nei propri confronti. Ma come riuscirci? Vediamo a seguire alcune utili strategie.

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Esporre chiaramente la propria posizione nei confronti del maschilismo al lavoro

Il fatto che in molte società gli scherzi o i commenti sessisti siano una realtà non significa che anche voi dobbiate riderne. Quando si presenta l’occasione, semplicemente evitate di ridere ed esprimete chiaramente il vostro fastidio.

Se questa vostra reazione suscita commenti come “Non fare così”, chiarite le ragioni per le quali lo scherzo non è affatto divertente e risulta offensivo. È possibile che il collega non sia neppure consapevole della natura del suo commento.

In questo caso, non solo starete chiarendo la vostra posizione, ma sensibilizzerete i vostri colleghi sull’esistenza del sessiamo in molti aspetti della nostra cultura, nonché dell’offesa ricevuta.

“Puoi ripeterlo?”

Donna che non accetta il maschilismo al lavoro.
Esprimete sempre la vostra opinione su quello che reputate offensivo nei vostri confronti in quanto donne.

Di tanto in tanto sul posto di lavoro capita di sentire un commento sessista e offensivo. In questi casi conviene chiedere al collega di ripeterlo ad alta voce; in questo modo evidenzierete la natura del commento.

È persino più efficace chiedergli di spiegare per quale ragione il commento gli sembra così divertente o adeguato. Ciò gli farà notare di essere stato offensivo e sessista e di essersi comportato in maniera veramente inopportuna.

Diresti la stessa cosa se io fossi un uomo?

Spesso un collega di lavoro è un maschilista e non se ne rende neppure conto. Per questo motivo, è nostro compito fargli notare perché le sue azioni o le sue parole sono sessiste.

A tale scopo, tuttavia, non conviene spiegargli il perché, è molto meglio lasciare che sia lui stesso a capire che, effettivamente, si sta comportando da maschilista.

Domandategli: “Diresti o faresti la stessa cosa se io fossi un uomo?”. Questa domanda lo porterà a riflettere e a dubitare del suo atteggiamento.

Una chiacchierata in privato per chiarire il comportamento maschilista sul lavoro

Donna licenziata con brutalità.
Non dovete lasciarvi paralizzare dalla paura del licenziamento. Adottate le misure necessarie e agite per il bene di tutte le donne.

Se pensate che si tratti di una buona idea, potreste decidere di parlare in privato con il collega maschilista. Così, senza che ci sia alcun bisogno di mettere in imbarazzo né voi né lui, potete spiegargli perché il suo comportamento vi mette a disagio.

Siate chiare e assertive. Spiegate con franchezza per quale motivo i suoi commenti, scherzi o azioni non sono affatto divertenti o adeguati. Ricordate che non state negoziando: si tratta del vostro diritto di essere rispettata in quanto donne.

Se la questione è seria, cercate aiuto e denunciate la situazione

È possibile che l’atteggiamento maschilista continui a tormentarvi nonostante abbiate chiarito la vostra posizione e spiegato con precisione quanto alcune condotte e parole possono risultare offensive.

Questo comportamento, tra l’altro, potrebbe provenire da un superiore o da un capo, rendendo molto più difficile affrontare la questione. Se pur avendo parlato in privato con la persona e aver manifestato la vostra posizione, continuate a subire un trattamento sessista, non esitate: dovete difendervi.

Non dovete avere alcun timore nel rivendicare i vostri diritti. La paura del licenziamento non deve essere un ostacolo che vi impedisca di denunciare una situazione di mobbing. In molti paesi esistono enti statali che vigilano per il mantenimento del rispetto dell’uguaglianza sul lavoro.

Non abbiate dubbi: rivolgetevi all’ispettorato del lavoro e sporgete denuncia. Ricordate, inoltre, che non lo state facendo solo per voi stesse, ma per tutte le donne che hanno subito o subiranno lo stesso trattamento.


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