La leucemia è un tumore delle cellule del sangue che ha origine nel midollo osseo, tessuto molle situato nei canali all’interno delle ossa e in cui viene generata la maggior parte delle cellule sanguigne.
La malattia inizia quando le cellule del sangue immature diventano cancerogene, impedendo la produzione di una quantità sufficiente di globuli rossi, piastrine e globuli bianchi sani; questa condizione, a sua volta, porta a sviluppare una serie di sintomi che si intensifica via via che diminuisce il numero di cellule sane.
Il cancro si diffonde attraverso il circolo sanguigno anche ai linfonodi e, con il suo avanzare, può raggiungere il cervello, il midollo spinale e altre parti del corpo.
Anche se la ricerca scientifica è riuscita a sviluppare diversi trattamenti per questa patologia, continua ad essere di difficile guarigione e spesso presenta ricadute perché le cellule possono sviluppare resistenza ai farmaci.
Tuttavia, un nuovo studio pubblicato negli atti dell’americana National Academy of Sciences ha recentemente aperto nuove speranze rivelando che esiste la possibilità di indurre le cellule maligne a distruggersi a vicenda.
La ricerca
Gli scienziati dello Scripps Research Institute (TSRI) a La Jolla, in California, hanno sviluppato una nuova tecnica che potrebbe portare le cellule leucemiche a trasformarsi in cellule immunitarie; in questo modo, sarebbero in grado di distruggere le cellule tumorali che si sviluppano fuori controllo.
La chiave per rendere possibile questo sarebbe un anticorpo umano piuttosto raro; la sua azione pare attivare i recettori delle cellule del midollo, farle maturare e trasformarle in cellule utili.
Gli anticorpi sono proteine prodotte naturalmente dal nostro sistema immunitario. Agiscono, insieme ai globuli bianchi, contro possibili aggressioni esterne, neutralizzandone l’azione o distruggendole.
Alla luce di ciò, i ricercatori cercarono di sviluppare una terapia a base di anticorpi allo scopo di trasformare le cellule leucemiche del midollo in cellule non tumorali. Speravano che gli anticorpi trovassero il modo per attivare le cellule immature, trasformandole in cellule sane.
Dopo anni di ricerche, non avevano previsto che un gruppo di questi anticorpi indotti potessero aiutare le cellule a maturare in varietà diverse, come le dendritiche, importantissime per aumentare la risposta immunitaria dell’organismo.
Per ottenere un risultato così importante, i ricercatori hanno incorporato diversi anticorpi in una provetta di sangue umano ricco di pericolose cellule leucemiche; presto hanno scoperto che gli anticorpi erano in grado di trasformarle in altri tipi di cellule, capaci di aiutare il sistema immunitario.
Dando esse più tempo per agire, le cellule cominciavano a maturare e, gradualmente, diventavano simili alle cellule deputate alla caccia e alla distruzione delle minacce al nostro corpo, come i virus, i batteri e le cellule tumorali.
Queste cellule NK, o “natural killer”, hanno la capacità di estendere la loro azione sulle cellule cancerogene, distruggendone fino al 15% all’interno di un campione, in un solo giorno.
E, fatto piuttosto strano, questo gruppo di cellule partecipa solo al “fratricidio” mirando in modo selettivo alle cellule leucemiche e non a quelle che possono generare altri tumori.
Leggete anche: 5 alimenti anticancerogeni che non possono mai mancare
Ci sono grandi aspettative..
Con questi risultati sorprendenti, i ricercatori sperano che la “terapia fratricida“, come è stata ribattezzata, serva in futuro a trasformare molte cellule tumorali in cellule NK, con l’obiettivo di curare completamente il malato di cancro.
Richard A. Lerner, a capo della ricerca ha dichiarato:
Si tratta di un approccio totalmente nuovo al cancro, stiamo lavorando per testarlo su pazienti umani quanto prima.
E ha aggiunto:
Siamo in trattative con le aziende farmaceutiche per rendere disponibile il trattamento dopo opportuni studi preclinici di tossicità.
In conclusione, siamo forse di fronte ad una terapia con vantaggi molto importanti, dal momento che questi anticorpi possono essere utilizzati con poche o senza ulteriori modifiche.
Si pensa che una sua applicazione ridurrebbe notevolmente la possibilità di effetti collaterali rispetto alle terapie attuali o, per lo meno, dovrebbe essere più sopportabile dell’invasiva chemioterapia.