Violet Jessop: la coraggiosa donna che sopravvisse a tre naufragi

Violet Jessop: la coraggiosa donna che sopravvisse a tre naufragi

Ultimo aggiornamento: 18 febbraio, 2015

Nell’arco di soli cinque anni, Violet Jessop riuscì a sopravvivere a tre naufragi: quello dell’Olympic, del Titanic e del Britannic. La storia sorprendente di una ragazza che non perse mai né la sua integrità né il senso del dovere verso il suo lavoro. Volete conoscerla?

La giovane che scampò sempre alla morte

Conosciuta spesso con l’appellativo dell'”hostess del Titanic”, Violet Constance Jessop Vivanco nacque in Argentina nel 1887, da genitori irlandesi che, a causa di problemi economici, decisero presto di tornare in patria. Quando era ancora una bambina, si ammalò di tubercolosi e i dottori dissero che non sarebbe vissuta a lungo. Tuttavia, ce la fece e riuscì a sopravvivere con grande forza. Non ebbero la stessa fortuna né suo padre, che morì poco dopo essere arrivato in Inghilterra, né sua madre, che rimase invalida e lasciò a Violet la responsabilità di nove fratelli. Per questo motivo la ragazza fu costretta a lavorare molto duramente nonostante la giovane età; e non c’è da sorprendersi se, dopo qualche anno e grazie a molti sforzi e un po’ di fortuna, riuscì a entrare nella prestigiosa compagnia di navigazione White Star Line.

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Si trattava proprio dell’azienda che, nel 1907, ebbe l’idea di dare vita ai tre titani dell’Oceano, tre grandi transatlantici che avevano l’obiettivo di trasportare più di 4000 persone alla volta, dall’Europa fino all’America. I tre grandi “mostri dell’oceano” dovevano essere, in ordine di costruzione: l’Olympic, il Titanic e il Gigantic (che poi venne battezzato con il nome di Britannic). Di sicuro ne avrete sentito parlare e saprete che fine fecero, almeno due di loro.

Violet Jessop iniziò a lavorare prima nell’Olympic. Ottenne il lavoro grazie alla giovane età e la sua decisione: era una ragazza determinata che, prima di tutto, aveva il dovere di mantenere i suoi nove fratelli, sua madre invalida, e farsi strada come poteva, anche considerando le difficoltà delle donne a quei tempi.

I tre incidenti navali di Violet Jessop

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Il primo incidente, e quello di minore entità, avvenne il 20 settembre 1911, a bordo dell’Olympic. Violet lavorava da qualche mese sulla nave come cameriera, un lavoro che non le permetteva di guadagnare molto, ma riusciva a dare da mangiare ai suoi, lavorando 17 ore al giorno.

L’ambiente le piaceva, perché la trattavano bene. Tuttavia, quel 20 settembre tutto crollò quando, al calare della sera, l’Olympic si scontrò contro l’HMS Hawke, l’incrociatore della Royal Navy britannica. Fortunatamente non ci furono vittime mortali, ma le due navi vennero distrutte. Un incidente che le fece paura e addirittura le fece pensare di lasciare quel lavoro. Ma si fece coraggio e pensò alla sua famiglia e a ciò che era meglio per se stessa. La paura non sarebbe servita a nulla: non le dava da mangiare, e non l’avrebbe fatta sentire fiera quando si fosse guardata allo specchio. L’Olympic tornò ad attraversare l’oceano, ma a Violet fecero un’offerta molto migliore.

La White Star Line le propose di lavorare nel Titanic. Sarebbe stata una delle 23 hostess, avrebbe guadagnato di più e, inoltre, avrebbe avuto l’opportunità di assistere a uno dei più importanti avvenimenti della storia. L’incredibile transatlantico avrebbe sfidato il mondo e l’oceano con il suo splendore, la sua grandezza e la sua potenza. E anche se per diversi giorni Violet fu tentata di rinunciare, la sua famiglia la convinse. Il suo lavoro sarebbe stato quello di servire le cabine della prima classe. Avrebbe lavorato 17 ore al giorno, facendosi carico di tutte le richieste dell’alta società a bordo del Titanic. Come saprete, però, la notte tra il 14 e il 15 aprile del 1912, l’imponenza del Titanic colò a picco, scontrandosi contro un iceberg. Violet fece in tempo a scendere fino alla terza classe e avvisare in spagnolo le persone che non capivano l’inglese, per far sì che si salvassero. Venne poi condotta alle scialuppe di salvataggio insieme ad altre persone della prima classe, di cui doveva occuparsi. Per questo ebbe fortuna. Anche lei fu una testimone di quel disastro, delle 1523 vite che andarono perdute.

Violet passò diversi mesi senza essere in grado di reagire né di tornare al lavoro. Ciò che aveva vissuto era un vero e proprio trauma, ma, come tale, dovette superarlo. Doveva recuperare la forza dalle sue lacrime, dal dolore che aveva sperimentato. Non volle lasciare che la paura del mare si trasformasse nel suo peggiore nemico, perché quella era la vita che aveva scelto e a cui doveva tornare: il mondo a bordo di una nave.

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Questa volta le toccò il terzo gigante della compagnia White Line Star, il Britannic. A quel punto era già scoppiata la Prima Guerra Mondiale e la nave era stata ricostruita come ospedale e mezzo di trasporto per i soldati feriti. Violet non avrebbe quindi lavorato come cameriera, ma come infermiera della Croce Rossa: una giovane in grado di prestare servizio ai feriti e curare i malati. Tuttavia, il destino sfortunato incrociò di nuovo il suo cammino. Il 21 novembre 1916, quando il Britannic stava navigando attraverso il Mare Egeo, una mina colpì il suo scafo, causando gravi danni, e il disastro fu inevitabile.

Morirono 29 persone e la nave restò fuori uso, ma la maggior parte dell’equipaggio fece in tempo a raggiungere le scialuppe e a sopravvivere, inclusa la coraggiosa Violet Jessop. Per la terza volta, uno dei tre titani le fece ascoltare il sussurro della morte, passandole davanti senza mai raggiungerla. E che cosa accadde dopo? Molti, al suo posto, avrebbero scelto un altro lavoro, un altro modo per sopravvivere, ma lei non lo fece: il mare era la sua vita, la sua fonte di guadagno e anche il suo modo di percepire la realtà. Era nata per servire e affrontare i selvaggi capricci dell’oceano.

Violet Jessop si ritirò dal lavoro soltanto nel 1950, andando a vivere in una fattoria in campagna e passando alla storia come la famosa donna che sopravvisse ai tre disastri marittimi più conosciuti.


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