La vita tra le mura domestiche è caratterizzata -e resa più facile- da contenitori in materiale sintetico di origine organica, composti da polimeri. Dunque, molto probabilmente ci capiterà di riscaldare del cibo in contenitori di plastica che andremo a inserire nel microonde. Questo potrebbe portarci a chiederci se sia una sana abitudine oppure no.
L’abitudine non ha impedito l’attivazione di alcuni campanelli di allarme. Sappiamo che quando riscaldiamo degli alimenti nel microonde la vibrazione molecolare altera la composizione chimica dei primi. Al tempo stesso, può anche modificare quella del contenitore.
Il dibattito è acceso ed è nutrito da argomenti in favore e contro l’uso del microonde. Ci sono i detrattori e c’è chi sostiene che con la giusta tipologia di plastica, e con una buona conoscenza delle proprietà degli alimenti, non sia altro che un’azione inoffensiva, come dichiarato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). In questo articolo, state per scoprire i tipi di plastica più indicati e quali rischi derivano dall’impiego del forno microonde.
Quali sono i tipi di plastica in commercio?
La plastica è classificata in naturale e sintetica. Del gruppo della plastica sintetica fanno parte le termoplastiche, le plastiche termostabili e gli elastomeri. Secondo la codificazione stabilita, queste tipologie vengono identificate con il triangolo di Moebius, il simbolo internazionale del riciclo, e con una numerazione che arriva fino a 7.
- PET (polietilene tereftalato): ha diverse proprietà, come la trasparenza e la tolleranza ai coloranti. Inoltre, è resistente, leggero ed è facile da riciclare. Si utilizza per imbottigliare le bevande.
- HDPE (polietilene ad alta densità): è flessibile, seppure piuttosto rigido. Resiste agli impatti chimici e alle temperature alte e basse. Incolore e quasi opaco, è facile stamparci su, dipingerlo o appiccicarci su qualcosa. Viene utilizzato per imballare prodotti alimentari, per prodotti per la pulizia o per l’olio per il motore.
- PVC (polivinilcloruro): si tratta di un tipo di plastica molto flessibile e trasparente, spesso utilizzato per le buste, per i contenitori da laboratorio o per surgelare il cibo. Una volta riciclato, può essere impiegato per la fabbricazione di contenitori, bidoni dell’immondizia e tubature.
- LDPE (polietilene a bassa densità): poco margine di riciclo, è il meno utilizzato nella catena alimentare perché rilascia facilmente tossine. Resiste agli acidi e per la sua durezza, si utilizza per fabbricare tubi, condutture, strumenti medici, bottiglie per detergenti e per altri impieghi.
Altri tipi di plastica in commercio
- PP (polipropilene): anch’esso resistente, dotato di stabilità termica, facile da colorare e da modellare, è il materiale dei tappi di bottiglia, degli imballaggi di salumi e pannolini. Resiste agli agenti chimici, all’acqua bollente e ai detersivi. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, è l’unico adatto al contatto con gli alimenti.
- PS (polistirene): noto anche come cristallo plastico, è duro e viene utilizzato dalle industrie alimentari, nelle fabbriche di giocattoli e in laboratorio.
- Altri tipi di plastica (mista): prodotto difficilmente riciclabile, composto da diversi materiali. Si utilizza per la fabbricazione di diversi oggetti, come biberon, tazze per neonati, contenitori per uso medico, pezzi di ricambio per auto e CD.
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Quali plastiche sono adatte al microonde?
Secondo le normative e i codici identificativi, gli imballaggi che possiamo inserire nel forno microonde in sicurezza sono quelli che riportano i numeri 1,2 e 5. Oppure, quelli che riportano la dicitura “adatto al forno a microonde”. Solo queste tipologie sono pensate per essere inserite in forno senza subire un’alterazione della propria composizione chimica e senza alcuna migrazione tossica di particelle.
Con i biberon bisogna essere cauti, perché per decenni sono stati realizzati in policarbonato. Questo materiale, all’interno del microonde, libera bisfenolo-A, un interferente endocrino. Attualmente la produzione è proibita ed è stata sostituita da polipropilene o polietersulfone, adatti a essere riscaldati. Tuttavia, la conferma che sono privi di BPA è data dall’etichetta del prodotto.
Come possiamo vedere, esiste un’ampia varietà di plastica che in casa tendiamo a riutilizzare. Per esempio, trasformiamo in contenitori per alimenti o per acqua, dei recipienti che non sono stati pensati a questo scopo, o almeno non a lungo termine. O meglio, pensiamo che visto che si tratta di plastica, vada bene utilizzarli per riscaldare per qualche istante il cibo in microonde.
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Quali sono i possibili rischi dell’uso di contenitori in plastica?
Lungi dall’essere inerti, determinati tipi di plastica, sottoposti a temperature calde o fredde, rilasciano diossine, sostanze velenose e cancerogene. Queste vengono trasmesse agli alimenti mediante un processo chimico noto come migrazione.
Anche se alcune analisi sovrastimano il processo di migrazione, l’incrocio di tesi scientifiche invita alla prudenza. Vediamo alcuni esempi:
- Se il contenitore riporta il numero 7, allora significa che contiene bisfenolo, che -in grandi quantità- può essere dannoso per l’organismo. Si tratta di una sostanza esogena che, secondo diversi studi, sarebbe associata a obesità, anomalie endocrine e malattie cronico-degenerative.
- Quelli che riportano il numero 3 e le sigle PVC contengono ftalati, composti chimici che fungono da plastificatori e che sono nocivi per la salute.
- Mai riscaldare cibo al microonde in contenitori di plastica che riportano il numero 4 o PVC (polivinilcloruro) né il numero 6 o PS (polistirene).
Un altro studio ha svelato che una buona percentuale delle persone che fanno spesso uso del microonde non sono in grado di riconoscere la plastica indicata per questo utilizzo. Ma c’è di peggio: utilizzano qualunque contenitore per riscaldare i cibi. Questo aumenta le probabilità di migrazione di sostanze esterne dalla superfice del materiale agli alimenti.
A questo va aggiunto che le nostre abitudini di vita e sul lavoro promuovono il riscaldamento di pasti ad elevato contenuto di grassi. In effetti, la migrazione aumenta quando riscaldiamo in microonde prodotti con queste caratteristiche e se si prolunga la durata del contatto.
Alternative per non riscaldare la plastica nel microonde
Se non abbiamo a disposizione dei contenitori di plastica adatti al microonde, allora ne useremo uno in vetro o ceramica, in grado di resistere senza problemi alle temperature a cui vengono riscaldati i cibi. Inoltre, visto che potrebbe trattarsi di qualche secondo, possiamo ricorrere alla carta o al cartone (preferibilmente bianco), che non rappresentano alcun rischio.
Tra le opzioni più valide troviamo i contenitori in silicone e vetro pyrex, che possiamo usare sia nel forno a microonde che nel forno tradizionale. Dimentichiamo, invece, i contenitori di metallo. Attualmente, secondo le raccomandazioni dei produttori, sono invece ammessi i fogli di alluminio. Inoltre, in commercio sono reperibili dei contenitori di questo materiale, pensati appositamente per il forno a microonde.
Per riscaldare in microonde usando contenitori in plastica, fate attenzione alla dicitura sul recipiente
Il consiglio è di usare i contenitori appositamente pensati per questo utilizzo. La legge vuole che riportino le specifiche sul tipo di plastica, per cui dobbiamo conoscere bene e saper gestire queste informazioni.
Se però facciamo fatica a riconoscere il tipo di plastica più adatto al microonde -che cioè non diventa pericoloso- allora meglio optare per il vetro o la ceramica. Inoltre, è necessario stabilire se vogliamo solo riscaldare il cibo contenuto e non cuocerlo. Nel primo caso, ci vorrà meno tempo, per cui che si tratti di plastica o di vetro, l’esposizione non sarà un problema.
Non vale lo stesso se abbiamo intenzione di cucinare. In questo caso, non avventuriamoci senza il recipiente con le caratteristiche necessarie alla cottura dei cibi in microonde. Evitiamo di utilizzare quelli deformati o particolarmente logorati, visto che sono più inclini al rilascio di sostanze chimiche.
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