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L'ernia inguinale è una delle patologie più frequenti, oltre all'intervento chirurgico più realizzato.
L’ernia inguinale è la fuoriuscita di un asse intestinale – del digiuno o ileo – attraverso il condotto inguinale.
In generale un’ernia è una protuberanza che può trovarsi sia nella zona dell’addome che dell’inguine. Si produce perché c’è una zona debole o un foro nella parete addominale.
L’ernia inguinale può essere ereditaria (in un bambino piccolo) o acquisita.
Il 50% dei casi di recidiva è dovuto a un’infezione.
Inoltre l’ernia inguinale può essere incapsulata o non incapsulata.
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Tutti i tipi di ernie si trovano in zone di “debolezza anatomica”, ovvero zone in cui le pareti anatomiche sono più deboli.
Questo è ciò che avviene alla parete addominale anteriore, molto più debole rispetto a quella posteriore.
La classificazione dell’ernia inguinale viene realizzata in funzione della relazione che l’asse intestinale stabilisce con gli elementi che viaggiano attraverso il canale inguinale. Ecco la lista.
L’asse intestinale attraversa il suolo del canale inguinale, al livello del triangolo di Hesselbach. Si tratta di una regione delimitata dalla fascia trasversale e dalle fibre aponeurotiche del muscolo trasverso dell’addome.
Il contenuto discende verso l’arteria epigastrica e non attraversa l’orifizio profondo del canale inguinale. Inoltre si localizza dietro il muscolo cremastere.
Si tratta di un tipo di ernia frequente in persone di età avanzata.
Questo tipo di ernia è il più frequente, sia negli uomini che nelle donne. Il contenuto fuoriesce dalla cavità addominale attraverso l’orifizio inguinale profondo.
In questo caso l’asse intestinale è laterale rispetto all’arteria epigastrica e al legamento di Hesselbach. Accompagna le strutture del canale inguinale all’interno del muscolo di cremastere.
In alcuni uomini l’asse intestinale può arrivare a introdursi nel testicolo generando di fatto un’ernia scrotale.
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Generalmente le ernie inguinali producono sintomi lievi a meno che non si complichino con uno strangolamento o un incarceramento.
Nella maggior parte dei casi i pazienti si alzano stando bene. Nell’arco della giornata, però, cominciano a notare dei fastidi relazionati a sforzi, tosse, e via dicendo. Molti pazienti riducono da soli l’ernia.
Quando un’ernia si complica, la riduzione diventa impossibile in entrambi i casi. Inoltre, il dolore diventa solitamente molto intenso e può arrivare a comparire febbre.
La diagnosi si realizza mediante una semplice esplorazione fisica, insieme all’analisi della storia clinica del paziente. In molti casi il paziente, infatti, si reca dal medico sapendo già di avere un’ernia.
Nonostante ciò in tutti i pazienti con dolore addominale è importante realizzare un’ispezione dell’inguine.
La diagnosi differenziale va realizzata con altre cause di addome acuto.
La riparazione chirurgica di un’ernia si basa su:
Il trattamento chirurgico dell’ernia inguinale può essere realizzato mediante operazione chirurgica aperta o in laparoscopia.
Le tecniche chirurgiche più utilizzate al momento sono l’emiorrafia e l’ernioplastica.
La chirurgia minimamente invasiva dell’ernia inguinale offre sia vantaggi che svantaggi rispetto alle tecniche tradizionali.
Da un lato riduce il dolore postoperatorio e il tempo di recupero oltre a permettere un risultato migliore a livello estetico.
Dall’altro esiste un maggior indice di complicazioni, sia intraoperatorie che extra-operatorie.
Come se non bastasse, l’indice di ricorrenza aumenta, presenta un costo maggiore e i risultati a lungo termine sono sconosciuti.
Per tutte queste ragioni continua ad essere un processo controverso, con un grande numero di sostenitori ma con uguale quantità di detrattori.
Viene definita come la comparsa di un’ernia nella stessa zona in cui era stata curata. A seconda di quando si presenta può essere immediata o tardiva.
In altre parole una recidiva è la ricomparsa di un’infezione o di una malattia dopo che è stata “apparentemente” sradicata.
L’intervento chirurgico dell’ernia è in assoluto l’operazione più realizzata in chirurgia generale, in quanto rappresenta il 15% del totale degli interventi realizzati.
La recidiva dipende da una serie di fattori, alcuni riguardanti il paziente, altri il chirurgo.
Quelli che dipendono dal paziente sono:
Quelli che dipendono dal chirurgo sono: