“Subconscio” e “inconscio” sono due termini spesso usati in modo intercambiabile, anche da alcuni professionisti della salute mentale. Fare un confronto tra le due entità è un compito non semplice, date le sottili differenze che le definiscono.
Quindi, per comprendere le loro peculiarità, dobbiamo innanzitutto tenere presente che esiste una parte della nostra mente che percepiamo consapevolmente e un’altra che non percepiamo.
In questo senso, la parte cosciente contiene tutte le idee e le esperienze che possiamo percepire e ricordare; mentre la parte non cosciente contiene quei contenuti mentali che non ricordiamo al momento.
D’ora in poi ci concentreremo sulla descrizione della parte non cosciente della mente, perché è lì che si trovano le due entità di cui abbiamo parlato. Vediamole più da vicino.
Livelli della mente non cosciente
Per comprendere le differenze tra subconscio e inconscio è utile pensare alla mente come a un iceberg. In questo senso, la punta che emerge dall’acqua ed è visibile è la parte cosciente. Al contrario, ciò che è sommerso e impercettibile è la parte non cosciente.
Come ben rappresenta l’immagine dell’iceberg, la parte cosciente è solo una piccola frazione della vastità dei contenuti mentali che si trovano nella totalità della nostra mente.
Tuttavia, possiamo dire che all’interno della mente non cosciente ci sono diversi livelli di profondità. Così, ci saranno contenuti che possono diventare coscienti senza molte difficoltà – come ricordare cosa abbiamo mangiato per cena tre giorni fa – e altri contenuti che saranno molto sepolti – come qualche esperienza traumatica repressa durante l’infanzia.
Come possiamo vedere, alcuni ricordi sono più accessibili di altri, e questo sarà determinato dal livello di profondità in cui si trovano. Detto questo, il modo più utile per capire le differenze tra subconscio e inconscio è la loro relativa inaccessibilità. Vediamo come.
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Differenze tra subconscio e inconscio
Generalmente, il termine “subconscio” viene utilizzato per riferirsi alla parte più superficiale e non cosciente della mente; mentre il termine “inconscio” viene utilizzato per riferirsi a quell’area più profonda, inaccessibile e non cosciente.
A questo punto è lecito chiedersi: qual è il confine tra quelle che consideriamo “idee non coscienti più superficiali” e “idee non coscienti più profonde”? Ovvero, cosa rende un’idea più superficiale e un’altra più profonda?
Per rispondere a questa domanda possiamo partire dall’analisi della nostra esistenza attuale e, da questa, cercare di capire quali idee e ricordi possono essere più profondi.
Tuttavia, c’è un modo più comodo per spiegare questa distinzione, ed è attraverso i meccanismi alla base di ciascuna istanza: la soppressione e la repressione.
Soppressione vs. repressione
Cominciamo col chiarire che la soppressione è del subconscio, mentre la repressione è dell’inconscio. In questo senso, quando sopprimiamo qualcosa (un impulso, un desiderio, un’idea, ecc.), lo costringiamo a scendere sotto il livello della coscienza.
D’altra parte, quando reprimiamo, la nostra mente spinge qualcosa che ritiene troppo pericoloso a nascondersi nelle profondità della nostra coscienza, al punto da non essere riconoscibile.
In quest’ultimo caso, si tratta di una reazione involontaria e istintiva, perché la repressione rappresenta un meccanismo psicologico di difesa, il cui scopo è garantire la protezione e la sopravvivenza della persona.
La repressione è inoltre particolarmente importante nell’infanzia, quando le nostre capacità mentali e di giudizio sono piuttosto limitate. Così, la mente, incapace di affrontare esperienze complesse e traumatiche, manda in fondo al pozzo (l’inconscio) quei contenuti mentali con cui non riesce a fare i conti.
Di conseguenza, l’inconscio contiene quei ricordi che sono molto spiacevoli, emozioni dolorose e desideri socialmente inaccettabili.
Tuttavia, per quanto possa sembrare paradossale, questo meccanismo di sopravvivenza finisce per costarci caro. Il motivo? I contenuti inconsci cominciano a riecheggiare nel nostro comportamento – soprattutto in età adulta – sotto forma di ansia o di qualche altro disturbo.
La soppressione, invece, può avvenire per motivi diversi, non legati a esperienze spiacevoli e alla sopravvivenza. Ad esempio, possiamo sopprimere un ricordo per semplice economia mentale.
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Esempi di contenuti subconsci e inconsci
Per comprendere meglio le differenze tra subconscio e inconscio, ecco due situazioni che riflettono il ruolo di entrambe le istanze mentali.
- Subconscio: quando riconosciamo vagamente di provare una certa gelosia nei confronti del fratello minore. Tuttavia, non sappiamo esattamente perché. In questo caso, riflettendo, ci rendiamo conto che questo sentimento nasce perché pensiamo che lui abbia avuto più opportunità e privilegi.
- Inconscio: fobia dei cavalli, la cui sola vista ci fa venire il panico incontrollato. Nonostante ciò, non abbiamo idea del perché. Questo perché abbiamo represso e non è disponibile alla nostra coscienza il fatto che nell’infanzia siamo stati costretti a cavalcarne uno, anche se non volevamo. Nostro padre ci ha persino sgridato e ci ha chiamato “codardi”.
In quest’ultimo caso, vediamo come un’esperienza spiacevole e traumatica per un bambino sia finita in fondo alla mente. L’accesso a questo ricordo infantile richiederà sicuramente diverse sedute di autoanalisi o di psicoterapia.
Riflessioni finali
Per concludere, dobbiamo tenere presente che le differenze tra inconscio e subconscio non sono così nette nella realtà. In altre parole, nella realtà non esistono livelli chiaramente differenziati, poiché tutto forma un continuum.
Pertanto, i termini utilizzati semplificano solo la comprensione di un’entità complessa come la mente umana.
Bibliografia
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