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Il disturbo da deficit di attenzione, o ADHD, è più comune nei maschi rispetto alle femmine. Inoltre, sono necessarie una serie di condizioni affinché si possa formulare una diagnosi
Il disturbo da deficit di attenzione o ADHD è un disturbo neurobiologico che ha origine durante l’infanzia. Colpisce oltre il 5% dei bambini in tutto il mondo e oltre il 6% dei bambini in Europa. D’altra parte, è un disturbo più frequente nei maschi rispetto alle femmine.
È stato dimostrato che una diagnosi precoce e un trattamento adeguato permettono un’evoluzione positiva. Scopriamo insieme il disturbo da deficit di attenzione.
Per via della complessità di questo disturbo, non è stato possibile identificare una singola causa. È considerata un’alterazione eterogenea con diversi sottotipi, derivanti dalle combinazioni dei vari fattori di rischio che agiscono insieme.
Pur non conoscendone le cause esatte, è stato determinato che i fattori genetici e ambientali hanno una grande influenza sullo sviluppo del deficit di attenzione. Questi comprendono fattori prenatali, perinatali e postnatali.
Nel 76% casi l’ADHD è ereditario. Ciò significa che in una popolazione media, il 76% dei fattori legati al disturbo sono legati ai geni e il resto a fattori non genetici.
Infine, è stato dimostrato che i parenti delle persone con questo disturbo neurologico hanno un rischio cinque volte maggiore di soffrirne rispetto agli altri.
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Il disturbo da deficit di attenzione ha tre sintomi principali: deficit di attenzione, iperattività e impulsività. Questi sintomi si manifestano in misura maggiore o minore a seconda del sottotipo.
Per diagnosticare iperattività e impulsività da associare al disturbo da deficit di attenzione, devono essere soddisfatte alcune condizioni:
Il trattamento del disturbo da deficit di attenzione nei bambini e negli adolescenti differisce a seconda del paziente e della sua famiglia. Ha lo scopo di migliorare i sintomi e ridurre l’insorgenza di altri disturbi associati, dato che, per il momento, non esiste una cura per l’ADHD.
Nei bambini e negli adolescenti con ADHD con ripercussioni moderate o gravi nella loro vita quotidiana, è raccomandato un trattamento combinato. Questo include il trattamento psicologico comportamentale, l’intervento farmacologico e psicopedagogico.
Gli interventi psicologici che si sono dimostrati positivi si basano sui principi della terapia cognitivo-comportamentale. Gli interventi che vengono applicati sono:
L’intervento psicopedagogico costituisce un pilastro fondamentale nel trattamento combinato. Ciò andrà dagli interventi volti a migliorare le prestazioni scolastiche del bambino, a quelle volte a migliorare l’ambiente scolastico.
Con il trattamento farmacologico è possibile ridurre i sintomi intrinseci del disturbo da deficit di attenzione. Il rendimento scolastico e il comportamento del bambino subiranno un miglioramento.
Allo stesso tempo, aumenteranno l’effetto degli interventi psicologici e psicopedagogici. Tra i farmaci più prescritti troviamo il metilfenidato, che è uno stimolante, a differenza di altri come l’atomoxetina.
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Sebbene l’incidenza di questo disturbo sia elevata, la verità è che c’è una grande ignoranza al riguardo. A questo proposito, negli ultimi anni sono stati condotti numerosi studi con l’obiettivo di verificare il grado di conoscenza dell’ADHD della popolazione.
I risultati sono stati che solo il 4% delle persone che hanno effettuato il sondaggio conoscevano questo disturbo. Un altro 33% riteneva che l’ADHD dipendesse da un ambiente familiare o scolastico disorganizzato.
La mancanza di formazione, informazione e attenzione su questo disturbo ha conseguenze dirette sui pazienti, sui loro parenti, amici e altre persone vicine. A causa di ciò, la persona subisce stigmatizzazione, insensibilità e mancanza di considerazione da parte di chi le sta intorno.