Ictus nei malati di Covid-19 di giovane età

Arriva da New York il sospetto che il Coronavirus sia responsabile di alcuni casi di ictus in giovani pazienti. Sono diverse le ipotesi al vaglio.
Ictus nei malati di Covid-19 di giovane età
Leonardo Biolatto

Scritto e verificato il dottore Leonardo Biolatto.

Ultimo aggiornamento: 27 maggio, 2022

Dai primi casi di Wuhan a oggi, il Coronavirus continua a mostrare nuovi aspetti. I sanitari, sempre più attenti alle manifestazioni del COVID-19, sembrano scoprire ogni giorno nuovi effetti secondari. Secondo una notizia apparsa sul Washington Post, i medici statunitensi stanno registrando un aumento dei casi di ictus nei malati di Covid-19 giovani e di mezza età.

Questo si somma alle statistiche fornite dalla Cina: secondo i neurologi di Wuhan, fino al 36% dei pazienti ricoverati per COVID-19 hanno presentato sintomi neurologici, il che indica un coinvolgimento del cervello e dei neuroni.

Le teorie sull’aumento dei casi di ictus nei malati di Covid-19 di giovane età si concentrano su tre possibili meccanismi:

  • Neurotropismo virale. Il SARS-CoV-2, in grado di infettare i neuroni, produce alterazioni a livello del sistema nervoso centrale, con conseguenti sintomi neurologici e compromissione del cervello
  • Coagulopatie causate dall’infezione e determinate da difetti piastrinici e dei fattori della coagulazione.
  • Tempesta di citochine. Consiste in una repentina reazione del sistema immunitario nella sua lotta contro l’infezione, con effetti collaterali tra cui difetti della coagulazione.

Il Coronavirus colpisce il cervello?

Sappiamo che l’obiettivo principale del Coronavirus sono le cellule degli alveoli polmonari. La chiave d’accesso è la proteina ACE2, che agisce come recettore per le spicole presenti sulla superficie del virus.

Questi recettori non si trovano soltanto nelle cellule dei polmoni e i ricercatori sospettano che il SARS-CoV-2 possa entrare anche in altri tessuti. Per quanto riguarda i neuroni, l’ingresso del Coronavirus non è confermato in modo definitivo ma, alla pari dei reni, i sintomi dei pazienti puntano in questa direzione.

L’aumento dei casi di ictus nei malati di Covid-19 potrebbe, quindi, essere incluso nell’elenco dei sintomi neurologici. Dovremmo, ovviamente, includere l’anosmia, da considerare senz’altro come sintomo neurologico iniziale nei pazienti asintomatici.

Ragazza annusa un profumo
La perdita dell’olfatto è considerato un sintomo neurologico del Coronavirus, che ne conferma il neurotropismo.

Ictus nei malati di Covid-19 e difetti della coagulazione

Secondo gli ultimi dati del monitoraggio sanitario, sono presenti casi di pazienti COVID-19 con difetti del sistema di coagulazione del sangue. Queste falle comportano coagulopatie e presenza di anticorpi antifosfolipidi.

Un paziente che presenta questi difetti, qualunque sia la sua malattia di partenza, è ad alto rischio di infarto in uno degli organi vitali. Potrebbe incorrere, ad esempio, in un ictus o un infarto cardiaco.

Le possibilità di ictus nei malati di Covid-19, dunque,  non è remota, anche se si tratta di giovani pazienti. A dispetto di un sistema immunitario reattivo, anche per un adulto di 30-40 anni è difficile fermare un meccanismo di coagulazione a cascata nel sangue.

L’ictus, è bene ricordarlo, può essere di due tipi: ischemico ed emorragico. Nel primo caso i coaguli ostruiscono i vasi sanguigni e un’area del cervello smette di essere irrigata. Nel secondo caso si verifica la rottura di un vaso sanguigno, con un risultato simile al precedente.

Tempesta di citochine

Rappresentazione di un ictus
Sono tre le ipotesi che possono spiegare il legame tra ictus e Coronavirus: neurotropismo, difetti della coagulazione e tempesta di citochine.

Tempesta di citochine è un’espressione usata in medicina per riferirsi a un processo comune nei pazienti con sepsi, ovvero con infezione sistemica e una risposta incontrollata del sistema immunitario.

Le citochine sono molecole utilizzate dal nostro sistema immunitario per comunicare. Le cellule preposte alla difesa fabbricano citochine per inviare messaggi alle cellule più lontane o per attivare proteine e recettori. Quando a seguito di una forte infezione si verifica una iper-produzione di messaggi, si scatena un’imponente attivazione infiammatoria.

La tempesta di citochine è un processo grave e difficile da controllare con i farmaci. È strettamente collegata ai casi letali di COVID-19. Gran parte della ricerca di possibili farmaci si sta concentrando sulla necessità di inibire le citochine.

Anche in questo contesto, ictus e disturbi neurologici sono possibili conseguenze del Coronavirus. Il nostro organismo, infatti, non riesce a controllare facilmente una tempesta di citochine, e questo vale anche per un paziente giovane.

La criticità è rappresentata da una diagnosi precoce. Secondo i medici che hanno parlato con il Washington Post, molti giovani sono arrivati tardi al pronto soccorso perché avevano paura di contagiarsi. Il problema è che lo erano già.

Di fronte a sintomi compatibili con un accidente cerebrovascolare, occorre subito chiamare i numeri d’emergenza, senza indugio. Mal di testa intenso, alterazioni della vista, formicolio, paralisi del volto o di metà degli arti sono sintomi che richiedono immediata attenzione medica.


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