Prodromi di travaglio: di cosa si tratta?

I prodromi di travaglio corrispondono alla fase delle contrazioni che preparano la cervice uterina al parto. Possono essere fastidiosi, ma non dolorosi.
Prodromi di travaglio: di cosa si tratta?

Scritto Ana Núñez

Ultimo aggiornamento: 09 agosto, 2022

Quando il parto è ormai vicino, tutti i segnali sembrano indicare l’arrivo di questo momento tanto atteso. Fastidi, dolori e contrazioni vengono interpretati come indicatori dell’imminente nascita. A causa della loro varietà e intensità, la donna può confondere i prodromi di travaglio con il momento del parto. 

Soprattutto le donne primipare necessitano di assistenza specializzata per riconoscere il momento che precede la nascita del bambino.

È comune, di fatto, recarsi in ospedale per un caso di falso travaglio.  In questo articolo spieghiamo come riconoscere i prodromi di travaglio.

Che cosa sono i prodromi di travaglio?

I prodromi (dal greco pro, che significa “prima”, e dromos, “pista” o “percorso”) sono i segni che anticipano il parto. Sono accompagnati da contrazioni preparatorie, irregolari, di intensità variabile e a volte un po’ dolorose, che passano entro pochi minuti in seguito a riposo o all’adozione di una postura diversa.

Scompaiono per presentarsi di nuovo, perfino per un lasso di tempo di due settimane prima che si verifichi il parto. La quantità delle contrazioni può aumentare, mentre queste ultime svolgono il loro vero compito: modificare la cervice uterina.

La cervice uterina, o collo dell’utero, è chiusa e misura circa 3 centimetri. Quando le contrazioni si presentano, l’utero si ammorbidisce, si accorcia e si dilata. La fase di dilatazione può provocare un diametro di 2 centimetri.

Gestante con contrazioni.
I prodromi di travaglio preparano la cervice uterina per il momento del parto vero e proprio.

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Quali sono i sintomi dei prodromi di travaglio?

Le contrazioni si dividono in quelle della gravidanza e quelle proprie del parto. Tra le prime, sono note le contrazioni di Braxton Hicks, che si presentano a partire dalla ventesima settimana, e quelle prodromiche, alla fine. Quelle da dilatazione, invece, fanno parte delle contrazioni che conducono al travaglio vero e proprio.

Con i prodromi iniziano a manifestarsi alcuni cambiamenti significativi nella cervice uterina, attraverso la quale uscirà il bambino. Ciò consente la discesa e l’accomodamento della testa, motivo per cui i fastidi coinvolgono il basse addome e l’inguine.

I prodromi di travaglio non hanno un inizio definito; tuttavia, sono accompagnati da un aumento nella frequenza e nell’intensità delle contrazioni. Le secrezioni vaginali diventano più abbondanti, così come la periodicità delle minzioni; a volte si arriva a espellere il tappo mucoso.

I prodromi durano circa 30 secondi, con intervalli compresi tra 5 e 20 minuti. Anche in loro presenza, la futura madre può continuare a condurre normalmente la propria vita. Quando riposa, diventano più distanziati. Inoltre, non fanno perdere l’appetito.

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Come distinguerli dal travaglio vero e proprio?

Le contrazioni del falso parto o di Braxton Hicks, chiamate anche “deboli”, sono le prime a manifestarsi e provocano alcuni fastidi. Sono generalmente indolori. Presentano un’intensità variabile e una frequenza inferiore a una ogni 10 minuti.

Queste contrazioni compaiono a partire dalla ventesima settimana (a volte anche prima) e coinvolgono una grande estensione del muscolo uterino. Si manifestano talvolta in momenti di stress o di stanchezza, sempre in maniera disordinata.

Alla fine delle gravidanza, provocano un dolore moderato all’ipogastrio, si tratta della fase comunemente nota come “falso travaglio”. Non rappresentano un motivo di allarme: al contrario, indicano che il corpo si sta preparando per il parto, perché contribuiscono ad ammorbidire la cervice uterina.

La differenza consiste nell’intensità e nella regolarità, ma anche nella settimana della comparsa. Le vere contrazioni del parto durano circa un minuto e di solito si ripetono ogni 3 minuti, aumentando di forza. Se distanziate, presentano un ritmo regolare.

C’è un fattore, però, che segna una netta differenza: quando si presentano le contrazioni del parto vero e proprio, la madre non è in grado di fare altro. Tutto il suo corpo, in un momento compreso tra la 37a e la 40a settimana, è del tutto concentrato sull’esperienza del parto.

Quando si rompono le acque, l’ossitocina, l’ormone rilasciato dall’organismo anche durante l’orgasmo e l’allattamento, viene stimolato dalla distensione dell’utero e irrora il flusso sanguigno della madre.

Prodromi di travaglio e gestante seduta sul letto.
Il dolore delle contrazioni, false o che precedono il parto, varia in base alla sensibilità della donna.

Riconoscere i prodromi di travaglio aiuterà a calmare l’ansia

È importante sottolineare che non c’è ragione per cui i prodromi debbano indurre la madre a recarsi subito all’ospedale, perché al parto possono mancare ancora delle ore o perfino dei giorni. L’espulsione del muco uterino, biancastro o rosato per la presenza di qualche traccia di sangue, può macchiare la biancheria intima uno o più giorni prima del parto.

D’altro canto, la donna proverà una sensazione simile a quella delle mestruazioni, oppure una forte pressione sul bacino. Regolari o meno che siano, i prodromi presentano intervalli compresi tra i 5 e i 20 minuti.

Bisognerà recarsi in ospedale solo se manca un mese o più alla data del parto. In caso contrario, la cosa migliore è rimanere a casa. Attendere che le contrazioni acquisiscano un ritmo regolare richiede serenità, controllo della respirazione e compagnia. Il vero travaglio presenta contrazioni regolari e intense, più durature e che non cessano nonostante il riposo o una diversa postura.

Se la donna è primipara, dovrà andare in ospedale se le contrazioni devono presentarsi a distanza di 5 minuti, durare 1 minuto e manifestarsi per 2 ore. In caso di precedente gravidanza, invece, le contrazioni del travaglio dureranno 1 ora e, come minimo, si manifesteranno ogni 10 minuti.

Riconoscere l’inizio del travaglio impedisce di recarsi in ospedale nel momento sbagliato ed evita alla donna di essere sottoposta a manovre che abbiano lo scopo di anticipare il parto, per esempio, attraverso la rottura del sacco e la somministrazione di ossitocina per via endovenosa. Il parto deve essere il più naturale possibile.


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