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La malattia di Kawasaki è una rara patologia infantile caratterizzata da vasculite e febbre. A volte può essere confusa con altre patologie. Ne parliamo in questo articolo.
La sindrome di Kawasaki è un raro disturbo infantile. L’incidenza di questa malattia non è molto alta, ma è importante che i medici siano consapevoli della sua esistenza così da individuarla.
Si tratta di una vasculite, ovvero dell’infiammazione di vene e arterie. Può colpire anche i linfonodi e le mucose del viso, come il naso e la bocca, motivo per cui è conosciuta anche con il nome di sindrome linfonodale muco-cutanea
In genere si manifesta nei bambini di età inferiore ai cinque anni. È più comune tra i maschi, anche se la differenza tra i due sessi è minima, e i paesi asiatici presentano una maggiore incidenza della malattia rispetto ad altre zone del mondo.
La causa e l’origine della sindrome non sono ancora del tutto chiare. Alcuni ipotizzano l’influenza di alcuni microrganismi come fattore scatenante dei sintomi, ma non è stato ancora provato. Si sospetta anche una possibile predisposizione genetica familiare sebbene i meccanismi di tale processo non siano stati rivelati.
La malattia di Kawasaki presenta tre fasi progressive:
La febbre con occhi rossi e l’eruzione cutanea sono sintomi che in alcuni casi depistano i medici. Se l’infiammazione interessa i linfonodi, compaiono dei rigonfiamenti sottocutanei, in particolar modo al collo; sono accompagnati da gonfiore a mani e piedi.
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Le associazioni mediche mondiali hanno sviluppato una serie di linee guida per favorire la corretta diagnosi della malattia di Kawasaki. Come sintomo principale deve essere presente la febbre e in aggiunta quattro dei seguenti sintomi:
Oltre a osservare i suddetti sintomi, il medico deve escludere altre patologie che potrebbero essere confuse con la sindrome di Kawasaki. Se ha sospetti fondati, dovrebbe richiedere un ecocardiogramma per confermare la vasculite.
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Il trattamento primario della sindrome di Kawasaki prevede gammaglobuline, aspirina e anticoagulanti. Lo scopo è fermare la formazione di aneurismi in seguito all’infiammazione dei vasi sanguigni.
Le gammaglobuline si iniettano per via endovenosa e sono fondamentali per scongiurare eventuali complicazioni, in particolar modo a carico delle arterie coronarie.
L’aspirina, invece, viene impiegata a scopo antinfiammatorio. Oltre a essere un antipiretico e un analgesico, i suoi effetti agiscono anche su altri sintomi come l’artralgia. Sono tuttavia noti gli effetti indesiderati dell’aspirina nei bambini, per cui si raccomanda un rigoroso monitoraggio dei pazienti.
Circa il 10% dei bambini colpiti dalla malattia di Kawasaki presenterà dei postumi, soprattutto a carico delle arterie coronarie. Lo stesso vale per i pazienti trattati in tempo, motivo per cui è bene sottoporsi a controlli successivi con metodi complementari.
A differenza di altre patologie, la sindrome di Kawasaki gode di un preciso approccio terapeutico. Il successo dipende soprattutto da una diagnosi precoce e accurata. I medici dei paesi asiatici sono più attenti alla sua diagnosi, ma sono stati rilevati casi in tutto il mondo. Se i vari sintomi menzionati sono presenti, si può sospettare la presenza della malattia.