Svezzamento del neonato: gli alimenti da introdurre

Lo svezzamento è un momento cruciale nella vita di un bambino. Bisogna essere molti pazienti perché inizialmente potrebbe rifiutare i nuovi alimenti.
Svezzamento del neonato: gli alimenti da introdurre

Ultimo aggiornamento: 09 agosto, 2022

Lo svezzamento del neonato è la fase di integrazione di alimenti diversi oltre il latte materno. Può essere effettuato in età diverse e va sempre affrontato come un’esperienza graduale e amorevole.

È influenzato da diversi aspetti biologici, sociali e culturali. La scienza non ha ancora stabilito come e quando effettuare lo svezzamento del neonato in maniera ideale; è tuttavia ben noto che l’allattamento al seno è indispensabile fino al sesto mese, mentre secondo l’Organizzazione mondiale della sanità non è consigliabile oltre i 2 anni.

Lo svezzamento del neonato è variabile

Nella cultura Inuit, l’allattamento al seno avviene fino ai 7 anni. Nelle culture occidentali, al contrario, l’allattamento prolungato fino a età così inoltrate è un fenomeno raro. Il come e il quando terminare con l’alimentazione esclusiva a base di latte materno è comunque una decisione legata a fattori sociali e alle scelte della singola madre.

Alcuni enti internazionali indicano che l’allattamento al seno dovrebbe estendersi al massimo fino ai 2 anni di età. Raccomandano, inoltre, che il bambino venga nutrito esclusivamente con latte materno fino al sesto mese. Questo perché tale alimento soddisfa i fabbisogni nutrizionali essenziali per questa fase.

Allattamento al seno del neonato.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità consiglia l’allattamento al seno esclusivo fino al sesto mese.

Tipi di svezzamento del neonato

Lo svezzamento del neonato può essere di diversi tipi. Quello forzato è necessario qualora sussistano cause mediche o di forza maggiore che impediscono l’allattamento al seno. Ne sono un esempio la separazione prolungata madre-neonato o le malattie infettive.

Lo svezzamento volontario avviene su esigenza del neonato o della madre. Nel primo caso, il bambino rifiuta il seno o perde gradualmente interesse. Nel secondo caso, invece, è la madre a decidere di interrompere l’allattamento al seno per motivi personali o di lavoro.

Occorre tenere presente che il bambino può non accogliere positivamente lo svezzamento se non avviene di sua iniziativa. A ogni modo, si tratta di una fase di transizione che richiede impegno e che andrebbe affrontata gradualmente e con molta pazienza.

Come introdurre i primi alimenti solidi?

Quando e quali alimenti solidi somministrare? In linea di massima, i pediatri indicano che il bambino può iniziare ad assumere alimenti solidi nel momento in cui è in grado di tenere la testa dritta e aprire la bocca quando gli viene avvicinato il cibo, ovvero tra i 4 e i 6 mesi.

Il bambino che non ha ancora provato i cibi solidi potrebbe manifestare qualche difficoltà e persino rifiutare i primi pasti. Si consiglia di iniziare con mezzo cucchiaio alla volta, affinché possa facilmente portare il cibo dalla parte anteriore del cavo orale a quella posteriore. È possibile dargli anche qualche cucchiaio di latte materno prima del pasto, in modo che non percepisca un sapore troppo strano.

Non va bene costringere il bambino a mangiare. Si consiglia di coinvolgerlo con canzoncine o giochi che lo aiutino ad acquisire gradualmente il nuovo compito. E se non mangia a sufficienza, si dovrà integrare con una poppata o con il biberon.

Esistono due modi per introdurre i primi alimenti solidi nella dieta di un neonato: quello tradizionale, che prevede inizialmente pappe e poi alimenti con altre consistenze, e l’autoregolazione del bambino, in cui gli viene permesso di prendere i pezzi di cibo con le manine, metterli in bocca e assaggiarli per adattarsi meglio ai cibi solidi.

Biberon e poppata del neonato.
Lo svezzamento è un processo lungo e che richiede pazienza. Può essere facilitato con l’adozione di integratori a base di latte.

Suggerimenti per lo svezzamento del neonato

Lo svezzamento del neonato deve avvenire in modo progressivo. Tale fase, inoltre, è diversa per ogni bambino. Sotto i 12 mesi, andrà effettuato riducendo gradualmente l’assunzione del latte materno, mentre dopo il primo anno di vita, si potranno attuare metodi di distrazione, come giocare o uscire per una passeggiata.

Si consiglia di evitare il “no” secco, gli si potrà dire che avrà la sua poppata una volta rientrati a casa o si dovrà distrarlo con un giocattolo che gli faccia dimenticare, per qualche attimo, la poppata. Se il bambino ha già sviluppato un certo grado di comprensione, si potrà anche negoziare; per esempio, bere il latte materno solo prima di andare a dormire.

È importante segnalare che lo svezzamento del neonato non dovrebbe mai iniziare in momenti cruciali della sua vita, come l’inizio dell’asilo nido, un trasloco recente o l’arrivo di un fratellino. Né durante i cosiddetti scatti di crescita.

Infine, occorre tenere presente che lo svezzamento è un’esperienza stressante per il bambino. Per tale ragione, all’inizio può essere d’aiuto ricorrere agli integratori a base di latte.


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