La tungiasi, o sarcopsillosi penetrante, è un’ectoparassitosi, ovvero una malattia parassitaria prodotta dalla pulce Tunga penetrans. Si tratta di un insetto minuscolo, di dimensioni inferiori a 1 mm, che penetra sotto pelle e produce un intenso prurito, attaccando principalmente i piedi.
La malattia è comune nelle regioni tropicali forestali, in America, Africa e Asia. Tuttavia, è sempre più rara per via dello sviluppo di villaggi sempre più grandi. L’uso delle scarpe e i pavimenti piastrellati o cementati ne evitano la diffusione.
La pulce responsabile dello sviluppo della tungiasi non ha un ospite specifico. Il termine “ospite” si riferisce all’organismo che ne ospita un altro al suo interno, stabilendo una relazione simbiotica, ovvero di mutuo beneficio.
A parte l’uomo, questa pulce attacca anche le galline, i cani e i maiali. L’habitat in cui si trova è secco, sabbioso, ombreggiato e tiepido. Si trova anche nei pavimenti delle capanne e delle stalle per gli animali.
Sintomi della tungiasi
Questa malattia parassitaria si manifesta con sintomi diversi. Nella maggior parte dei casi interessa i piedi. Tuttavia, si riportano casi in cui sono state colpite le gambe, le ginocchia, le cosce, le mani, i gomiti e altre parti del corpo.
Si può presentare con una lesione unica o con lesioni multiple, con prurito, dolore o asintomatiche. La penetrazione della pulce sotto la pelle è indolore. Tuttavia, dopo 24 ore, si inizia a osservare una macula o papula eritematosa e pruriginosa.
Sulla cute del soggetto ospite comparirà una lesione simil papulosa con un punto nero centrale, costituito dall’apparato escretore della pulce, contornato da un anello rossastro (eritematoso) e/o giallastro se alla lesione si è aggiunta una infezione batterica o da altro microrganismo. Spesso si osservano anche alcune uova, incollate alla pelle in prossimità della lesione.
Quando la pulce muore, la lesione si copre di una crosta nera. Questa crosta è formata prevalentemente da sangue coagulato e altre sostanze ed evolve lasciando una cicatrice sulla pelle.
Anche se la tungiasi tende a scomparire spontaneamente in un periodo di 4-6 settimane, la ricaduta è molto frequente. Anzi, il paziente in genere soffre di altre infezioni in concomitanza, come:
- Cellulite.
- Ascessi.
- Osteomielite.
- Tromboflebite.
- Linfagite.
- E, nei casi più gravi, setticemia e morte.
Gli specialisti hanno stilato una classificazione conosciuta come Classificazione per standardizzare le descrizioni cliniche e facilitare il riconoscimento delle lesioni, via via che evolvono.
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Classificazione delle lesioni da tungiasi
La tungiasi si divide in cinque stadi, che vanno dalla penetrazione fino all’involuzione della lesione. Esistono varianti cliniche meno frequenti con lesioni:
- Crostose.
- Pustolose.
- Ulcerose.
- Verrucose. Con un aspetto simile alle verruche plantari.
Lo stadio 2 inizia 1-2 giorni dopo l’infezione. In questo caso, compare una macula o papula ipocromica di 1-2 mm con un punto centrale scuro (come abbiamo spiegato si tratta dell’addome della Tunga), circondata da un alone eritematoso.
Lo stadio 3 corrisponde al periodo compreso tra 2 e 21 giorni dopo l’infezione. In questa fase, compare una papula biancastra e dolorosa di 3-10 mm di diametro, con il punto centrale scuro. Si può notare ipercheratosi e un essudato giallastro. Le uova espulse della pulce possono essere visibili.
Fra le 3-5 settimane dall’infezione, inizia lo stadio 4, quello in cui il parassita muore. In seguito si forma un alone di pelle necrotica coperta da una crosta intorno alla lesione originale.
Infine, nello stadio 5, dalle 6 settimane a qualche mese dopo l’infezione, la lesione si riduce, con la formazione di una piccola cicatrice epidermica, che scompare con il tempo.
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Trattamento della tungiasi
Prima di tutto, bisogna estrarre la pulce intatta. A tale scopo, bisogna ingrandire il foro d’ingresso e poi premere lungo i bordi per estrarre il parassita. Questa procedura va fatta in condizioni asettiche.
Si deve applicare un antisettico topico per evitare altre infezioni e ridurre il rischio di complicazioni. In genere, si somministra anche un trattamento profilattico antitetanico.
Bibliografia
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