Una delle più grandi sfide della scienza è frenare l’Alzheimer e il suo progresso. Come già saprete, sono poche le malattie, come questa, che lasciano senza speranze chi ne è affetto gettando nello sconforto non solo il paziente, ma tutto l’ambiente familiare.
Allo stesso tempo, saprete anche che, a volte, ci si stanca di leggere o ascoltare notizie “positive” su questa o altre malattie neurodegenerative.
Si parla tanto di scoperte e progressi, ma giorno dopo giorno il numero dei pazienti affetti cresce a dismisura.
Si stima che nel 2050 il numero di persone colpite da Alzheimer arriverà a 135 milioni in tutto il mondo. Il dato non significa che la malattia stia diventando più grave di prima, ma che la speranza di vita aumenta. Dunque, il semplice fatto di riuscire ad oltrepassare la soglia degli 80, rende più probabile l’insorgere della malattia.
Tutto ciò porta, senza dubbio, a continuare la lotta contro questa malattia investendo i fondi nella ricerca. Nel luglio di quest’anno, è stato pubblicato uno studio, dalla base solida, che lascia un barlume di speranza.
L’Università di Flinders in Australia e l’Istituto di Medicina Molecolare dell’università della California (Stati Uniti) hanno prodotto un vaccino che potrebbe frenare la comparsa dell’Alzheimer.
A seguire vi informiamo su tutto quello che c’è da sapere.
Il tanto sospirato vaccino contro l’Alzheimer: una lunga battaglia
Secondo un lavoro pubblicato sulla rivista scientifica Alzheimer’s Research & Therapy, circa il 99% delle sperimentazioni cliniche volte a frenare l’Alzheimer è stato fallimentare.
Nel 2010, negli Stati Uniti, era già stato prodotto il primo vaccino, che, però, risultò un disastro a causa dei gravi effetti secondari.
Lo chiamarono AN1792 e arrivò ad essere approvato persino dall’Agenzia Regolatoria Americana (FDA). Tuttavia, dopo nuove analisi, il farmaco venne dichiarato inadatto e il progetto fu sospeso.
Da allora sono passati circa 6 anni e la ricerca ha fatto passi da gigante allontanandosi sempre più da un possibile fallimento.
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Un primo vaccino sperimentale: la EuroEspes
Dopo il vano tentativo degli Stati Uniti, è arrivato il EB101 della EuroEspes. Questo centro medico, sito in Galizia (Spagna), è riuscito a superare l’AN1792 eliminando gran parte dei suoi effetti secondari.
I principali risultati ottenuti sono i seguenti:
- Agisce come un immunogeno-adiuvante capace di generare anticorpi contro le placche prodotte dalla proteina beta-amiloide che, poco a poco, favorisce lo sviluppo dell’Alzheimer.
- Allo stesso tempo, il vaccino EB101 evita i casi di meningoencefalite o di microemorragie cerebrali causate dall’AN1792.
Tuttavia, questo vaccino è ancora in fase di sperimentazione e, tutt’ora, non si sa quando verrà approvato e quando si potrà trovare in commercio.
Il vaccino che fa regredire le malattie neurodegenerative
Ne abbiamo parlato all’inizio: un’università australiana insieme all’Istituto di Medicina Molecolare dell’Università della California sono state le ultime a fare un grande passo verso un possibile vaccino definitivo.
Questo farmaco rappresenta una svolta sorprendente e davvero ricca di speranze in quanto potrebbe prevenire o, addirittura, far regredire alcune malattie neurodegenerative.
Oltre all’Alzheimer, infatti, questo vaccino potrebbe aiutare a frenare malattie quali il parkinson, il Kuru (malattia neurodegenerativa infettiva causata da un prione) o la malattia di Huntington.
Questi effetti si raggiungerebbero attraverso la combinazione dei seguenti trattamenti:
- Un primo vaccino attuerebbe sulla proteina beta-amiloide.
- Il secondo farmaco lavorerebbe, invece, sulle proteine Tau. Molti studi affermano che, quando queste proteine non funzionano, la cellula non riesce ad eliminare i suoi scarti e l’altra proteina, la beta-amiloide, tende ad accumularsi in modo nocivo. Poco a poco, questo provoca la morte cellulare.
Il vaccino sarebbe pronto fra tre anni
Nikolai Petrovsky è il medico endocrinologo a capo di questo progetto; l’idea è quella di immettere il vaccino sul mercato il vaccino fra tre anni.
I risultati degli esperimenti realizzati fino ad ora hanno ottenuto tutti risultati positivi, sebbene ancora ci siano degli obiettivi da raggiungere, ovvero i seguenti:
- Far regredire l’Alzheimer subito dopo averlo diagnosticato (in fasi molto avanzate non risulta ancora efficace).
- Potrà essere utilizzato anche come vaccino per le persone sulla cinquantina che non presentano ancora sintomi; in questo modo, si potrà prevenire la comparsa di queste malattie neurodegenerative.
- Essenzialmente, si cerca, prima di tutto, di evitare lo sviluppo delle demenze quando non si sono ancora presentate o quando si trovano ad uno stadio non troppo avanzato.
- Sarebbe una luce in fondo al tunnel che riuscirebbe a ridurre l’incidenza dell’Alzheimer nelle future generazioni.
Purtroppo, i familiari o i conoscenti delle persone affette da questa malattia continueranno a non disporre di una cura. L’unico obiettivo delle persone care a questi malati è continuare ad offrire loro la massima qualità di vita, un affetto immenso, dignità e l’aiuto dei migliori specialisti.
Bibliografia
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- Petrovsky, N., & Aguilar, J. C. (2004). Vaccine adjuvants: Current state and future trends. Immunology and Cell Biology. https://doi.org/10.1111/j.0818-9641.2004.01272.x
- Alves, R. P. S., Yang, M. J., Batista, M. T., & Ferreira, L. C. S. (2014). Alzheimer’s disease: Is a vaccine possible? Brazilian Journal of Medical and Biological Research. https://doi.org/10.1590/1414-431X20143434
- Frenkel, D., Kariv, N., & Solomon, B. (2001). Generation of auto-antibodies towards Alzheimer’s disease vaccination. In Vaccine. https://doi.org/10.1016/S0264-410X(00)00501-6