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Perdersi, a volte è il miglior modo per ritrovarsi
· 7 Agosto 2016
È normale che la nostra mente abbia bisogno di perdersi per riordinare le idee e i pensieri, per scappare per un po' di tempo dalla realtà che ci circonda per poi tornare più forti.
A volte il miglior modo per ritrovare se stessi è perdersi, liberarsi dalle dipendenze, dalle situazioni asfissianti e dalle pressioni che ci conducono allo stress e all’ansia.
Perdersi non è sinonimo di allontanarsi dal proprio modo di vivere. Assolutamente no, si tratta di ritrovarlo, perché lo avevamo perso, perché non ce ne siamo presi cura. Secondo un interessante articolo pubblicato sulla rivista Psychology Today, il nostro cervello ha bisogno di una sorta di “vacanze cerebrali” periodiche.
È un concetto interessante che dobbiamo imparare a mettere in pratica più spesso.
I punti chiave sono semplici: fate un passo avanti rispetto a ciò che vi circonda, per avere l’opportunità di scoprire cose nuove, di accedere a scenari stimolanti, grazie ai quali scoprire più cose su di voi e che vi permettano di ritrovare la vostra essenza.
Volete provare?
Il coraggio di perdersi e il piacere di ritrovarsi
Ci sono persone che non si sono mai perse durante la loro vita e, che ci crediate o meno, questo non è né sano né appagante. Il ciclo vitale non è mai una linea retta che ci porta ad un obbiettivo concreto e soddisfacente.
Siamo soliti seguire sentieri, incroci, vicoli e tragitti poco adatti. A volte vaghiamo in autentici labirinti fino a che, improvvisamente, raggiungiamo la felicità, l’equilibrio, la soddisfazione.
È normale perdersi spesso per potersi poi trovare, o ritrovare, se stessi.
Si tratta di un insegnamento importantissimo e per questo non dobbiamo avere paura dei cambiamenti, perché, a volte, possono aprirsi nuove porte che ci permettono di avvicinarci sempre di più al nostro Io.
Più maturità, più equilibrio.
Quando la situazione attuale ci allontana dalla nostra vera identità
Tutti sappiamo bene quali sono i nostri valori, i nostri limiti, i nostri principi, i nostri bisogni ed i nostri obiettivi.
Ciononostante, a volte tutte queste dimensioni si disgregano poco a poco, come gli scogli in riva al mare, sgretolati dalla violenza dell’oceano.
Alla fine, è difficile riconoscerne la forma. Questo capita anche con la nostra autostima e con la nostra personalità.
L’ambiente familiare, affettivo e lavorativo possono esercitare su di noi una certa pressione, dei ricatti e una manipolazione diretta o indiretta che ci fa allontanare poco a poco dalla nostra identità.
Rendersi conto di questa dissonanza interna tra ciò che eravamo e ciò che siamo è, senza dubbio, un modo per aprire gli occhi e capire che queste situazioni possono diventare molto pericolose.
È chiaro che nessuno di noi può fare tutto ciò che desidera in qualsiasi momento. Abbiamo degli obblighi da compiere, degli obiettivi da raggiungere e delle persone a cui dedicarci.
Ciò nonostante, la chiave sta nell’equilibrio e nel percepire che tutto ciò che facciamo ci compiace e ci fa stare bene.
Perdersi per “staccare la spina” e riflettere
C’è un aspetto che dovremmo sempre prendere in considerazione. Le persone che soffrono di stress prolungato nel tempo, che patiscono elevati livelli di ansia e che perdono le redini della propria vita possono soffrire dei seguenti fenomeni:
Il cervello non può sopportare tanto stress. L’effetto del cortisolo e dei neurotrasmettitori come l’adrenalina può peggiorare lo stato della nostra memoria e farci “disconnettere” puntualmente dalla realtà.
Un esempio di questo può essere il semplice fatto di prendere l’autobus per andare a lavorare e, improvvisamente, non sapere cosa facciamo lì. È una sensazione che può durare più di un minuto, a volte ore, ma che serve al cervello per raggiungere la calma.
La nostra mente, quasi in maniera forzata, ci invita a ridurre il ritmo e a disconnettere.
Tuttavia, prima che il nostro cervello arrivi a compiere quest’azione in modo traumatico, cancellando la nostra memoria o creando delle lacune, è meglio iniziare ad agire in maniera più naturale, preventiva.
Non si tratta di comprare un biglietto aereo e partire per il primo luogo lontano che ci viene in mente. Non si tratta nemmeno di isolarci dal mondo e chiudere le porte alle nostre spalle, per non tornare mai più.
Perdersi per poi ritrovarsi richiede un’adeguata preparazione, perché non si tratta di fuggire, ma di allontanarsi per guarire, e la normalità è possedere un biglietto di ritorno per quando avremo preso una decisione.
Chi desidera “perdersi” deve far capire bene a chi lo circonda quello che sta facendo e perché ha bisogno di farlo. “Voglio passare un fine settimana in solitudine, per rilassarmi, per pensare e prendere delle decisioni”.
Che il resto delle persone capiscano o meno, è un problema loro. Si tratta di dare la priorità a se stessi, di aver l’opportunità di disporre di un po’ di tempo da dedicare al nostro Io che avevamo trascurato, lasciato da parte e dimenticato.
Ci perdiamo per tornare più forti, per riprendere le redini della nostra vita con maggiore forza e sicurezza.
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