L’annegamento secondario ed i bambini

L’annegamento secondario può colpire ore o persino giorni dopo l’immersione. È fondamentale informare i medici per poter curare il paziente il prima possibile
L’annegamento secondario ed i bambini

Ultimo aggiornamento: 12 dicembre, 2018

In estate, è molto comune sentir parlare di tristi casi di annegamento al mare o in piscina. Anche se si tratta di un problema che colpisce sia gli adulti sia i bambini, bisogna fare particolarmente attenzione con i più piccoli. Avete mai sentito parlare di annegamento secondario? 

Stare sempre attenti a cosa fanno, sapere se il mare è tranquillo quando entrano in acqua, controllare se la piscina ha dei depuratori senza rete metallica o fare attenzione ad altri rischi simili è fondamentale affinché i bambini si possano divertire in acqua senza pericolo.

Siamo sicuri che viene la pelle d’oca anche a voi quando sentite di incidenti terribili nei quali i bambini perdono la vita, vittime di annegamento.

Ciononostante, esiste un altro incidente meno conosciuto, ma che, ogni anno, ruba la vita di molti bambini.

Parliamo dell’annegamento secondario. In questi casi, si ha a che fare con bambini o adulti che, dopo un breve annegamento, vengono salvati e rianimati.

Tornano a casa con normalità, ma dopo qualche ora a qualche giorno, iniziano a sentire grande stanchezza, si addormentano e, purtroppo, non si svegliano più. Terribile, ma vero.

Parliamo oggi dell’annegamento secondario, per la vostra sicurezza e quella dei più piccoli.

Annegamento secondario: una morte silenziosa

Padre e figlia contenti in piscina

Iniziamo parlando di un incidente avvenuto due estati fa. Lindsay Kujawa è famosa per il suo blog molto originale di ricette culinarie, manualità, riflessioni personali di una madre, ecc.

La notizia di quello che le è successo è arrivata fino al The Huffington Post quasi immediatamente e, subito dopo, è apparsa sul suo stesso blog: suo figlio era annegato nella piscina di casa durante una festa.

Rimase sott’acqua per qualche secondo, ma per fortuna riuscirono a rianimarlo.

Andava tutto bene ma, comunque, Lindsay decise di avvisare la propria pediatra di quanto accaduto lasciandole un messaggio in segreteria telefonica.

Potete immaginare la sua sorpresa quando la pediatra le disse di portare immediatamente il bambino al pronto soccorso.

Quando Lindsay andò a chiamare suo figlio, lui voleva solo dormire. Era molto stanco e iniziava a zoppicare. Qualcosa non andava. Dopo vari controlli in ospedale, i fatti erano chiarissimi.

I polmoni del bambino erano irritati e infiammati a causa dei tipici prodotti chimici contenuti nell’acqua della piscina.

I livelli di ossigeno diminuivano ogni secondo che passava e, inoltre, “stava annegando” senza rendersene conto.

I medici riuscirono a salvare il bambino dopo giorni di cure e attenzioni.

È stato un colpo di fortuna, un sollievo e la giusta reazione da parte dei medici, della pediatra e della stessa Lindsay Kujawa, che pensò bene di informare subito la dottoressa del bambino dell’avvenuto.

Purtroppo, però, non tutte queste storie hanno un lieto fine. Infatti, sono molti i bambini che muoio in questo modo.

Dopo essere annegati, possono trascorrere anche 3 giorni senza sintomi chiari che indichino che qualcosa non va. Ecco perché questo problema è così grave e causa tante tragedie.

Informazioni da conoscere sull’annegamento secondario e sull’annegamento a secco

Bambino in piscina con occhialini
  • Si parla di annegamento a secco quando l’organismo e il cervello “sentono” che sta per entrare dell’acqua. Così, provocano uno spasmo della laringe per farla chiudere e proteggersi. Non entra l’acqua, ma non entra nemmeno l’aria, il che impedisce il flusso d’ossigeno.
  • Il termine annegamento secondario, invece, si riferisce all’entrata d’acqua nei polmoni, dove vi rimane depositata. È possibile rianimare la vittima, ma l’acqua resta accumulata e si trasforma in un edema polmonare. All’inizio, questo edema polmonare non causa problemi, ma dopo qualche ora o persino qualche giorno, può provocare la morte.
  • Bisogna inoltre ricordare che l’acqua della piscina contiene molti composti chimici. Se vengono ingeriti e restano nei polmoni, provocano irritazione e infiammazione.
  • Il cloro è particolarmente nocivo per i bronchi.
  • Dopo un annegamento, è possibile far uscire parte dell’acqua e rianimare la vittima, ma possono comunque rimanere dei residui di liquido nei polmoni. Dopo qualche ora, l’acqua infiamma i bronchi, appare l’edema e, come conseguenza, i livelli di ossigeno nel sangue diminuiscono.

Consigli utili

Neonato sott'acqua con la mamma
  • Se i vostri bambini sono vittime di annegamento, per quanto insignificante e nonostante riusciate a rianimarli, portateli subito al pronto soccorso.
  • Non perdete mai di vista i bambini quando siete al mare o in piscina.
  • Insegnate loro a nuotare il prima possibile.
  • Anche se sanno nuotare, state attenti. A volte possono sentirsi male o restare impigliati in un qualsiasi oggetto in piscina. Vale quindi la pena tenerli sempre d’occhio e controllare ogni loro passo.

Godetevi con loro un bel bagno al mare, ma ricordate sempre questi consigli. Ne vale la pena!


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  • Secondary drowning in children.                                                                       ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/7427600
  • Dry and secondary drowning: The signs every parent needs to know. (n.d.).
    osteopathic.org/osteopathic-health/about-your-health/health-conditions-library/childrens-health/Pages/secondary-drowning.aspx

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