Attacco epilettico: come comportarsi

Le crisi epilettiche, soprattutto se gravi, richiedono un aiuto esterno per permettere alla persona di respirare correttamente ed evitare che si ferisca.
Attacco epilettico: come comportarsi
Leonardo Biolatto

Scritto e verificato il dottore Leonardo Biolatto.

Ultimo aggiornamento: 27 maggio, 2022

Un attacco epilettico è un disturbo parossistico che si verifica in maniera improvvisa e inaspettata. Di solito non ha lunga durata ed è la conseguenza di un’attività anomala dei neuroni.

La caratteristica più distintiva di un attacco epilettico è che inizia all’improvviso e dura pochi secondi, o minuti a volte. Durante la convulsione, la persona può perdere conoscenza e compiere movimenti ritmici improvvisi e involontari. La persona potrebbe tuttavia rimanere cosciente durante la crisi e rendersi conto di quello che le sta accadendo.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, sono circa 50 milioni le persone affette da epilessia in tutto il mondo. Il 70% degli attacchi epilettici potrebbe essere prevenuto grazie a una corretta diagnosi e cura della malattia.

Tipi di attacchi epilettici

Anomalia dei neuroni ed epilessia.

Le crisi epilettiche sono divise in due gruppi principali:

  • Generalizzate: coinvolgono entrambi gli emisferi cerebrali, dall’inizio alla fine dell’attacco.
  • Parziali o focali: l’alterazione dell’attività bioelettrica interessa una specifica area del cervello e in seguito può estendersi all’intero organo.

Attacco epilettico generalizzato

Le crisi generalizzate sono a loro volta suddivise in diversi tipi:

  • Tonico-cloniche: sono le più comuni. Il loro inizio è caratterizzato da rigidità muscolare negli arti (fase tonica) seguito da un forte scuotimento del corpo (fase clonica). La persona potrebbe mordersi la lingua, cadere improvvisamente a terra, avere un rilassamento e la perdita di controllo dello sfintere.
  • Miocloniche: sono caratterizzate da rapide e brevi contrazioni dei muscoli su entrambi i lati del corpo. La persona può cadere bruscamente a terra o lasciar cadere gli oggetti tenuti in mano. Spesso vengono scambiate per semplice goffaggine, ritardando la diagnosi del disturbo.
  • Generalizzate atoniche: causano un’improvvisa perdita del tono muscolare. Di solito causano lo svenimento della persona.
  • Crisi di assenza: consistono nell’improvvisa perdita di coscienza, durante la quale la persona abbandona l’attività che stava svolgendo e si ritrova con lo sguardo perso, assente.

Crisi epilettiche parziali

Le crisi epilettiche parziali semplici sono molto comuni. Provocano perdita dei sensi e i sintomi possono variare a seconda dell’area cerebrale interessata. Alcuni sono:

  • Motori: con movimenti involontari del corpo.
  • Gelastiche: riso incontrollato.
  • Sensoriali: allucinazioni visive, uditive, ecc.
  • Psichiche: pensieri strani (estraneità, déjà-vu).

La persona potrebbe non rispondere agli stimoli o farlo in modo incoerente. A volte il corpo compie movimenti automatici come succhiare, cercare di inghiottire o masticare, strofinare le mani, ecc. Il soggetto rimane in uno stato confusionale per diversi minuti.

Infine, esiste un attacco epilettico noto come parziale con secondaria generalizzazione. Iniziano in una precisa area cerebrale, ma tendono a diffondersi in tutto l’organo diventando generalizzate.

Come comportarsi davanti a un attacco epilettico

Quando una persona ha un attacco epilettico, è possibile e doveroso aiutarla. La prima cosa da fare è mantenere la calma. Quindi, cercare di rimuovere o allontanare tutti gli oggetti con cui potrebbe ferirsi: mobili con spigoli, vasi, forbici e qualsiasi oggetto contundente.

Se svenendo cade a terra, possiamo mettere qualcosa di morbido sotto la testa. Una volta eseguite queste azioni, si raccomanda di allentare gli accessori intorno al collo, come cravatte, colletti di camicie, ecc. In seguito, dobbiamo posizionare il corpo su un fianco, in modo che possa respirare senza difficoltà. 

È fondamentale mantenersi vigili per l’intera durata dell’attacco epilettico, che in genere va dai due ai tre minuti. Finché dura la crisi è importante stare vicini alla persona e controllare che si riprenda al termine della convulsione. È importante assicurarsi che si riprenda gradualmente, senza forzarla, e in seguito lasciarla riposare.

Non dobbiamo tentare di immobilizzare la persona, né metterle oggetti o dita in bocca. Non è necessario praticare la respirazione bocca a bocca. In poche parole, le crisi durano pochi minuti e non richiedono il ricovero in ospedale. Nel caso in cui dovessero protrarsi per più di cinque minuti, si dovrà chiamare il pronto soccorso.


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