Biopsia della tiroide: tutto quello che c'è da sapere

La biopsia della tiroide è un esame che aiuta a scartare e diagnosticare i diversi tipi di tumore che possono svilupparsi in questa ghiandola. Ecco in cosa consiste e come viene eseguita.
Biopsia della tiroide: tutto quello che c'è da sapere
Leonardo Biolatto

Scritto e verificato il dottore Leonardo Biolatto.

Ultimo aggiornamento: 27 maggio, 2022

La biopsia della tiroide è una procedura che al giorno d’oggi viene eseguita con una certa frequenza. Consente di prelevare campioni della ghiandola e di analizzarli in laboratorio. In questo modo è possibile diagnosticare o escludere la presenza di numerose malattie, come il tumore.

Per eseguire la biopsia, esistono diversi metodi. Il più utilizzato è quello che ricorre all’aspirazione con ago sottile, ma ce ne sono altri che possono rivelarsi utili, quando non è possibile ottenere altrimenti una diagnosi chiara.

Grazie alla biopsia della tiroide, è possibile stabilire il trattamento specifico da somministrare in funzione della patologia. In questo articolo spieghiamo tutto quello che c’è da sapere su questo esame, come si esegue e a che cosa serve.

In che cosa consiste una biopsia della tiroide?

La biopsia della tiroide è una procedura volta a diagnosticare diverse patologie che coinvolgono questa ghiandola. La tiroide è un organo che si trova nella parte anteriore del collo, davanti alla trachea. Ha il compito di produrre alcuni ormoni che svolgono un ruolo fondamentale nel controllo del metabolismo.

La biopsia della tiroide consiste nel prelievo di un campione del tessuto appartenente a questa ghiandola. Questo campione viene esaminato in laboratorio e sottoposto a un’analisi microscopica.

Come anticipato, esistono diversi modi di eseguire questo esame. Il più frequente è l’aspirazione con ago sottile. In questi casi, di solito la prova viene effettuata in ambulatorio, ricorrendo solamente all’anestesia locale.

Ciononostante, esistono alte tecniche che, invece, richiedono l’impiego dell’anestesia generale e risultano un po’ più complesse. Lo scopo è ottenere parte del tessuto dei noduli che hanno fatto la propria comparsa. In generale, si prelevano dei campioni da quelli che è possibile palpare attraverso la pelle.

Come spiega un articolo pubblicato in RadiologyInfo, i noduli dei quali si preleva un campione presentano generalmente dimensioni maggiori a 1 centimetro. Per poter eseguire questo esame in modo più sicuro o specifico, si effettua, contemporaneamente, un’ecografia. Grazie a essa, diventa più facile localizzare la posizione esatta dei noduli, soprattutto se questi sono piccoli.

Noduli alla tiroide.
I noduli alla tiroide costituiscono spesso un indizio che suggerisce di eseguire una biopsia e scartare la presenza di tumori maligni.

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Tipi di biopsia della tiroide

La biopsia della tiroide può essere realizzata in modi differenti. In generale, questo esame si divide in due tipi: per punzione o a cielo aperto. Nei seguenti paragrafi vi spieghiamo in che cosa consiste ognuno di questi due procedimenti.

1. Biopsia per punzione

La biopsia per punzione è quella che si esegue con aghi di calibro differente. All’interno di questo gruppo troviamo la biopsia per aspirazione con ago sottile, che è il tipo più utilizzato. Secondo le spiegazioni fornite dagli specialisti della Mayo Clinic, per eseguirla si utilizza un ago cavo e sottile, che permette di estrarre le cellule.

Di solito si effettua in combinazione con un’ecografia simultanea, che consente di dirigere l’ago verso un punto specifico. Questa tecnica si esegue in ospedale o in un ambulatorio medico. Ha una durata di circa 10 minuti e non richiede l’impiego di anestesia generale, dal momento che si tratta di un esame scarsamente invasivo.

Per la sua realizzazione, il paziente deve distendersi a faccia in su, con il collo iperesteso. È fondamentale che durante il procedimento rimanga tranquillo e in silenzio, perché qualunque movimento potrebbe interferire con il percorso dell’ago.

La biopsia per punzione può essere eseguita anche con un ago di grosso calibro, che consente di prelevare campioni delle dimensioni di un chicco di riso. È importante riuscire a ottenere campioni dei diversi noduli presenti nella ghiandola.

Una volta concluso, si procede a ripulire la zona e ad applicare una garza sui punti in cui è stato introdotto l’ago. È normale che l’area in seguito possa produrre un certo fastidio.

2. Biopsia a cielo aperto

La biopsia della tiroide può essere eseguita anche mediante intervento chirurgico. In questi casi, prende il nome di biopsia “a cielo aperto”. Consiste nel praticare un piccolo taglio nel collo e nell’estirpare il nodulo oppure nel prelevarne un campione più piccolo, per poi inviarlo al laboratorio.

In alcuni casi si arriva a estirpare la maggior parte della ghiandola. Questa tecnica è indicata quando la biopsia per punzione non ha consentito di ottenere una diagnosi sicura.

Per questo intervento chirurgico è richiesta l’anestesia generale: l’operazione deve essere quindi svolta in sala operatoria. Dal momento che presenta rischi maggiori, questo metodo viene impiegato più raramente. È in grado di aumentare, per esempio, la possibilità di infezioni, di emorragie e di problemi di cicatrizzazione.

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Perché si esegue una biopsia della tiroide?

La biopsia della tiroide si esegue per determinare la causa che ha provocato la comparsa di un nodulo (rigonfiamento) nella ghiandola. La maggior parte viene identificata in precedenza mediante un’esplorazione fisica. Inoltre, è possibile che questi noduli siano stati rilevati nel corso di un’ecografia o di una gammagrafia.

Grazie a questo esame è possibile osservare le cellule che formano il nodulo, cosa che consente di verificare l’eventuale presenza di malignità e la possibilità che sia presente un tumore.

La biopsia della tiroide si impiega anche nello studio di alcuni casi di gozzo. Il gozzo consiste in un aumento di dimensioni della tiroide.

Come prepararsi per questo esame

Prima di effettuare una biopsia della tiroide, il medico deve essere a conoscenza dell’anamnesi clinica del paziente. Deve sapere se quest’ultimo assume farmaci o se è affetto da qualche patologia. Inoltre, è necessario effettuare un’esplorazione previa allo scopo di individuare la posizione dei noduli.

Di solito, prima della biopsia si eseguono alcuni esami complementari, come, per esempio, un’analisi del sangue e un’ecografia.

Per la biopsia per punzione non è necessario realizzare alcuna preparazione specifica. Dal momento che si tratta di un semplice esame ambulatoriale senza anestesia generale, non è necessario sottoporsi precedentemente a digiuno.

Se la biopsia della tiroide è a cielo aperto, viene invece impiegata l’anestesia generale. Trattandosi di un intervento più complesso, il paziente riceve alcune indicazioni specifiche. In questo caso, non deve bere né mangiare prima di sottoporsi all’esame. Durante le ore successive, inoltre, bisogna osservare un periodo di riposo.

Possibili risultati della biopsia della tiroide

Biopsia della tiroide: analisi di laboratorio.
L’analisi di anatomia patologica del campione prelevato mediante la biopsia consente di determinare la malignità delle cellule.

La biopsia della tiroide fornisce numerose informazioni riguardanti le condizioni della ghiandola. Quando il campione viene analizzato in laboratorio, si redige un rapporto dettagliato che descrive diversi parametri presi in considerazione.

In primo luogo, vengono riferiti il colore, la consistenza e l’aspetto generale. Poi si procede a descrivere le cellule che compongono il campione, per quanto riguarda sia il loro numero che la loro morfologia. In questo modo, come spiega la American Thyroid Association, i risultati della biopsia della tiroide possono essere i seguenti:

  • Benigno: la maggior parte delle biopsie offre questo risultato. Si tratta di noduli che sono formati da cellule differenziate, prive di atipie.
  • Sospetto per malignità: questo tipo di risultato significa che sono presenti alcune caratteristiche che indicano una diagnosi di malignità, ma che non sono conclusive.
  • Malignità: in questo caso, è possibile osservare nel campione la presenza di cellule cancerose. Il tumore della tiroide più frequente è il carcinoma papillare. Il trattamento consiste generalmente nell’intervento chirurgico.
  • Atipia di significato non determinato: assomiglia alla categoria “sospetto per malignità”. Nonostante, però, vengano osservati dei tratti preoccupanti, sono presenti anche delle caratteristiche che indicano che potrebbe trattarsi di qualcosa di benigno. In caso di dubbi, l’ideale è ripetere la biopsia.
  • Nessuna diagnosi: in questo caso non è stato ottenuto un numero di cellule sufficiente che consenta di stabilire una diagnosi certa.

La biopsia è un esame fondamentale per la diagnosi di tumore

Al giorno d’oggi la biopsia della tiroide è l’esame fondamentale nella diagnosi di tumore alla tiroide. Non si limita, di fatto, a evidenziare l’eventuale presenza di una malignità, ma consente anche di identificare il tipo specifico di tumore.

In questo modo, è possibile stabilire un protocollo di trattamento adeguato in funzione della patologia. Inoltre, si tratta di un esame che viene generalmente eseguito in ambulatorio e che presenta bassi rischi di complicazioni.


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