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Il processo di cicatrizzazione determina il modo in cui si chiude una ferita e quindi il tipo di cicatrice finale. Volete saperne di più?
Esistono diversi tipi di cicatrizzazione della pelle poiché non tutte le ferite sono uguali. Dal modo in cui si produce una lesione possono derivare danni più o meno profondi.
In questo meccanismo un peso importante è dato dallo strato della pelle colpito. La pelle è composta da tre strati: epidermide, derma, ipoderma o tessuto sottocutaneo.
L’epidermide è lo strato più superficiale e a contatto con l’esterno, mentre l’ipoderma è lo strato più profondo a contatto con l’interno del corpo. Tra l’uno e l’altro troviamo il derma, in grado di produrre cicatrici patologiche quando viene colpito da una ferita profonda abbastanza da penetrarlo.
Il derma è un tessuto altamente specializzato, da qui la difficoltà che può presentare il corpo a ripararlo. Vediamo innanzitutto come reagisce la pelle quando ci feriamo e i tipi di cicatrizzazione che possono verificarsi.
Quando la pelle si ferisce, si attivano diversi meccanismi di riparazione cutanea. Il modo in cui si concludono queste fasi determina la cicatrice risultante. Le fasi sono cinque:
Subito dopo la lesione, il sangue esegue un lavaggio della ferita. Vengono trascinati via i corpi estranei per prevenire le infezioni. Successivamente i vasi sanguigni si chiudono per coagulare e arrestare il sanguinamento, aiutati dalla piastrine.
In questa fase la pelle si arrossa, ma ciò non indica l’inizio di un’infezione. Il rossore è dovuto all’intenso movimento cellulare e al maggiore afflusso di sangue. Nella ferita si può anche formare del siero infiammatorio di colore chiaro, anche questo non indicativo di infezione.
Comincia il momento centrale della riparazione. Le cellule maggiormente coinvolte sono i fibroblasti che accorrono verso l’area della lesione per produrre collagene. Il collagene è il componente principale del derma, quindi sostituisce il tessuto perduto.
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L’ultima fase della riparazione della ferita ha lo scopo di ripristinare lo strato che separa l’esterno dall’interno. La pelle può svolgere la sua funzione di barriera grazie all’epidermide.
L’epitelizzazione permette di ricostituire l’epidermide perduta attraverso un gruppo di cellule denominate cheratinociti.
Una volta che la ferita si è chiusa, il corpo deve definire l’aspetto finale della cicatrice. Se la ferita si è fermata all’epidermide probabilmente avviene solo un processo di rigenerazione delle cellule e la cicatrice tenderà a essere normale. Quando la ferita è invece profonda, ci sono maggiori probabilità di una cicatrice patologica.
Le fasi di cicatrizzazione della pelle a seguito di una ferita sono sempre le stesse, ma non tutte le ferite sono uguali. Sulla base di ciò, infisiolog dermatologia e chirurgia si distinguono tre tipi di cicatrizzazione.
È il nome dato al processo di cicatrizzazione che si verifica quando la ferita è piccola, non profonda e i bordi della ferita sono vicini. Le cicatrici raramente sono permanenti.
È il processo di guarigione di una ferita più profonda, che ha colpito il derma. Il risultato è in genere una cicatrice più grande e vistosa. La causa principale è la perdita di sostanza o una distanza molto grande tra i lembi della ferita.
Quando ciò avviene, il derma deve formare molto tessuto nuovo nella fase di granulazione, motivo della deformazione finale.
Questo tipo di cicatrizzazione è associata all’intervento medico. Si verifica quando si realizza una seconda sutura su una prima esistente o quando vengono aggiunti innesti dermici per la riparazione. È una cicatrice guidata dalla mano del chirurgo.
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Sebbene alcune cicatrici siano normali e auspicabili, altre sono considerate patologiche. In medicina si classificano in:
Ogni tipo di cicatrizzazione della pelle con conseguente cicatrice può essere trattata. Se siete preoccupati dall’aspetto di una cicatrice, consultate il dermatologo o il chirurgo; saprà consigliarvi il trattamento migliore.