Displasia dell'anca: cause e trattamenti

Lo scopo dei diversi trattamenti per la displasia dell'anca è ottenere, in modo rapido, una riduzione dell'anca in modo stabile e sicuro.
Displasia dell'anca: cause e trattamenti
Diego Pereira

Scritto e verificato il dottore Diego Pereira.

Ultimo aggiornamento: 06 gennaio, 2021

La displasia dell’anca è un disturbo congenito, ovvero si presenta alla nascita. Questa condizione colpisce l’articolazione dell’anca e presenta un’incidenza pari a un neonato su 1000.

In situazioni normali, l’anca si forma come un’articolazione sferica, l’osso del femore, che si muove all’interno dell’acetabolo, un osso incavo. Quando la persona nasce con una displasia dell’anca, l’acetabolo è poco profondo. In seguito a ciò, il femore esce parzialmente o del tutto dalla sua naturale sede.

Secondo le casistiche, in genere questo disturbo colpisce soprattutto i neonati primogeniti di sesso femminile. Una storia familiare di displasia dell’anca può incidere sullo sviluppo di questo problema.

Cause della displasia dell’anca

Necrosi dell'anca.

La displasia dell’anca è una condizione per cui si verifica una crescita anomala delle strutture anatomiche, inclusi i tessuti molli, dell’articolazione.

Attualmente si ritiene che questo disturbo sia la conseguenza di pressioni eccentriche sulla testa del femore durante l’ultimo mese di gravidanza.

Tuttavia, la displasia dell’anca è un’alterazione considerata di ereditarietà multifattoriale. Con questo termine gli esperti indicano che il difetto congenito è determinato da diversi fattori, sia genetici che ambientali.

Per esempio, tra i fattori ambientali un utero stretto che non permette il movimento fetale o un parto podalico possono causare displasia dell’anca. Oltre a ciò, per via della posizione del feto all’interno dell’utero, l’anca sinistra è maggiormente soggetta a questo disturbo.

Trattamento della displasia dell’anca

Lussazione dell'anca.

Lo scopo dei diversi trattamenti per la displasia dell’anca è ottenere, in modo rapido, una riduzione dell’anca in modo stabile e sicuro.

Dopo la riduzione e il ripristino della pressione concentrica della testa del femore all’interno dell’acetabolo, quest’ultimo si ossifica e si sviluppa nuovamente. È fondamentale agire in modo tempestivo in quanto nei primi due anni di vita, la displasia è in gran parte reversibile.

Tuttavia, il trattamento consigliato dipenderà da diversi fattori, per esempio se la dislocazione è tipica o si è generata durante lo sviluppo embrionale. Inoltre, si tiene conto dell’età e da quanto tempo è presente la lussazione.

Trattamento dalla nascita a sei mesi

Dopo la riduzione, la seconda fase del trattamento mira a preservare la posizione fisiologica. A questo scopo, vengono utilizzati diversi dispositivi, il più comune sono le bretelle di Pavlik.

Trattasi di una imbracatura dinamica che consente il movimento attivo dell’anca nella sede corretta. In questo modo, si permette il normale sviluppo dell’acetabolo e della testa del femore, mentre l’anca si muove.

La durata del trattamento varia a seconda del caso. Una volta completato il trattamento, le radiografie consentono di verificare se l’articolazione si sta sviluppando correttamente.

Trattamento da sei a diciotto mesi

Neonato con displasia della anca.

In questa fascia d’età, in genere si interviene chirurgicamente. Si procede con l’intervento quando il trattamento precedente non ha risolto la displasia dell’anca e nei casi di diagnosi tardiva. In ogni caso, lo scopo è sempre la riduzione concentrica della testa femorale.

Una volta raggiunto questo obiettivo, il secondo passaggio consiste nel mantenere la riduzione e migliorare la stabilità dell’anca. In questi casi può essere necessario eseguire delle osteotomie (sezione o taglio chirurgico di un osso). Ne esistono diversi tipi:

  • Innominata di Salter.
  • Femorale.
  • Acetabolare.
  • Doppia di Sutherland.
  • Triplice di Steel.
  • Tecniche di acetaboloplastica.

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Conclusioni

La displasia dell’anca interessa soprattutto la popolazione femminile. Si presenta alla nascita, motivo per cui è considerato un difetto congenito e colpisce in media un neonato su 1000.

Al giorno d’oggi è di facile trattamento. Pur così, quando la diagnosi è tardiva, i medici spesso scelgono di sottoporre il bambino a un intervento chirurgico.

Se nutrite dubbi in merito, non esitate a rivolgervi a un professionista affinché vi consigli il trattamento più appropriato per la vostra situazione.


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