Trattamento dell'erisipela

Per il trattamento di questa malattia della pelle si utilizza soprattutto la penicillina. Desiderate sapere perché? Continuate a leggere!
Trattamento dell'erisipela

Ultimo aggiornamento: 02 gennaio, 2021

È interessante sapere che oggi, in Francia, si parla di “dermoipodermite batterica“, per identificare l’erisipela, una malattia della pelle che non colpisce solamente il derma, ma anche i vasi linfatici sottostanti.

Nelle righe che seguono vi diremo di più su questa malattia, sulle sue possibili cause, il suo trattamento e altri aspetti interessanti. Prendete nota!

Che cos’è l’erisipela?

Come abbiamo detto in precedenza, l’erisipela è una malattia che colpisce il derma e i vasi linfatici sottostanti. La sua causa principale è costituita dallo Streptococcus pyogenes, un batterio gram-positivo. Questo batterio è lo stesso che provoca la faringite streptococcica.

La malattia colpisce generalmente la pelle delle gambe, anche se può coinvolgere altre aree, come, per esempio, il viso. Di conseguenza, ogni caso è differente.

Erisipela: gamba colpita da infezione batterica.

Secondo il Manuale MSD, questa malattia può essere ricorrente e causare un linfedema cronico. Per questa ragione, è indispensabile rivolgersi a un medico, così come ricorrere a un trattamento e tenere monitorata la malattia. Se quest’ultima non viene trattata in tempo, le complicazioni possono comprendere: tromboflebite, ascessi e cancrena.

Quali sono le sue cause?

Gli streptococchi beta-emolitici di gruppo A sono la causa più comune di questa malattia. In misura minore, a provocarla sono gli streptococchi dei gruppi G e C.

Quando i batteri penetrano nella barriera esterna della pelle (attraverso una ferita aperta, come un taglio o una piaga), si manifesta l’infezione.

Le malattie che provocano rottura della pelle, come il piede d’atleta (tinea pedis) e l’eczema, a volte possono favorire la formazione dell’ambiente ideale per l’erisipela. D’altra parte, l’infezione può manifestarsi anche quando il batterio si propaga nei dotti nasali.

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Quali sono i sintomi dell’erisipela?

I principali sintomi dell’erisipela sono i seguenti:

  • Brividi.
  • Malessere generale.
  • Febbre alta (che si presenta in maniera improvvisa).
  • Lesione cutanea, che tende ad assumere un colore rosso e presentare gonfiore, con un bordo elevato. Nell’area colpita possono presentarsi anche delle vescicole; inoltre, quando l’erisipela coinvolge la zona del viso, l’area infiammata di solito comprende il naso ed entrambe le guance.

L’erisipela comporta anche l’infiammazione delle ghiandole. Si tratta di un notevole fastidio per il paziente colpito da questa malattia, perché provoca un notevole dolore.

Trattamento dell’erisipela

La penicillina continua a rappresentare la prima scelta per il trattamento di questa malattia.

La penicillina somministrata per via orale o intramuscolare è sufficiente per la maggior parte dei casi di erisipela classica. La sua somministrazione deve durare 5 giorni; se però l’infezione non migliora, la durata del trattamento deve essere estesa.

Nel caso in cui il paziente sia allergico alla penicillina, è possibile utilizzare una cefalosporina di prima generazione. Le cefalosporine possono manifestare una reazione crociata con la penicillina. Per questa ragione devono essere utilizzate con attenzione, in pazienti con precedenti di allergia grave alla penicillina.

La clindamicina continua a costituire un’opzione terapeutica, anche se gli streptococchi di gruppo B sono resistenti a questa sostanza. Generalmente, la copertura da Staphylococcus aureus non è necessaria per le infezioni tipiche. Il suo impiego deve però essere preso in considerazione nel caso di pazienti che non migliorano con la penicillina o che presentano forme tipiche di erisipela, compresa l’erisipela bollosa.

Caricamento di una siringa.
La penicillina appartiene alla famiglia dei betalattamici (β-lattamici). La sua scoperta ha rappresentato un evento fi grande rilevanza per la medicina.

Altre opzioni terapeutiche

Alcuni studiosi ritengono che l’erisipela facciale vada trattata empiricamente con un antibiotico resistente alla penicillinasi, come la dicloxacilina o la nafcillina. Lo scopo è contrastare una possibile infezione da S. aureus, ma non si hanno prove a supporto.

La roxitromicina e la pristinamicina sono estremamente efficaci nel trattamento dell’erisipela. Diversi studi ne hanno dimostrato una maggiore efficacia e minori effetti collaterali rispetto alla penicillina.

La Food and Drugs Administration (FDA) degli Stati Uniti non ne ha approvato l’uso in territorio americano, anche se risultano usati in Europa.

La FDA ha approvato 3 antibiotici: l’oritavancina (Orbactiv), la dalbavancina (Dalvance) e il tedizolid (Sivextro) per il trattamento delle infezioni batteriche acute e della struttura cutanea.

Questi agenti sono attivi contro lo Staphylococcus aureus (inclusi i ceppi resistenti alla meticillina), lo Streptococcus pyogenes, lo Streptococcus agalactiae e lo Streptococcus anginosus, e altri.

Intervento chirurgico

L’intervento chirurgico si rende necessario quando l’erisipela ha avuto una progressione rapida e ha causato la morte del tessuto sano (necrosi). Può essere necessaria una operazione chirurgica per rimuovere il tessuto morto.

Anche se la maggior parte dei casi di erisipela si risolve senza complicazioni dopo la cura antibiotica adatta, il trattamento rapido rimane cruciale.

Intervento chirurgico.

Trattamento sintomatico del dolore e della febbre

Oltre alla somministrazione di antibiotici, la cura del paziente prevede l’impiego di:

  • Impacchi freddi.
  • Idratazione (ingestione orale, se possibile)
  • Sollevamento dell’arto colpito. Si raccomanda questo intervento per ridurre l’infiammazione e il dolore.
  • Bendaggi in soluzione fisiologica, da applicare alle lesioni ulcerate e necrotiche e che devono essere cambiati ogni 2 o 12 ore a seconda della gravità dell’infezione.

Si consiglia di ingerire una buona quantità di frutta (circa il 20% dei pasti consumati giornalmente), nonché una dieta che elimini del tutto fritture e carne. Al loro posto si consiglia di mangiare pesce e uova.

Questa dieta potrebbe dover essere seguita per sei mesi, con piccole pause, secondo il giudizio del medico curante.

 


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