Esport: perché si smette prima dei 24 anni?

Alcune carriere, soprattutto sportive, finiscono sorprendentemente presto, ma gli e-player sono in cima alla lista. In questo articolo, spieghiamo perché i professionisti degli eSport si ritirano prima dei 24 anni.
Esport: perché si smette prima dei 24 anni?

Ultimo aggiornamento: 04 settembre, 2021

Giovinezza e longevità sono concetti relativi nel mondo dello sport, ma negli eSport ancora di più. In questo articolo spieghiamo perché i gamer professionisti lasciano la carriera prima dei 24 anni.

In gran parte si deve alle intense condizioni fisiche che richiedono riflessi prontissimi e un estremo dispendio energetico per trascorrere ore e ore seduti davanti a uno schermo eseguendo un’infinità di combinazioni di gioco.

Le conseguenze dello stile di vita estenuante degli e-player, di fatto, si fanno sentire molto presto, nuocendo al rendimento fisico e mentale.

Inoltre, ogni modalità di gioco richiede specifiche destrezze (RPG, RTS, rail shooter), aprendo a fasce di età variabili. Ma ci sono altri motivi per cui i professionisti degli eSport lasciano la carriera così presto? Scopritelo in questo articolo!

Perché i giocatori di eSport si ritirano prima di 24 anni?

Tra i fattori che influenzano tale decisioni troviamo infortuni, perdita di riflessi, esaurimento mentale, affaticamento muscolare e il non raggiungimento del successo sperato. A seguire analizziamo ogni aspetto, punto per punto.

1. Lesioni invalidanti

Ebbene sì, anche i gamer sono soggetti a infortuni. Spalle, dita, polsi e schiena, sono le zone più colpite. E mentre alcuni disturbi fisici richiedono periodi di pausa medio-brevi; altri più complessi e ricorrenti costringono inevitabilmente i videogiocatori ad abbandonare la carriera.

È successo, ad esempio, a Thomas Paparatto, il quale si è ritirato dalle competizioni all’età di 25 anni a causa di gravi problemi ai pollici e ai polsi.

Seguendo questo ordine, i principali disturbi che colpiscono i giocatori sono: tendinite, sindrome del tunnel carpale, deviazioni nelle ossa della colonna vertebrale e sindrome compartimentale.

Eplayer con mal di schiena.
Le lunghe ore trascorse seduti contribuiscono a danneggiare la colonna vertebrale dei videogiocatori.

2. Perdita di riflessi

La perdita dei riflessi è un altro fattore che condiziona l’abbandono della carriera, anche prima dei 24 anni. Vi è, però, un dibattito aperto sulla questione, in quanto alcuni specialisti ritengono che la diminuzione dei riflessi si manifesti con più evidenza, solo dopo i 39 anni.

D’altro canto, sulla rivista Plos One è stato pubblicato uno studio in cui è stato coinvolto un campione di 3305 giocatori di StarCraft II, concludendo che la risposta massima in termini di movimento e velocità di reazione si esprime a 24 anni.

In seguito, inizia una graduale decadimento che porta al di sotto delle soglie richieste nelle competizioni ad alto livello.

3. Stanchezza mentale

Gli alti livelli di concentrazione prolungati per quasi 16 ore al giorno sono estremamente difficili da sostenere.

L’alto numero di partite e allenamenti sempre più complessi, sono alla base del ben noto esaurimento mentale. Senza dimenticare la pressione per il risultato, dato che si tratta di uno sport di competizione.

La saturazione emotiva e lo stress, riducono le prestazioni costringendo il giocatore a prendersi una pausa, spesso definitiva, per assumere altri ruoli nel mondo eSport.

4. Affaticamento muscolare

Oltre alla riduzione delle ore di sonno, i gamer professionisti sono esposti a sforzi muscolari eccessivi, che si concentrano spesso nella regione cervicale e lombare.

E nonostante l’ergonomicità delle sedie da gioco sia in continuo miglioramento, il fatto di stare seduti per così tante ore unito alla carenza di sonno porta inevitabilmente a soffrire di contratture muscolari.

5. Mancanza di successo

L’ultimo motivo per cui i giocatori di eSport si ritirano presto è legata al mancato raggiungimento del successo sperato. Solo in pochi traggono profitto dalle numerose ore di sforzi.

In tal senso, si stima che un buon numero di giocatori professionisti raggiunga una cifra pari a 10000 dollari all’anno. Ciò li porta a ricercare altre fonti di reddito, come ad esempio gli stream.

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eSport ed eccezioni

24 anni sembra essere l’età in cui i gamer professionisti iniziano a essere etichettati come “vecchi”, portando al ritiro.

Tuttavia, esistono alcune eccezioni, almeno per quanto riguarda due categorie di gioco: shooters e combattimenti. Tra i tiratori, l’età massima oscilla tra i 33 e i 37 anni. Nel combattimento, va dai 28 e ai 31 anni.

Ma a cosa è dovuta questa maggiore longevità? Principalmente al fatto che si tratta di giochi in cui l’esperienza e l’occhio analitico ricoprono un ruolo importante.

Le strategie cambiano, ma loro riescono a rimanere competitivi, dimostrando che si può essere campioni anche sopra i 30 anni. Tra i nomi dei “vecchi” più noti troviamo:

  • Carlos “Ocelote” Rodriguez.
  • Enrique “Xpeke” Cedeño.
  • Ken “SephirothKen” Hoang.
  • Ana “aNouC” Oliveras.
  • Brandon “Saintvicious” DiMarco.
Gamer che vince partita.
Il successo non è alla portata di tutti i giocatori, molti dei quali si vedono spesso costretti a rinunciare alla carriera per mancanza d’introiti.

ESport: come vivono i giocatori una volta abbandonata la carriera?

Non tutto termina con la fine della carriera per i gamers professionisti. L’esperienza acquisita in un periodo che pur apparendo breve e frenetico è ricco d’insegnamenti, apre a nuove opportunità.

Le opzioni in tal senso sono il mentoring dei giocatori in carriera, lo streaming di partite e la direzione di un team di giocatori. Senza contare gli ex giocatori dalla visione più ampia che accettano opportunità di lavoro come CEO.

In un mondo in continua evoluzione ed esposizione mediatica com’è quello dell’eSport, vedremo solo nei prossimi anni, se questa tendenza ad abbandonare la carriera da giovani continuerà o se si creeranno ulteriori condizioni per prolungare le loro carriere.


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