
Le tradizioni di capodanno nel mondo ci ricordano che ogni inizio è sacrosanto ed eterno. Lo festeggiavano già i nostri…
La febbre emorragica Crimea-Congo non è una nuova malattia, ma dopo i fatti di Settembre 2016, è sempre meglio essere informati e sapere il più possibile su questa patologia. È importante, per esempio, sapere che il contagio avviene solo per contatto diretto
La morte di un uomo di 62 anni a Madrid (Spagna), il 25 agosto del 2016, causata dalla febbre emorragica Crimea-Congo (CCHF), ha fatto scattare l’allarme in tutta l’Europa Occidentale.
La notizia si è diffusa rapidamente sui diversi mezzi di comunicazione e così, all’improvviso, ci ha fatto scoprire una malattia della quale quasi nessuno aveva mai sentito parlare.
Nonostante ciò, la febbre emorragica Crimea-Congo non è una nuova malattia e non è la prima volta che colpisce in Spagna.
È causata da un virus ed è altamente mortale ma, per restare tranquilli, bisogna specificare che il rischio di contatto è alquanto scarso.
Fino ad ora, in Europa sono stati registrati solo due casi: quello dell’uomo di 62 anni e quello dell’infermiera che lo ha curato, che per 21 giorni è rimasta in condizioni gravi e in isolamento in un reparto speciale per poter combattere questa malattia che si trasmette tramite le zecche.
Nonostante lo shock della notizia, gli esperti invitano la popolazione a mantenere la calma. Anche se molti hanno paragonato quest’infezione al virus Ebola, in realtà non bisogna arrivare a questi estremi infondati.
Prima di tutto, e per rimanere tranquilli, è necessario sapere che queste due malattie non hanno niente a che vedere l’una con l’altra. In questi casi, la cosa più importante è conoscere a fondo tutte le informazioni che abbiamo a disposizione per sapere come comportarsi.
Per questo motivo, oggi vogliamo condividere con voi le informazioni principali riguardo la febbre emorragica Crimea-Congo.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) la definisce un tipo di febbre emorragica e virale con un tasso di mortalità che può raggiungere un massimo del 40%.
Vi consigliamo di leggere anche: Allarme virus Zika: 10 cose che dovete sapere
Non c’è quindi pericolo di contagio per via aerea: il virus non viene trasmesso tramite l’aria, bensì attraverso i fluidi. Ciò spiega perché l’infermiera che si è presa cura del primo paziente infetto sia stata contagiata dal virus della febbre emorragica.
Dopo essere stati punti da una zecca o dopo essere entrati in contatto con il sangue di un animale infetto o altri fluidi, inizia un periodo d’incubazione di 3 giorni.
La mortalità, come abbiamo già detto, arriva a un massimo del 40%. Il decesso accade nella seconda settimana, ma in caso di miglioramento si iniziano a mostrare sintomi positivi già dal nono giorno.
Purtroppo, per ora non esiste nessuna cura in grado di prevenire la malattia. Nonostante ciò, sono pochi i casi in cui si sviluppa.
Vi consigliamo di leggere anche: 3 semplici ingredienti per preparare un potente rimedio antivirus
La risposta è NO. Proprio come dicono gli esperti, la febbre emorragica Crimea-Congo non si contagia facilmente e, inoltre, non è la prima volta che colpisce l’Europa Occidentale.
Bisogna anche ricordare che la febbre emorragica non è altamente contagiosa tra gli esseri umani e non si sviluppa in tutte le persone.
Nessuno è spesso in contatto diretto con secrezioni ed escrezioni corporee. Per questo motivo, il rischio più alto di sicuro lo corre chi lavora nella sanità o nelle fattorie, nei mattatoi, etc.
È comunque necessario mantenere la calma e, semplicemente, essere informati.
Dall’Ospedale Carlos III di Madrid, dove è stata ricoverata l’infermiera colpita dalla febbre emorragica, ci spiegano che questi virus rappresentano un rischio giornaliero che dobbiamo accettare.
I viaggi internazionali, l’importazione di animali e il nostro mondo così interconnesso in quanto a persone e beni costituiscono lo scenario perfetto per la proliferazione di agenti patogeni e infettivi che provengono da altri paesi.
Nonostante ciò, le autorità mediche sono pronte. Infatti, in Spagna per esempio, fino ad oggi sono stati rispettati tutti i protocolli medici e sono state controllate 190 persone con le quali i due pazienti sono entrati in contatto.
Vi consigliamo di leggere anche: Perché togliersi le scarpe quando si entra in casa?
Proprio come abbiamo detto all’inizio dell’articolo, non esiste ancora nessun vaccino per combattere questo virus. Nonostante ciò, è possibile curare la malattia.
I medici stanno usando un prodotto antivirus conosciuto come ribavirina per combattere questa infezione e i risultati ottenuti finora sono molto soddisfacenti.
La morte del primo paziente colpito può essere dovuta al suo stato di salute previo oppure ad un sistema immunitario più vulnerabile. Vi invitiamo quindi a mantenere la calma, a non temere questo virus, ma a mantenervi informarti.