Fibrillazione atriale: diagnosi e prevenzione

La fibrillazione atriale è una delle forme più frequenti di aritmia. Data l'alta incidenza, la diagnosi precoce è fondamentale.
Fibrillazione atriale: diagnosi e prevenzione

Ultimo aggiornamento: 06 aprile, 2021

La diagnosi di fibrillazione atriale viene formulata principalmente mediante elettrocardiogramma. È necessario condurre un esame estremamente preciso all’interno dei centri medici, in quanto esistono molte forme note di aritmia.

Una diagnosi corretta e precoce consentirà di affrontare al meglio al malattia, modificando le abitudini di vita e alimentari e stabilendo prontamente una terapia.

Nelle righe che seguono approfondiamo l’argomento.

Fibrillazione atriale: di cosa si tratta?

Fibrillazione atriale: cuore e polmoni.
Le aritmie sono alterazioni del ritmo cardiaco che influenzano il flusso sanguigno.

“Fibrillazione atriale” è un termine medico che si riferisce a un disturbo cardiaco per cui si produce un’alterazione dei segnali elettrici. Generalmente sono questi impulsi nervosi a controllare i movimenti di contrazione e rilassamento del cuore.

Secondo il portale specializzato MedlinePlus, questo disturbo potrebbe comportare l’aumento del rischio di soffrire di un attacco cerebrale, e chiarisce: “In molti pazienti, può causare anche dolore al petto, infarto o arresto cardiaco”.

Gli atri (le cavità superiori del cuore) si contraggono in modo irregolare e scoordinato con i ventricoli (le cavità inferiori di questo organo).

Tipi di fibrillazione atriale e categorie a rischio

Di solito questo disturbo interessa le persone di età superiore ai 65 anni. Tuttavia, esistono casi clinici che riguardano soggetti più giovani. Per di più, l’incidenza è maggiore negli uomini piuttosto che nelle donne, per cause ancora sconosciute. Inoltre, possiamo distinguere tra due tipi di fibrillazione atriale, in base alle seguenti caratteristiche:

  • Cronica. La fibrillazione dura nel tempo e necessita di una terapia per calmare i sintomi.
  • Parossistica. L’alterazione appare all’improvviso e i sintomi associati spariscono da soli.

In ogni caso, questo disturbo può avere gravi conseguenze. Tra i rischi più comuni vi sono l’infarto cerebrale e l’aritmia o alterazione del ritmo cardiaco.

Quali sono le possibili cause della fibrillazione atriale?

Fibrillazione atriale: defibrillatore.
La fibrillazione atriale può comparire in seguito a molteplici cause o essere associata all’età avanzata.

Al giorno d’oggi, le ricerche non sono ancora riuscite a identificare la precisa causa scatenante di questo disturbo. Tuttavia, sussistono una serie di condizioni mediche e di rischi che possono portare allo sviluppo della fibrillazione atriale. Tra questi si evidenziano:

  • Ipertiroidismo
  • Cardiopatie o malattie cardiache tra cui:
    • Pericardite, ovvero infiammazione del pericardio (strato sottile che avvolge e protegge il cuore)
    • Miocardite, ovvero infiammazione del miocardio (muscolo cardiaco)
    • Infarto del miocardio
    • Valvulopatia o cardiopatia valvolare
    • Lesioni derivanti da un intervento chirurgico al cuore
  • Fumo e consumo di alcol e/o droghe. Esistono anche alcuni farmaci che possono provocare danni cardiaci
  • Patologie dell’apparato respiratorio come la BPCO
  • Altre alterazioni, come l’apnea notturna

Come viene portata a termine la diagnosi della fibrillazione atriale?

Medico interpreta un elettrocardiogramma.

Per formulare la diagnosi di fibrillazione atriale, l’équipe medica eseguirà una serie di test. In questo modo sarà in grado di escludere altre alterazioni con caratteristiche simili. Tra gli esami strumentali più frequenti troviamo:

Elettrocardiogramma o ECG

Dei dispositivi chiamati elettrodi vengono posizionati sul petto e sulle braccia del paziente. Questi apparecchi sono progettati per rilevare l’attività elettrica del cuore, che viene poi tradotta in una rappresentazione grafica degli impulsi.

È uno dei principali esami diagnostici per la fibrillazione atriale. Può anche essere eseguito sotto forma di:

  • Holter cardiaco: è un ECG portatile che registra l’attività cardiaca del paziente per 24 ore o più.
  • Registratore di eventi: in questo caso il paziente attiva il dispositivo quando accusa i sintomi della tachicardia. Così può monitorare in tempo reale e semplice l’alterazione. A differenza dell’Holter, il monitoraggio avviene per diverse settimane o addirittura mesi.

Ecocardiogramma

In questo tipo di esame lo specialista proietta una serie di ultrasuoni attraverso una sonda (trasduttore) sul torace del paziente. Le onde raggiungono il cuore e rimbalzano nella cavità toracica. Dall’elaborazione del segnale riflesso, appare sul monitor un’immagine dal vivo del cuore del paziente.

Questa procedura è chiamata ecocardiogramma transtoracico. Tuttavia, il trasduttore collegato a un tubo flessibile può anche essere introdotto per bocca. In questo caso si parla di ecocardiogramma transesofageo. L’esame viene eseguito una volta raggiunto l’esofago, ottenendo dettagli molto più precisi.

In questo modo, gli specialisti possono verificare la struttura del cuore e la presenza di eventuali coaguli: di conseguenza, può costituire un esame conclusivo per la formulazione di una diagnosi di fibrillazione atriale.

Cardioalianza segnala che l’Holter o elettrocardiogramma dinamico “è basato su un elettrocardiogramma che registra il funzionamento del cuore per 24 o 48 ore, mentre vengono svolte le attività abituali. In questo modo è possibile identificare episodi di fibrillazione atriale di breve durata o asintomatici”.

Altri metodi per diagnosticare la fibrillazione atriale

  • Radiografia del torace. Viene effettuata per verificare le condizioni di cuore e polmoni.
  • Prova da sforzo. Il paziente svolge una breve attività fisica mentre lo specialista interpreta la risposta cardiaca.
  • Esami di routine. Di solito vengono prescritte delle analisi del sangue per escludere patologie preesistenti. Ad esempio, nel caso di ipertiroidismo (aumento dei livelli degli ormoni tiroidei nel sangue). Inoltre, possono essere richiesti altri esami per verificare l’eventuale presenza di una malattia respiratoria (di solito, BPCO).

È di fondamentale importanza che il paziente metta in pratica le raccomandazioni fornite dal suo medico e che, di fronte a qualunque dubbio possa nutrire, si rivolga al professionista prima di adottare qualunque cambiamento nello stile di vita.


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