Aritmie: definizione e tipologie

Le alterazioni del ritmo e della frequenza cardiaca sono abbastanza frequenti tra la popolazione. Fortunatamente in molti casi non suppongono nessun tipo di problema.
Aritmie: definizione e tipologie
José Gerardo Rosciano Paganelli

Scritto e verificato il dottore José Gerardo Rosciano Paganelli.

Ultimo aggiornamento: 14 febbraio, 2019

Un’aritmia è un’alterazione che non ha una giustificazione fisiologica ma che danneggia sia la frequenza che il ritmo cardiaco. Ricordiamo che la frequenza si riferisce al numero di battiti per minuto e che il ritmo può essere regolare o irregolare. Dunque le aritmie sono disturbi che danneggiano la frequenza o il ritmo cardiaco.

Se la frequenza cardiaca aumenta perché siamo nervosi per qualche ragione particolare, non si tratta di un qualcosa di patologico. Semplicemente la frequenza aumenta a causa della tensione che proviamo in quel determinato momento. Ad esempio ciò avviene quando ci troviamo di fronte a una minaccia.

Se invece le alterazioni si producono “senza motivo”, ovvero quando non c’è una ragione tangibile per l’aumento della frequenza, allora potrebbe trattarsi di qualcosa di patologico. In tali casi si ricorre al medico in cerca di una diagnosi esaustiva.

Pertanto, le aritmie possono verificarsi a causa di un aumento o di una diminuzione della frequenza dovuti ad alterazioni del normale ritmo del cuore.

Le aritmie sono causate da:

  • Disturbi nella generazione dei battiti.
  • Alterazioni dei battiti.
  • Una combinazione di entrambi i precedenti fattori.

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Tachiaritmie

Una tachiaritmia è una successione di almeno tre battiti a una frequenza superiore a 100 battiti al minuto.

A seconda del punto in cui si originano, si suddividono in:

  • Sopraventricolari: l’origine si trova al di sopra del fascio di His. Nell’elettrocardiogramma compaiono complessi QRS stretti (< 0.12 sec).
  • Ventricolari: l’origine si trova al di sotto del fascio di His. Nell’elettrocardiogramma compaiono complessi QRS larghi (> 0.12 sec)

Extrasistoli

Extrasistoli

L’extrasistoli avviene come conseguenza della presenza di un fuoco ectopico nel padiglione auricolare. Si produce una depolarizzazione anticipata, dunque aumenta il battito.

Dopo il battito ectopico c’è una breve pausa, seguita da un battito normale.

L’extrasistoli aurico-ventricolare si verifica a causa della comparsa di un impulso a livello del nodulo aurico-ventricolare. Di conseguenza si attivano in maniera retrograda le auricole e in modo normale i ventricoli.

Dopo il battito ectopico si produce una pausa compensatrice, seguita da un battito normale.

Le extrasistoli sono molto frequenti. In effetti sono il tipo di aritmie più frequenti. Di solito non suppongono nessun tipo di problema e non richiedono nessun trattamento.

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Tachicardie

  1. La tachicardia sinusale. Si tratta di una risposta normale a molte situazioni, come l’esercizio, l’ansia, il dolore, la febbre, il consumo di caffeina, ecc. Non è necessario trattare specificamente la tachicardia, ma solo la causa che la produce.
    In una tachicardia sinusale la frequenza dei battiti semplicemente aumenta. In tal caso si originano nel nodo sinusale, il nostro vero “pacemaker”, ma a una frequenza superiore a 100 battiti al minuto.
  2. La tachicardia atriale. È quella che si conosce come “fenomeno del riscaldamento”. Si origina in un fuoco ectopico auricolare cui frequenza è superiore alla norma. Ciò fa in modo che il focus normale si inibisca e che il focus ectopico “prenda il controllo” producendo i battiti. Ha un tracciato molto caratteristico.
    La frequenza cardiaca aumenta in maniera progressiva fino a raggiungere un massimo e diminuisce di nuovo progressivamente. Viene trattata con betabloccanti o con calcioantagonisti.
  3. Tachicardia ventricolare. La sua origine risiede in un focus ectopico ubicato sotto il fascio di His. La principale causa della comparsa di una tachicardia ventricolare è un infarto del miocardio antico.

Fibrillazione auricolare

Diastole e sistole

La fibrillazione auricolare è il tipo di aritmia più frequente dopo l’extrasistoli.

È caratterizzata da un ritmo più veloce, disorganizzato e non sincronizzato che provoca contrazioni auricolari inefficaci. Dato che le auricole non si contraggono come dovrebbero, il sangue ristagna al loro interno.

  • La stasi del sangue fa aumentare il rischio di formazione di trombi e, dunque, il rischio di embolia. Infatti, la fibrillazione auricolare (FA) è la prima causa di embolia (embolia polmonare, ictus cerebrale…)
  • Non riempendosi correttamente i ventricoli, la quantità di sangue che il cuore pompa diminuisce.
  • Dato che il sangue si accumula nelle auricole, la pressione al loro interno aumenta al di sopra dei livelli normali. Ciò può portare alla comparsa di un edema polmonare.

Il trattamento ha l’obiettivo di:

  • Tornare al ritmo sinusale e frenare i ventricoli.
  • Prevenire le embolie.
  • Prevenire la comparsa di nuovi episodi di aritmie.

Il ritmo sinusale si ottiene tramite cardioversione, sia elettrica che farmacologica. Controllato il ritmo, si somministrano betabloccanti per mantenere sotto controllo la frequenza.

La prevenzione delle embolie si realizza somministrando anticoagulati e antiaggreganti.

FIBRILLAZIONE VENTRICOLARE

La fibrillazione ventricolare è il risultato, normalmente, di una tachicardia ventricolare veloce e ripetitiva. Compare dunque un ritmo disorganizzato, veloce e completamente inefficace che porta all’asistolia e alla morte in pochi minuti.

Il tempo è fondamentale. Se non si ha a disposizione un defibrillatore, è necessario iniziare la RCP manuale finché non ci si dota dello strumento. È necessaria una defibrillazione elettrica immediata per poter evitare la morte del paziente.

Bradiaritmie

BRADICARDIA SINUSALE: SINDROME DEL NODO DEL SENO

Stetoscopio

Si produce una diminuzione della frequenza cardiaca che arriva al di sotto di 60 battiti, a causa dell’alterazione del nodo seno-atriale, “il pacemaker cardiaco”. Il danno a tale nodo può esser dovuto a:

  • Ischemia.
  • Danno farmacologico.
  • Malattia di Chagas.
  • Alcune malattie sistemiche come l’ipotiroidismo.

Attualmente la bradicardia sinusale è la seconda causa più frequente di impianto di pacemaker.

BLOCCO ATRIO-VENTRICOLARE

Si produce un ritardo nella trasmissione dell’impulso elettrico tra le auricole e i ventricoli.

Queste aritmie vengono classificate in base al grado di gravità, dal primo fino al terzo:

  • Blocco di primo grado: diminuisce la velocità di trasmissione degli impulsi, ma non si bloccano.
  • Blocco di terzo grado: tutti gli impulsi elettrici si bloccano. Si “sconnettono” le auricole dai ventricoli. I sintomi dipendono dalla messa in moto di un “ritmo di fuga”. Consiste nella produzione di battiti in un punto al di sotto del blocco che permette di far andare avanti il ciclo cardiaco. È necessario l’impianto di un pacemaker.
  • Blocco di secondo grado: una parte degli impulsi si bloccano e un’altra no. Ne esistono due tipi, il blocco tipo 1, Mobitz 1 o di Wenckebach, e blocco tipo 2 o Mobitz 2.

1. TIPO UNO: la velocità di conduzione diminuisce in modo progressivo finché la trasmissione di uno o vari di essi non si blocca. Successivamente si recupera il ritmo normale. Viene considerato benigno ed è asintomatico.

2. TIPO DUE: il blocco compare improvvisamente. È meno frequente ma è anche più grave, in quanto può derivare in un blocco completo. Tale blocco può seguire una sequenza determinata o variare. Di solito richiede l’impianto di un pacemaker.


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