Il disturbo selettivo dell’alimentazione

Sapevate che la mancanza di nutrienti potrebbe compromettere lo sviluppo fisico e cognitivo del bambino? In questo articolo spieghiamo tutto quello che dovreste sapere sull'argomento.

Ragazza con il disturbo selettivo della alimentazione.

Il disturbo selettivo dell’alimentazione è un problema di salute mentale. Una persona ne è colpita quando nella sua dieta regolare non esiste varietà di alimenti, al contrario è presente un rifiuto nei confronti dell’introduzione di nuovi cibi.

Affinché tale problema possa essere classificato come un disturbo vero e proprio, la persona deve aver consumato meno di dieci alimenti diversi per un periodo di almeno due anni.

Quando questi requisiti vengono soddisfatti, ci troviamo di fronte alla patologia che nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali è catalogata con il suo nome in lingua inglese Avoidant/Restrictive Food Intake Disorder (ARFIV).

Il disturbo selettivo dell’alimentazione e il suo rapporto con altri disturbi

Il disturbo selettivo dell’alimentazione può essere la porta di ingresso per altri disturbi dell’alimentazione, come:

  • Anoressia: dimagrimento provocato dal soggetto anche in presenza di basso peso corporeo. Si deve a un timore sproporzionato di ingrassare.
  • Bulimia: comportamenti impulsivi chiamati “abbuffate”, ovvero grandi ingestioni di cibo in un breve lasso di tempo, che viene poi espulso attraverso meccanismi innaturali come il vomito indotto.
  • Ortoressia: è l’ossessione per il consumo esclusivo di cibi considerati sani dal soggetto; è caratterizzata da una costante preoccupazione per il menu.
  • Vigoressia: è l’ossessione patologica per il mantenimento di un corpo muscoloso. Per raggiungere questo obiettivo, la persona si allena in eccesso e altera oltre ogni limite la propria dieta.

Chi viene colpito dal disturbo selettivo dell’alimentazione?

Sebbene questo disturbo possa presentarsi in qualunque fase della vita e colpire qualunque individuo, alcune categorie si mostrano più inclini. Le categorie più colpite sono i bambini e gli sportivi. Li descriviamo in dettaglio.

Il disturbo selettivo dell’alimentazione nel bambino

Disturbo da alimentazione selettiva: bambino che rifiuta il cibo.
Il disturbo selettivo dell’alimentazione si manifesta di frequente durante l’infanzia. Nei bambini di età inferiore ai 6 anni presenta una prevalenza di circa il 15%.

I genitori sanno bene che introdurre nuovi cibi nella dieta dei bambini è un’impresa difficile. Ciò si deve alla cosiddetta neofobia alimentare, ovvero la paura di provare nuovi alimenti.

Secondo quanto esposto in uno studio dell’Università dei Paesi Baschi (Spagna), questo rifiuto si sviluppa generalmente tra i due e i sei anni di età e rappresenta un fenomeno del tutto normale, che fa parte del processo di crescita e sviluppo. Si tratta di un comportamento che è assolutamente lecito aspettarsi in età prescolare.

Quando si manifesta in misura estrema, tuttavia, si parla di disturbo selettivo dell’alimentazione nel bambino. Rappresenta il 15% circa delle patologie in età inferiore ai sei anni e i casi sono più frequenti tra le femmine in un rapporto di 4:1.

Spesso i genitori insistono nel tentativo di far accettare i nuovi alimenti al bambino, ottenendo però un effetto controproducente; ne consegue che il piccolo entrano in un circolo ansioso che stimola ulteriormente la patologia.

Il disturbo selettivo dell’alimentazione durante l’infanzia è stato associato a precisi tratti della personalità che persisterebbero nell’età adulta:

  • Paura sociale
  • Scarsa adattabilità ai cambiamenti
  • Disturbi ossessivo-compulsivi
  • Ansia

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Il disturbo selettivo dell’alimentazione negli sportivi

Quando si diventa atleti professionisti o ci si dedica allo sport con maggiore frequenza, si corre il rischio di diventarne ossessionati. Questa ossessione può diventare evidente nella dieta, soprattutto se lo sportivo desidera aumentare il proprio volume muscolare o raggiungere il massimo rendimento a qualunque costo.

In questi casi è comune consumare solo proteine oppure seguire la dieta del pollo e del tonno nei tre pasti principali quotidiani, con alternanza di pasta.

La scarsa varietà obbliga il metabolismo a lavorare in maniera atipica. A lungo termine, questo fenomeno risulta pericoloso, perché può causare sindromi metaboliche che, con il passare degli anni, diventeranno evidenti.

Ragazza sportiva che fa colazione.
La dieta delle persone sportive è a volte troppo restrittiva. Ciò, a sua volta, ha delle conseguenze per la salute, a medio e a lungo termine.

Le conseguenze

La mancanza dei nutrienti necessari ha gravi conseguenze per l’organismo umano. I macronutrienti e i micronutrienti sono fondamentali affinché le cellule e i tessuti dell’organismo possano lavorare, svilupparsi, crescere e ripararsi.

Deficit di minima entità possono compromettere il processo di cicatrizzazione, secondo quanto affermato in uno studio spagnolo. I bambini che si trovano nella fase della crescita non sono necessariamente sottopeso, ma è possibile che presentino una bassa statura associata al deficit.

Da parte sua, come afferma la ricerca condotta dall’Istituto di Neurologia e Neurochirurgia dell’Avana (Cuba), il sistema nervoso dei bambini è particolarmente sensibile a questa patologia.

Può manifestarsi, di fatto, una sostanziale differenza di coefficiente intellettivo tra i bambini con il disturbo selettivo dell’alimentazione e quelli che non ne soffrono. Naturalmente, il rendimento scolastico risulta compromesso.

Non di minor conto è l’ingerenza sociale associata a questo disturbo. Le persone affette dal disturbo selettivo dell’alimentazione evitano di partecipare a eventi sociali nei quali è presente del cibo (per esempio, feste di compleanno).

Sanno che si troveranno esposti a situazioni di questo tipo. Di conseguenza, si isolano ulteriormente e trascorrono più tempo da soli rendendo difficile ricevere aiuto dall’esterno.

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È fondamentale chiedere aiuto psicologico

Quando la presenza della sindrome è ormai consolidata, le buone intenzioni delle persone care non sono sufficienti per correggere la dieta. Questi tentativi sono probabilmente destinati al fallimento in assenza di un’assistenza adeguata.

Si tratta di un problema di salute mentale che, in quanto tale, richiede l’intervento di professionisti specializzati. In numerose occasioni si tratta di una combinazione di disturbi, di conseguenza è fondamentale una consulenza psicologica o psichiatrica in grado di definire il quadro complessivo.

Bibliografia

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