
I denti da latte si formano durante la prima infanzia dell’essere umano. Sono anche chiamati denti temporanei, perché saranno sostituiti…
Anche se può sembrarci il modo migliore di prendersi cura dei nostri figli, in realtà l'ipereducazione può portarli a diventare persone insicure e con eccessivi livelli di autocritica.
Possiamo definire l’ipereducazione come l’attenzione eccessiva riservata ai figli. Forse a qualcuno può sembrare solo un modo di mettere in dubbio il modo in cui educhiamo i nostri piccoli.
In fin dei conti, perché mai non dovremmo porre tutta la nostra attenzione nell’educazione dei nostri figli? Qual è il limite? Tutti i bambini hanno bisogno dell’affetto e dell’attenzione continua dei loro genitori. Ecco perché, a volte, è difficile capire quale sia il limite.
Ebbene, in realtà questo limite si trova proprio in quella sottile frontiera oltre la quale non si permette la crescita personale dei nostri figli e si cade nella tossicità emotiva.
Perché l’educazione non è controllo, non significa asfissiare e tarpare le ali a quei bambini che domani dovranno essere adulti capaci di prendere decisioni ed essere responsabili delle loro vite.
Il termine “iper-educazione” comporta anche altre implicazioni che dobbiamo conoscere.
La cosa più curiosa di questo tipo di comportamento e di approccio educativo è che i genitori interferiscono molto in ogni aspetto della vita dei propri figli: scuola, sport, passioni, alimentazione, amicizie…
Sono “iperpresenti”, pensano di agire come i migliori genitori del mondo e che questo sia il miglior modo di educare i figli. Tuttavia, l’equilibrio emotivo e personale dei bambini dista molto dall’essere il riflesso della felicità.
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I genitori hanno interiorizzato quello che per loro è l’ideale del bambino perfetto e, come se non bastasse, in questa sfera includono se stessi come imprescindibili figure di riferimento.
Tuttavia, man mano che passa il tempo, si accorgono che i loro figli non si adeguano a questo ideale e a quel punto compare la delusione.
Quando il bambino percepisce questa delusione nello sguardo dei genitori, comincia a provare sentimenti negativi causati dalla sensazione di fallimento ed inferiorità.
Secondo uno studio portato a termine dall’Università di Queen, Ontario (Canada), una delle conseguenze più gravi dell’ipereducazione è che i bambini tra i 7 e i 12 anni sanno appena cosa significhi giocare all’aria aperta o interagire con gli amici. Sono bambini infelici.
Sappiamo che crescere un figlio significa, innanzitutto, proteggere, ma questa protezione deve essere basata sui seguenti aspetti.
Proteggiamo i bambini affinché non cadano, affinché scelgano il cammino corretto, ma lo scopo deve essere sempre quella di promuovere il fatto che abbiano una voce propria e, soprattutto, che possano commettere i propri errori per imparare da essi.
L’attaccamento e la forza del vincolo è indispensabile, soprattutto durante i primi anni di vita dei nostri figli. Tuttavia, a partire dai 7 o 8 anni, i bambini matureranno in modo netto.
Dobbiamo fomentare un apprendimento basato sull’esperienza, non sull’ipereducazione che frena la voce dei bambini e che stabilisce obiettivi ideali che nessuno può realizzare. Vale la pena tenerlo in considerazione.