L'OMS riunisce più di 300 scienziati per cercare di prevenire future pandemie

Un gruppo di scienziati convocati dall'OMS ha il compito di aggiornare l'elenco degli agenti patogeni prioritari che potrebbero causare nuove epidemie e pandemie. Scoprite tutti i dettagli del convegno qui.
L'OMS riunisce più di 300 scienziati per cercare di prevenire future pandemie
Leonardo Biolatto

Revisionato e approvato da il dottore Leonardo Biolatto.

Ultimo aggiornamento: 05 febbraio, 2023

L’agenzia di stampa dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) ha annunciato, attraverso un comunicato, che l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha convocato più di 300 scienziati per identificare gli agenti patogeni in grado di scatenare nuove e future pandemie.

A loro il compito di esaminare ciò che si sa finora sulle oltre 25 famiglie di virus e batteri potenzialmente pericolosi. Il progetto rientra nell’ambito della cosiddetta “malattia X“. Questa è la denominazione ipotetica per qualsiasi patologia che avrebbe una portata globale sotto forma di epidemia.

Su cosa verte questo progetto scientifico dell’OMS?

Secondo il documento pubblicato venerdì 18 novembre 2022, l‘OMS ha chiesto a questi scienziati di valutare le prove disponibili su 25 diverse famiglie di virus e batteri. Lo scopo è che, sulla base delle loro scoperte, siano in grado di fornire nuove informazioni utili per affrontare future pandemie.

Il progetto – di portata mondiale – mira ad aggiornare l’elenco dei patogeni prioritari che potrebbero causare epidemie. All’interno di questa lista c’è una voce che desta molta preoccupazione, ma è solo un nome generico: malattia X. Sarebbe qualsiasi agente patogeno prioritario che richiede indagini rapide per l’elevato numero di incognite nel mezzo di un’epidemia internazionale.

Una breve lista di agenti patogeni pericolosi fu pubblicata per la prima volta nel 2017. Comprendeva i coronavirus. Inoltre, erano presenti Ebola, febbre di Lassa, sindrome respiratoria mediorientale (MERS) e sindrome respiratoria acuta grave (SARS), tra le altre.

È essenziale concentrarsi su agenti patogeni e famiglie di virus prioritari, in modo da poterli studiare e sviluppare le contromisure necessarie per una risposta rapida ed efficace a epidemie e pandemie. Senza i significativi investimenti in ricerca e sviluppo effettuati prima della pandemia COVID-19, non sarebbe stato possibile sviluppare vaccini sicuri ed efficaci in tempi record.

~ Michael Ryan, direttore esecutivo del Programma per le emergenze sanitarie dell’OMS. ~

Coronavirus.
I coronavirus facevano parte dell’elenco degli agenti patogeni pericolosi prima della pandemia di COVID-19.

Questa la tabella di marcia che seguiranno gli oltre 300 scienziati

Il processo di aggiornamento dell’elenco dei patogeni prioritari include criteri scientifici e di sanità pubblica. Allo stesso modo, ne considera altri relativi all’impatto socioeconomico, all’accesso e all’equità.

Sulla base di questi criteri, verranno elaborate tabelle di marcia per la ricerca e sviluppo di microrganismi identificati come pericolosi a breve termine. Il documento delinea le attuali lacune delle conoscenze e le aree di ricerca da non trascurare.

Di grande valore è il fatto che, sulla base dei risultati forniti dal team di scienziati dell’OMS, verranno determinate le specifiche auspicate per i vaccini, i trattamenti e i test diagnostici.

Questo progetto di R&S (ricerca e sviluppo) dell’OMS sulle epidemie cercherà anche di catalogare, riassumere e facilitare gli studi clinici necessari per ottenere tali prodotti. Allo stesso tempo, si sta valutando la possibilità di estendere le attività alle questioni etiche e normative.

Secondo quanto annunciato, la lista dovrebbe essere pubblicata dopo un’accurata revisione, nel corso del primo trimestre del 2023. La prima versione sarà consegnata in lingua inglese.

Al via il trattato dell’OMS sulle pandemie

Un terzo incontro per redigere e negoziare una convenzione dell’OMS o un altro accordo internazionale per prepararsi e fornire una risposta unificata alle pandemie si terrà il 5-7 dicembre di quest’anno.

L’obiettivo è quello di definire un percorso e delle norme che consentano alle nazioni di prepararsi e rispondere alle minacce future. Il rapporto sullo stato di avanzamento di questo processo sarà presentato agli Stati membri dell’OMS il prossimo anno. Per quanto riguarda il documento finale, sarà presentato per l’esame nel 2024.

 

A questo proposito, il Panel for a Global Public Health Convention (una coalizione indipendente di statisti e leader) ha osservato che, per prevenire le pandemie, il mondo ha bisogno di una nuova Convenzione Quadro sulla preparazione e la risposta alle pandemie con disposizioni vincolanti.

La natura vincolante cerca di fornire l’autorità per il coordinamento di una risposta globale alle pandemie. A loro volta, verrebbero proposti meccanismi di verifica e di conformità unanime.

Vaccini per le pandemie.
Secondo il Gruppo di esperti per una convenzione globale sulla salute pubblica, è urgente che il trattato dell’OMS sulle pandemie sia pronto e vincolante.

Secondo gli esperti la protezione della fauna selvatica è fondamentale

Sebbene l’OMS non abbia annunciato nulla in merito all’influenza della fauna selvatica, gli esperti sottolineano che la sua protezione è un imperativo per prevenire future pandemie. Ad esempio, uno studio recente ha rilevato che la deforestazione in Australia ha causato il passaggio di un virus respiratorio mortale dai pipistrelli della frutta agli esseri umani.

Secondo il documento, il contatto tra uomo e animali selvatici, dovuto all’invasione dei loro habitat naturali, è causa di diverse epidemie. Anche le carenze alimentari causate dal fenomeno El Niño nella stessa area sono considerate un fattore scatenante.

Gli esperti coinvolti nella scoperta hanno indicato che i pipistrelli volpi volanti sono il serbatoio naturale del virus hendra. Questo agente patogeno si è trasferito ai cavalli e poi agli esseri umani. Il virus hendra provoca una grave infezione respiratoria che ha riportato un tasso di mortalità del 75% nei cavalli e del 57% negli esseri umani.

Questi risultati dimostrano che il legame tra ambiente, società umana e microrganismi è intimo. Un piccolo squilibrio può essere sufficiente a provocare un’epidemia.


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