Le prove allergologiche vengono eseguite con l’intenzione di scoprire se una persona è allergica e a quali sostanze in particolare. Ciò consente alla persona di conoscere le sostanze a cui è allergica ed evitarle.
Le allergie sono un problema di salute sempre più comune. Si stima infatti che colpiscano circa il 40-50% della popolazione. Sebbene molte persone associno sempre le allergie a sintomi respiratori, come gli starnuti, non è così.
Una persona può essere allergica praticamente a qualsiasi cosa. Si tratta di una condizione per cui il nostro sistema immunitario reagisce in modo eccessivo a una sostanza, come se fosse pericolosa pur non essendolo.
Le allergie più comuni sono ai pollini o agli acari, legate a sintomi tipici come la rinite. Tuttavia, esistono molti tipi di allergie: a cibi, farmaci, piante e così via.
A causa di ciò, le prove allergologiche sono diventate fondamentali, soprattutto in pediatria. In questo articolo spieghiamo in cosa consistono e i diversi tipi.
Prove allergologiche: test cutanei
I test allergologici solitamente vengono eseguiti sulla base della storia clinica del paziente. In altre parole, il paziente deve comunicare al medico i suoi sospetti in merito alle sostanze che sembrano causargli una qualche reazione.
I test cutanei consistono nell’applicare piccoli campioni di sostanze che spesso provocano allergie sulla pelle. Sono i cosiddetti “allergeni”. Queste aree vengono quindi esaminate in un secondo momento.
Ecco che è importante parlare con il medico per guidarlo a provare una sostanza specifica o un’altra. Ad esempio, se pensate di essere allergici a un metallo, come il nichel, che di solito è presente nei bottoni dei vestiti, il medico proverà con quello o simili.
Per eseguire i test cutanei, è anche importante informare il medico se si assumono farmaci. Normalmente, vengono eseguiti nell’ambulatorio medico.
Per prima cosa, una goccia contenente il sospetto allergene viene posta sulla pelle. Successivamente, la pelle viene leggermente punta in modo che la sostanza vi penetri all’interno. Quindi, si attendono circa 20-40 minuti.
Trascorso questo lasso di tempo, si osserva la pelle. Il risultato è considerato positivo quando c’è gonfiore, arrossamento e/o prurito. In tal caso, il paziente sarebbe allergico a quella sostanza.
Molti studi affermano che queste prove allergologiche, chiamati anche prick test, sono molto efficaci. In effetti, gli studi indicano che il valore predittivo di questi test è intorno al 95%.
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Altre prove allergologiche
Sebbene i test cutanei siano i più utilizzati, esistono anche altre prove allergologiche che presentano diversi vantaggi e svantaggi. Per esempio, può essere diagnosticato mediante un esame del sangue.
Analisi del sangue
Si può ricorrere anche alle analisi del sangue per rilevare un’allergia. Questo perché nel sangue si possono cercare anticorpi che compaiono specificamente in caso di allergia. Tuttavia, gli esami ematici sono spesso aspecifici e non riportano a quale sostanza si è allergici, ma solo la condizione di allergia.
Tuttavia, è un test che richiede più tempo ed è meno sensibile dei test cutanei. Allo stesso tempo, è un’opzione meno “rischiosa”.
I test cutanei di solito non sono complicati e i rischi sono molto bassi. Ma ci sono alcuni pazienti che hanno un’allergia molto forte perché sono molto sensibilizzati e possono avere problemi con questo test.
Ad esempio, è il caso di coloro che hanno un episodio di allergia difficile quando devono essere testati. Un paziente con asma, orticaria acuta o rinite allergica molto grave, è preferibile evitare i test cutanei.
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In conclusione
I test allergologici sono molto utili oggi, poiché l’incidenza di questa malattia non smette di aumentare ogni anno. Inoltre, non comportano molti rischi e consentono una corretta diagnosi, il più delle volte.
Bibliografia
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