
La disgrafia è un disturbo neurologico che complica l’abilità di scrittura in tutte le sue forme, ovvero a mano, dattilografia e ortografia. Si stima che dal 5% al 20% dei giovani studenti hanno un deficit della scrittura, ma si ignora…
La comunicazione è alla base di tutti i grandi progressi compiuti dall'essere umano, eppure non tutti sono in grado di sviluppare interamente questa abilità. Oggi vi raccontiamo qualcosa in più sui ritardi del linguaggio che possono emergere durante l'infanzia.
Fin dalla nascita, iniziamo a comunicare tramite sorrisi e pianti. A mano a mano che cresciamo, aggiungiamo gesti e suoni, fino a pronunciare le prime parole. Ciononostante, non sono pochi i bambini che fanno fatica a esprimersi e a farsi capire a causa di un ritardo del linguaggio.
I disturbi legati alla comunicazione possono determinare le interazioni, il carattere e l’apprendimento del bambino. Secondo il dipartimento della salute dell’Università del Michigan, tra il 5 e il 10% della popolazione infantile è affetta da un qualche tipo di ritardo del linguaggio. Scopriamo di più.
Esistono due tipi di ritardo del linguaggio: il ritardo recettivo, che fa riferimento alla difficoltà di comprendere ciò che viene comunicato, e il ritardo espressivo ossia la difficoltà di comunicare a parole. In molti casi i due tipi sono combinati.
A volte può essere necessario diverso tempo pima di scoprire che il bambino ha difficoltà di comprensione e comunicazione. Alcuni sintomi abbastanza evidenti possono fungere da campanello d’allarme:
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I disturbi legati alla comunicazione di norma sono di natura cerebrale, ma il ritardo di linguaggio può dipendere anche da un deficit fisico, problemi di adattamento sociale o a difficoltà di apprendimento. Le cause principali sono:
Non è sempre facile sapere se il ritardo nell’uso della parola sia il prodotto di una delle condizioni sopraelencate o se si tratta di una fase passeggera. Se il bambino non rispetta i normali cicli di comunicazione, bisogna consultare il pediatra. Una diagnosi precoce può portare a una rapida soluzione del problema.
A seconda della causa, il paziente verrà seguito da un audiologo, un logopedista, uno psicologo o persino un assistente sociale. La soluzione migliore è affidarsi a uno staff multidisciplinare che possa stimolare il bambino sotto diversi punti di vista.
La partecipazione della famiglia è indispensabile per il buon esito di qualsiasi terapia. Che si tratti di stimolare il linguaggio o di stabilire forme di comunicazione non orali, i genitori devono essere coinvolti nell’intero inter.
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Fin dalla nascita i bambini assorbono tutto quello che si presenta attorno a loro. Il senso dell’udito è uno dei primi punti di riferimento dell’essere umano, persino quando si trova ancora nel ventre materno. Dopo le 18 settimane di vita, il piccolo avverte i primi suoni e tra la venticinquesima e la ventiseiesima settimana risponde alle voci con i movimenti.
Si consiglia di parlare sin da subito ai propri figli, addirittura prima che nascano. Offrire stimoli diversi durante la crescita favorirà un rapido sviluppo delle loro abilità comunicative. Ricordate di:
Infine, se sospettate che i vostri bambino soffrano di disturbo del linguaggio, consultate uno specialista del campo. Come anticipato, una diagnosi precoce aiuterà a stabilire la terapia adeguata per risolvere il problema il prima possibile.