Ritenzione urinaria postoperatoria

La ritenzione urinaria postoperatoria ha una incidenza compresa tra il 12% e il 50% a seconda delle caratteristiche del singolo paziente, del tipo di intervento chirurgico e dell'anestesia utilizzata.
Ritenzione urinaria postoperatoria
Alejandro Duarte

Scritto e verificato il biotecnologo Alejandro Duarte.

Ultimo aggiornamento: 05 novembre, 2022

La ritenzione urinaria postoperatoria è piuttosto comune nei pazienti anziani, soprattutto dopo interventi di chirurgia addominale e ortopedica. Ha una incidenza compresa tra il 12% e il 50% a seconda delle caratteristiche del singolo paziente, del tipo di intervento chirurgico e di anestesia.

I fattori di rischio più comuni sono l’immobilità, il dolore, i farmaci, l’età avanzata e il sesso maschile. Ciò nonostante, deve essere sempre presa in considerazione la storia clinica urologica.

Cause della ritenzione urinaria postoperatoria

Analisi delle urine.

La ritenzione urinaria è una complicazione postoperatoria comune. È molto frequente nei pazienti che si sottopongono a interventi chirurgici perianali e di riparazione dell’ernia. Le cause di questa condizione possono essere varie e includono:

  • Ostruzione del tratto urinario inferiore: causata da immobilità, fecaloma o interventi chirurgici.
  • Ipocontrattilità vescicale: correlata all’uso di farmaci.
  • Lesione del nervo parasimpatico pelvico: in seguito ad alcuni interventi di chirurgia pelvica.

L’inserimento di un catetere vescicale a dimora è sconsigliabile. È preferibile ricorrere a tecniche di minzione programmata e rieducazione vescicale.

Può verificarsi ritenzione urinaria anche durante il ricovero. Soprattutto nel caso di anziani debilitati o con compromesse funzionalità pelviche.

Quali sono i sintomi?

Nel caso di ritenzione urinaria postoperatoria, si avvertono pressione e dolore nell’area interessata. La percussione sovrapubica rivela pienezza e sensibilità. Inoltre, potrebbero essere presenti altri sintomi come:

  • Incapacità di minzione.
  • Dolore sovrapubico.
  • Distensione addominale.
  • Vescica piena e necessità di urinare.
  • Brividi, tremori, sudorazione e mal di testa.

Diagnosi

Analisi delle urine proteinuria.

Per la diagnosi, si procede con un esame obiettivo. Disagio e dolore nella parte inferiore dell’addome possono indicare ritenzione urinaria postoperatoria. La palpazione e la percussione dell’area sovrapubica sono altri metodi utilizzati per la diagnosi, sebbene non siano affidabili per misurare il volume urinario residuo.

D’altra parte, il catetere vescicale viene usato sia per la diagnosi sia per il trattamento. L’ecografia permette invece di misurare il volume urinario contenuto nella vescica in modo molto preciso. Per questo motivo, se il volume è superiore ai 600 ml, è consigliato l’inserimento di un catetere.

Cosa prevede il trattamento?

Nella maggior parte dei casi la ritenzione urinaria postoperatoria è un’anomalia reversibile. Può comparire a causa di mancata coordinazione dei muscoli trigono e detrusore come conseguenza del dolore e del disagio postoperatori.

In genere, il problema si risolve utilizzando un catetere. Le linee guida del trattamento della ritenzione urinaria prevedono il posizionamento iniziale di un catetere a punta dritta o di un catetere di Foley.

Questa procedura è indicata soprattutto per i pazienti anziani e che hanno subìto una precedente resezione, in quanto potrebbero non essere in grado di percepire la sensazione di pienezza provocata dalla ritenzione urinaria.

I farmaci colinergici, in combinazione con un sedativo, possono aiutare. Per prevenire la ritenzione urinaria acuta, è fondamentale tenere conto del tempo trascorso dall’ultima minzione. Non dovrebbero trascorrere più di 6-7 ore senza urinare.

Fattori di rischio per la ritenzione urinaria postoperatoria

Alcuni fattori di rischio favoriscono la ritenzione urinaria dopo aver subito un’operazione. Ciò non significa che se il paziente ne presenta qualcuno soffrirà sicuramente di ritenzione urinaria; aumentano soltanto le possibilità di soffrirne.

  • Età e sesso: nei pazienti di età superiore ai 50 anni è più frequente.
  • Tipo di intervento: in generale l’incidenza della ritenzione urinaria postoperatoria è inferiore al 4%. Le probabilità possono essere superiori all’80% in interventi come l’artroprotesi dell’anca.
  • Comorbilità: soprattutto nel caso di malattie neurologiche come ictus, poliomielite, sclerosi multipla, lesioni spinali e neuropatia diabetica e alcolica.
  • Farmaci: molti medicinali somministrati nel periodo perioperatorio possono interferire con la funzione vescicale. Gli agenti anticolinergici come l’atropina bloccano le contrazioni del muscolo detrusore della vescica necessarie per la minzione. Per questo motivo, possono causare ipotonia vescicale e ritenzione urinaria postoperatoria.
  • Liquidi per via endovenosa: la quantità di liquidi per via endovenosa può influenzare lo sviluppo della condizione. In alcuni interventi chirurgici, come quello anorettale, aumenta il rischio di ritenzione urinaria postoperatoria se vengono somministrati più di 750 ml di liquidi.

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