Sindrome influenzale: perché si risveglia in inverno?

L'influenza è una malattia causata da diversi virus. In genere, tendiamo ad ammalarci di più in inverno. Per quale ragione? Lo spieghiamo in questo articolo.
Sindrome influenzale: perché si risveglia in inverno?

Ultimo aggiornamento: 22 ottobre, 2020

Il COVID-19 ha monopolizzato l’attenzione dei media e della ricerca scientifica, eppure continuano a esserci altri virus in circolazione. Sono certo meno pericolosi, ma provocano malessere e sintomi da non trascurare. È il caso della sindrome influenzale, malattia che colpisce soprattutto nella stagione invernale.

In primavera e in estate, con l’aumento delle temperature e migliori condizioni di salute, viene spontaneo chiedersi perché l’influenza ha la sua massima prevalenza in autunno e inverno. Vediamo di dare una risposta a questa domanda.

Un quadro clinico dalle molteplici forme

L’influenza è una malattia infettiva causata da diversi ceppi virali. Si tratta di virus a RNA, a filamento singolo, ricoperti da uno strato lipidico esterno che conferisce essi un tipico aspetto arrotondato. Secondo l’OMS, esistono 4 virus influenzali:

  • Influenza A. Sono classificati in sottotipi in base alla combinazione di due proteine presenti sulla loro superficie. Tutte le pandemie influenzali conosciute sono state causate da virus di tipo A.
  • Virus influenzali di tipo B. Non vengono classificati in sottotipi, ma quelli attualmente in circolazione possono essere divisi in due ceppi.
  • I virus di tipo C vengono rilevati con minore frequenza e di solito causano infezioni lievi. Non hanno grande importanza epidemiologica.
  • I virus di tipo D colpiscono soprattutto i bovini e non sembrano causare infezioni o malattie negli esseri umani.

L’incidenza globale è del 20%, vale a dire che il 20% della popolazione mondiale prima o poi contrae uno di questi virus. Si tratta, inoltre, di una patologia selettiva, poiché in alcune categorie può raggiungere un’incidenza pari al 50%. A causa della sua importanza epidemiologica, l’influenza è oggetto di numerosi studi. 

Donna che si soffia il naso.
L’influenza è una malattia virale che si diffonde soprattutto in inverno.

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La sindrome influenzale e il tempo

Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Plos Pathogens, spiega la relazione tra influenza e fattori climatici:

  • Sono state realizzate 20 repliche sperimentali su cavie. In alcuni habitat si trovavano diverse cavie influenzate, in altri habitat contigui, ma in contatto aereo, vi erano gruppi sani.
  • Tutti i gruppi – con cavie sane e malate – sono stati sottoposti a diversi livelli di umidità e temperatura.
  • A temperatura costante l’umidità relativa e la trasmissione dell’influenza sono risultate correlate in modo inverso. In presenza di un’umidità relativa del 20%, la maggior parte delle cavie sane è stata infettata attraverso le goccioline respiratorie emesse dalle cavie malate. Con un’umidità all’80%, non è state osservato alcun contagio.
  • Si è potuto osservare inoltre che le goccioline respiratorie delle cavie malate contenevano una carica virale maggiore e più resistente quando la temperatura era pari a 5 gradi centigradi. La situazione cambiava portando la temperatura a 20 gradi.

Questi esperimenti sembrano confermare l’ipotesi principale: basse temperature e aria secca favoriscono la diffusione del virus. Ma perché?

Umidità relativa bassa

Sono diverse le ipotesi che tentano di spiegare il motivo per cui un tasso di umidità basso favorisca la diffusione dell’influenza:

  • In primo luogo, l’aria secca potrebbe danneggiare e deteriorare la mucosa nasale dell’ospite, lasciandola meno protetta dalle infezioni virali delle vie aree come l’influenza.
  • In secondo luogo, la stabilità dei virus nelle goccioline respiratorie sembra variare con l’umidità. Il virus resta attivo più a lungo negli ambienti meno umidi.
  • Terzo, il virus potrebbe perdere la sua capacità di diffusione quando l’umidità è maggiore. Con un’umidità relativa più alta, le goccioline espulse dai soggetti malati tendono ad aderire rapidamente alle molecole d’acqua sospese nell’ambiente; questo fatto le fa aumentare di volume e precipitare prima. Ciò diminuirebbe la velocità e la distanza percorsa dai virus.
Ragazza raffreddata con fazzoletto in mano a causa della sindrome influenzale.
Le basse temperature offrono un ambiente ideale per la trasmissione dei virus influenzali.

Sindrome influenzale e basse temperature

In questo caso la spiegazione è un po’ più semplice: in presenza di basse temperature esterne la mucosa nasale si raffredda durante l’inspirazione. Ciò creerebbe un micro-ambiente più favorevole ai virus che possono replicarsi meglio. Il risultato è una maggiore carica virale a ogni starnuto, che favorisce in questo modo la propagazione del patogeno.

Una stagionalità giustificata

Abbiamo constatato che la stagionalità della sindrome influenzale ha una chiara spiegazione scientifica. Nell’emisfero nord i virus dell’influenza iniziano a ripresentarsi a ottobre, con un picco osservabile tra dicembre e febbraio. Questi dati concordano perfettamente con la ricerca esposta, poiché sono mesi freddi e secchi.

Per fortuna, abbiamo ogni anno a disposizione il vaccino antinfluenzale, quindi il problema è molto ridotto.


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