Trattare la sindrome del colon irritabile: 6 diete

Fare attenzione alla dieta è un gesto fondamentale per tenere sotto controllo i sintomi causati dalla sindrome del colon irritabile, un disturbo sempre più diffuso.
Trattare la sindrome del colon irritabile: 6 diete

Ultimo aggiornamento: 26 maggio, 2022

Per trattare la sindrome del colon irritabile occorre modificare le proprie abitudini alimentari. In questo articolo vi proponiamo 6 diete ideali per chi soffre di questa condizione.

Si tratta di una malattia che predilige le donne sotto i 45 anni, ma naturalmente può colpire anche il sesso maschile e le persone più anziane. Questa condizione, che interessa l’intestino crasso, si manifesta in genere con coliche, gas, gonfiore, stitichezza e diarrea.

Per quanto sia un disturbo molto diffuso, al momento le cause esatte sono ancora da definire. Se sospettate di soffrire di colon irritabile, non esitate ad andare dal medico per ricevere una diagnosi precisa.

6 diete per trattare la sindrome del colon irritabile

I sintomi sono fastidiosi, ma è possibile tenerli sotto controllo apportando alcuni cambiamenti nella dieta. Non esiste, in realtà, accordo completo dei medici sulla migliore alimentazione da seguire. Valgono, a ogni modo, le seguenti regole generali:

  • Eliminare cibi dalla dieta solo dietro consiglio del medico.
  • Evitare le bevande gassate.
  • Limitare il consumo di cibi grassi.
  • Aumentare il consumo di fibre.
  • Evitare i pasti troppo abbondanti.
  • Bere tra i due e i tre litri di acqua al giorno.
  • Evitare il consumo di legumi, verdure crocifere e altri alimenti che possono causare gas intestinali.
  • Eliminare il fumo e l’alcol.

1. Dieta a basso contenuto di FODMAP

Trattare la sindrome del colon irritabile con la dieta FODMAP
La dieta a basso contenuto di FODMAP prevede la riduzione dei carboidrati semplici perché possono aggravare i sintomi.

Tra le diete che aiutano a trattare la sindrome del colon irritabile troviamo il regime a basso contenuto di FODMAP. Si tratta di una dieta basata su un consumo ridotto di carboidrati a catena corta come gli oligosaccaridi, i disaccaridi, i monosaccaridi e i polioli fermentabili.

In che modo ridurre il consumo di questi alimenti può alleviare i sintomi? Semplice: molte persone non sono in grado di assorbire questi nutrienti a livello dell’intestino tenue e, quindi, continuano il loro percorso nel colon. Qui, nutrendo le colonie batteriche fermentano e causano i tipici sintomi.

Alcune ricercatori sostengono che evitare questo tipo di carboidrati limita la fermentazione del cibo da parte dei batteri con riduzione dei disagi. Non esistono, tuttavia, studi conclusivi al riguardo.

Secondo la Società Spagnola per le Patologie Digestive, dopo una prima fase di forte limitazione di FODMAP (tra le 4 e le 8 settimane) sarebbe bene reintrodurre il cibo in modo graduale. Questo allo scopo di verificare la tolleranza e calibrare la dieta nel modo meno restrittivo possibile.

Nota: a causa delle restrizioni apportate su alcuni alimenti importanti, questa dieta deve essere seguita sotto controllo medico specialistico. I rischi-benefici vengono infatti valutati in base alle condizioni personali.

2. Dieta senza lattosio

Nel caso in cui il medico sospetti un’intolleranza al lattosio, può essere opportuna una parziale esclusione dei latticini per uno o due mesi. Al termine andranno reintrodotti per osservare la tolleranza.

3. Dieta senza glutine per trattare la sindrome del colon irritabile

Ragazza allontana il pane con la mano
Escludere il glutine dalla dieta può aiutare a trattare la sindrome del colon irritabile.

Secondo alcune ricerche, al 30% dei celiaci è stata precedentemente diagnosticata la sindrome del colon irritabile. Per questo motivo, in caso di sospetta sensibilità o allergia al glutine, il medico potrebbe consigliare di escluderlo temporaneamente.

4. Dieta contro la stitichezza

In caso di sindrome del colon irritabile con stitichezza cronica, alcuni specialisti consigliano il consumo di cibi ricchi di fibre insolubili che accelerano il transito intestinale. Sono presenti nelle verdure e nei cereali integrali.

Quando invece si alternano episodi di diarrea alla stipsi, occorre introdurre nella dieta le fibre solubili. Sono presenti in alimenti come l’avena, l’orzo, i semi e la frutta.

5. Se il sintomo principale è la diarrea

Donna con dolore addominale seduta sul wc
La sindrome del colon irritabile si può manifestare, in alcuni casi, con periodi di stitichezza seguiti da episodi di diarrea.

La diarrea è un sintomo molto frequente in caso di colon irritabile. Richiede estrema attenzione poiché il rischio è di andare incontro a effetti secondari legati al malassorbimento di nutrienti essenziali.

Chi soffre spesso di diarrea dovrebbe evitare il consumo di caffè e alcol, due bevande che stimolano l’intestino. Lo stesso vale per i latticini; in questo caso, però, non bisogna dimenticare di includere fonti alternative di calcio, come il latte di soia.

6. Trattare la sindrome del colon irritabile: gli alimenti consigliati, da limitare e da evitare

Sarebbe impossibile fare un elenco completo degli alimenti consigliati e sconsigliati nella sindrome del colon irritabile perché, come abbiamo detto, la dieta deve essere personalizzata a seconda dei sintomi e della risposta individuale.

Vi presentiamo, tuttavia, una lista a scopo indicativo di alimenti che possono essere considerati consigliati, da limitare o proibiti.

Cibi consigliati:

  • Pane integrale, crusca di grano e cereali integrali.
  • Uova.
  • Frutta e verdura.
  • Latticini scremati.
  • Carni magre.
  • Frutta secca.
  • Pesce bianco.
  • Olio di oliva in quantità moderate.
  • Acqua.
  • Infusi.

Cibi da limitare

  • Pesce azzurro.
  • Salumi.
  • Verdura.

Cibi proibiti

  • Verdure che generano gas intestinali come il cavolfiore o i broccoli.
  • Formaggi grassi e latticini interi.
  • Carni rosse e insaccati.
  • Pane industriale.
  • Burro e margarina.
  • Cibi piccanti
  • Salse industriali.
  • Caffè.
  • Alcol.
  • Bevande gassate.

Nota: si tratta di raccomandazioni alimentari generiche, non applicabili sempre a tutti. È dunque necessario valutare la tolleranza del paziente; alcuni degli alimenti considerati “sicuri” potrebbero risultare fastidiosi.

Si raccomanda di consultare il medico prima di apportare delle modifiche alla dieta. Il gastroenterologo è lo specialista più indicato per pianificare il giusto piano alimentare in base ai sintomi e alle personali esigenze.


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