Tromboembolia polmonare: tutto quello che c'è da sapere

La tromboembolia polmonare è una grave malattia che può persino provocare la morte del paziente. Per tale ragione, è importante condurre una vita sana ed evitare il fumo.
Tromboembolia polmonare: tutto quello che c'è da sapere
Diego Pereira

Revisionato e approvato da il dottore Diego Pereira.

Ultimo aggiornamento: 04 gennaio, 2023

La tromboembolia polmonare, o embolia polmonare, è una malattia potenzialmente mortale che si verifica quando parti di un trombo si staccano dal sistema venoso e, migrando, si insediano nelle arterie polmonari. Nella maggior parte dei casi, gli emboli derivano da una trombosi venosa profonda degli arti.

Tutto ciò si traduce in un deficit di ossigeno nei polmoni. La tromboembolia polmonare è una delle principali emergenze mediche. Inoltre non è affatto semplice da diagnosticare, in quanto i sintomi che possono orientare il medico sono davvero pochi.

L’incidenza della tromboembolia polmonare è stimata in 1 caso ogni 1.000 abitanti all’anno, ma la cifra reale potrebbe anche essere più alta. Secondo dati recenti, in Italia si registrano circa 65.000 casi all’anno.

Cause della tromboembolia polmonare

Salute dei polmoni.

Nella maggior parte dei casi (circa il 95%) il trombo o coagulo si forma nelle vene degli arti inferiori, per poi migrare verso l’arteria polmonare.

D’altro canto, si può anche trattare di aria o di grasso. Nel primo caso sarà un embolo gassoso e nel secondo caso di un embolo di grasso. L’occlusione colpisce principalmente i polmoni e il cuore:

  • Nel primo caso, un’area dei polmoni non riceve il sangue venoso, povero di ossigeno. Ciò si ripercuoterà negativamente sull’ossigeno che poi raggiungerà il resto degli organi e dei tessuti del paziente.
  • Il cuore continuerà a pompare sangue nei polmoni, ma verrà ostacolato dall’occlusione. A sua volta la pressione all’interno dell’arteria polmonare aumenterà indebolendo il ventricolo destro del cuore, ovvero la cavità cardiaca che invia il sangue non ossigenato ai polmoni.

Fattori di rischio

Sono diversi i fattori di rischio che favoriscono la comparsa della tromboembolia polmonare. Tra i più importanti abbiamo:

  • Fratture degli arti inferiori o recenti interventi chirurgici.
  • Riposo prolungato a letto o immobilizzazione.
  • Lunghi viaggi (più di 8 ore).
  • Stati di ipercoagulabilità.
  • Tumore e trattamento chemioterapico.
  • Obesità.
  • Fumo.

Sintomi della tromboembolia polmonare

Donna raffreddata a letto.

Le manifestazioni cliniche della tromboembolia polmonare sono aspecifiche, motivo per cui si tratta risulta difficile effettuare una diagnosi precoce. Alcuni sintomi che potrebbero manifestarsi sono:

  • Sensazione di soffocamento: i piccoli emboli che non provocano sintomi possono produrre questa sensazione, probabilmente l’unica nelle situazioni in cui non si verifica l’infarto polmonare.
  • Respiro accelerato: accompagnato da un quadro d’ansia e agitazione.
  • Dolore acuto al petto: soprattutto quando la persona fa respiri profondi.
  • Cianosi o morte improvvisa: questi sintomi possono manifestarsi con l’occlusione di più di un grande vaso polmonare.
  • Tosse, espettorato con tracce di sangue e febbre.

Le persone che soffrono di embolia polmonare ricorrente tendono a sviluppare i sintomi in modo progressivo: soffocamento cronico, gonfiore alle caviglie o alle gambe e debolezza per settimane, mesi o anni.

Trattamento

Il trattamento nella fase acuta della tromboembolia polmonare mira a stabilizzare il paziente, calmare i sintomi, risolvere l’ostruzione vascolare e prevenire nuovi episodi.

Tipicamente, tali obiettivi vengono raggiunti con la somministrazione di farmaci anticoagulanti per endovena. Il trattamento viene somministrato durante i primi 5-10 giorni. Il farmaco d’elezione per il trattamento della tromboembolia polmonare è l’eparina.

Nei pazienti più gravi o che per qualche motivo non possono ricevere farmaci anticoagulanti, si rendono necessari altri trattamenti, come la fibrinolisi, per accelerare la dissoluzione del coagulo. Inoltre, è possibile inserire un filtro nella vena cava per impedire la migrazione di nuovi trombi verso il polmone.

Infine, una volta dimesso, il paziente potrà seguire a casa una terapia anticoagulante per via orale. Il farmaco più noto e utilizzato è il Sintrom. In genere la somministrazione avviene per un periodo minimo di 3 mesi.

Nei pazienti che presentano un rischio elevato di tromboembolia polmonare, il trattamento può prolungarsi nel tempo, in alcuni casi a vita.


Tutte le fonti citate sono state esaminate a fondo dal nostro team per garantirne la qualità, l'affidabilità, l'attualità e la validità. La bibliografia di questo articolo è stata considerata affidabile e di precisione accademica o scientifica.


  • Aguilar, M. P., Muñoz, M. P., & Gama, C. F. (2003). Tromboembolia pulmonar. Medicina Interna de Mexico. https://doi.org/10.1016/j.recesp.2014.12.002
  • Pulido, T., Reyes-Fuentes, L. F., Beltrán-Gámez, M., Rodríguez, A., Rosado, C., del Valle-Zamora, K., … Sandoval, J. (2012). Tratamiento de tromboembolia pulmonar aguda. Archivos de Cardiologia de Mexico.
  • Bautista-Bautista, E. G., Gutiérrez-Fajardo, P., Ramírez, A., & Hernández-Hernández, J. (2007). Diagnóstico de la tromboembolia pulmonar. Gaceta Medica de Mexico. https://doi.org/10.1080/00220388.2016.1205735

Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.