Violenza psicologica: tutte le caratteristiche

Violenza psicologica: tutte le caratteristiche
Bernardo Peña

Scritto e verificato lo psicologo Bernardo Peña.

Ultimo aggiornamento: 22 aprile, 2019

Uno sguardo, una parola o una semplice insinuazione sono sufficienti per iniziare un processo di distruzione. Chi è autore di violenza psicologica, agisce in modo così quotidiano da sembrargli normale.

Le vittime non parlano e soffrono in silenzio. Attraverso un processo di molestia morale o maltrattamento psicologico, un individuo può farne  un altro a pezzi.

Così come in natura esistono gli animali predatori che catturano e annichiliscono altri animali per nutrirsi, anche tra gli esseri umani, è possibile osservare un fenomeno simile, conosciuto come violenza psicologica, che coinvolge gli autori e le loro vittime.  

Le molestie morali o violenze psicologiche sono un fenomeno che può verificarsi in qualsiasi contesto, tra una coppia, sul posto di lavoro, in famiglia o tra la comitiva di amici.

Quali sono le caratteristiche dell’autore di violenza psicologica?

occhi violenza psicologica

L’autore di violenza psicologica può appartenere a qualsiasi fascia d’età, classe sociale, cultura e sesso. Apparentemente si tratta di soggetti normali, quasi mai leader. Di solito sono taccagni, egocentrici e narcisisti.

Il loro obiettivo è l’annientamento morale, personale, psicologico e sociologico delle vittime; situazione che, a volte, potrebbe anche portare i soggetti più deboli a togliersi la vita.

Si tratta di individui che si sentono profondamente inferiori anche se non danno questa impressione, dato che si mostrano arroganti e magniloquenti. Sono un ricettacolo di rimorsi e rabbia sotto mentite spoglie. Di solito hanno una forte ideologia.

Sentono la necessità di essere ammirati, desiderati, hanno un’ansia smisurata di successo e potere. Presentano una disconnessione con le proprie emozioni, disprezzando, così, le proprie vittime.

Da bambini, spesso, sono quelli che prima lanciano la pietra e poi nascondono la mano, quelli che provocano le risse, ma che non ne prendono parte. Aspirano al protagonismo.

Durante l’adolescenza, sono freddi e distaccati, con scarso successo sociale, circondati da uno o due amici, che manipolano. In età adulta, si distinguono perché arroganti, si atteggiano a conoscitori assoluti di verità, ragione e giustizia.

A prima vista sembrano soggetti pacati, socievoli e discreti, ma dietro questa maschera, si nasconde un cumulo di intenzioni e meccanismi inconsci molto più complicati e contorti.

Chi sono le vittime?

maltrattamenti psicologici

Le vittime sono di solito persone gentili, oneste, generose, ottimiste, con una grande forza spirituale. Si tratta di persone che presentano caratteristiche che gli autori di maltrattamento psicologico bramano ed invidiano. Si trasformano in capro espiatorio di tutti i mali.

L’autore di violenza psicologica cerca queste persone per assorbire la loro energia e la loro vitalità. In poche parole, vogliono assorbire o distruggere ciò che invidiano.

Le vittime a volte sono viste in modo sospetto dagli altri. Questo si verifica perché la violenza psicologica avviene in un modo tale che la vittima può sembrare il colpevole, in quanto la gente crede o pensa che sia consapevole e consenziente alle aggressioni che subisce.

Spesso sentiamo dire che se una persona è vittima di abusi psicologici, questo si deve alla sua debolezza o alle sue mancanze. In realtà, è il contrario: viene scelta proprio perché ha qualcosa in più rispetto agli altri, qualcosa in più di cui l’aggressore si vuole impossessare.

I “prescelti” possono sembrare persone ingenue e credulone, dato che non capiscono che l’altro è un distruttore; cercano di trovare giustificazioni logiche del suo comportamento.

Iniziano, quindi, a giustificare il loro aggressore. Comprendono o perdonano perché amano o ammirano, addirittura ritengono di doverlo aiutare, perché sono le uniche a comprenderlo. Sentono che hanno una missione da compiere.

Mentre l’abusatore si aggrappa alla sua fermezza, le vittime cercano di adattarsi, provando a capire perché desiderino coscientemente o incoscientemente il loro persecutore e non smettendosi mai di domandarsi di cosa siano colpevoli.

Immagine per gentile concessione di Leonardo D’Amico


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