Subire una violenza non significa necessariamente ricevere delle percosse. Il maltrattamento può essere esercitato anche con le parole o l’atteggiamento. L’aggressione verbale, gli insulti e le critiche non costruttive possono ugualmente minare il nostro benessere.
Quale tipo di aggressione verbale non bisogna mai tollerare, a maggior ragione dal partner? Impariamo a riconoscerle e a mettervi un freno.
Quando si può parlare di aggressione verbale?
La parola violenza o aggressione ci porta istintivamente a pensare alle percosse. Sappiamo bene, però, che è facile ferire una persona senza neanche sfiorarla, attraverso le parole pronunciate e no.
Insultare, umiliare, gridare sono solo alcune modalità di aggressione verbale. Spesso non le consideriamo azioni gravi per il solo fatto che non lasciano segni visibili sul corpo, ma in realtà causano ferite nell’anima e nell’autostima.
Possono essere perfino più dolorose delle aggressioni fisiche e avere conseguenze devastanti. La depressione, le fobie, gli attacchi di panico e il crollo dell’autostima sono solo alcune di esse.
Subire costantemente una violenza di questo tipo porta anche ad allontanare familiari e amici; un impoverimento della vita sociale e della gratificazione causati dalla poca fiducia nelle proprie possibilità.
Non sempre la persona che aggredisce verbalmente passa alla violenza fisica. A questo punto non è neanche necessario: ha già sottomesso il partner, lo ha reso insicuro, timoroso, pronto a compiacerlo.
A meno che la vittima non apre gli occhi, si rende conto del carico che ha dovuto sopportare e si allontana, prima che sia troppo tardi.
Aggressione verbale: in quanti modi si esercita?
La violenza verbale è più diffusa di quanto non si pensi, infatti spesso non la identifichiamo neanche.
Se il nostro partner alza la voce o ci umilia, lo giustifichiamo… perché ha un lavoro stressante, perché è una persona nervosa. Nella migliore delle ipotesi si scuserà, ci regalerà una rosa e finisce tutto nel dimenticatoio.
Non ci rendiamo conto che la sua aggressività ci ha colpito e ferito profondamente. Tollerare un comportamento aggressivo non significa proteggere la coppia, ma danneggiare noi stessi.
È così: essere sottoposti ogni giorno a una dose di frasi offensive o svilenti mina seriamente l’autostima in un modo difficile da quantificare. Diventa arduo, in questo modo, mantenere la fiducia in noi stessi.
Gli atteggiamenti aggressivi più comuni esercitati attraverso le parole sono:
1. Sminuire
Sono le affermazioni che ci fanno credere di non essere capaci di fare o capire una determinata cosa. “Sai solo lavare e cucinare”, “Non sei buona a nulla”, “Renditi utile ogni tanto, vai a farmi un panino”… sono solo alcuni esempi.
Svilire significa talvolta fare ironia e umiliarci, giudicando il nostro modo di vestire, di parlare, distruggere i nostri sogni, le nostre idee.
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2. Accusare e incolpare
Tutto quello che capita di negativo in casa è causa nostra: se ha mal di testa, se ha fame, se non bastano i soldi, se si rompe un elettrodomestico, se non riusciamo a concepire un bimbo… Ogni scusa è buona per addossarci la colpa.
3. Criticare e paragonare
È una forma di aggressione verbale che ricorda un po’ le precedenti: pare che non facciamo mai niente di buono. Non importa quanto ci impegniamo, c’è sempre qualcuno che fa meglio di noi. Il partner ci paragona sempre a qualcuno – l’ex, la madre, gli amici – e giudica sempre (male ovviamente).
Bisogna imparare a distinguere la critica costruttiva dall’aggressione verbale: quest’ultima utilizza parole e toni che feriscono, fanno stare male, non stimolano a migliorare.
4. Minacciare
È la tipica violenza verbale che spesso precede il maltrattamento fisico. Dimostra, in chi la pratica, una personalità aggressiva e allo stesso tempo dipendente. “Se mi lasci, mi ammazzo”, “Pensa ai bambini”, “Se lo dici a qualcuno, ti lascio in mezzo alla strada”, etc.
È indubbiamente una forma di manipolazione emotiva che ci impedisce di prendere una decisione e ci obbliga ad accettare la situazione, anche se intollerabile. Le minacce non sempre si avverano, ma per non sfidare la sorte, preferiamo fare ciò che ci viene ordinato.
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5. Comandare
In modo analogo, gli ordini sono un’aggressione verbale degradante: il partner ci tratta come schiavi o oggetti. Questo può avvenire in ogni contesto, letto compreso.
In questo caso bisogna distinguere la richiesta e il modo in cui viene rivolta. Dire “tesoro, preparami un caffè” non è lo stesso che dire “ti ci vuole tanto a preparare una cena?” oppure “Non ti voglio più vedere parlare con quella lì”.
6. Impedire di esprimere opinioni o sentimenti
Non permettere di esprimere le proprie idee su alcune questioni oppure criticarle per partito preso è una forma di aggressione. “Chi ha chiesto la tua opinione?”, “È arrivata l’esperta”, “Non sai neanche quello che dici”, “Le tue solite stupidaggini”, sono il ritornello preferito di chi non accetta il confronto.
Bibliografia
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- VV.AA. (2004). El abuso verbal dentro de la violencia domestica. https://www.scielo.sa.cr/scielo.php?script=sci_arttext&pid=S1409-00152004000100005