Alimentazione proinfiammatoria: quali rischi?
È risaputo che alimentazione e salute sono strettamente legate. Tuttavia, alcuni regimi alimentari, come l’alimentazione proinfiammatoria, aumentano il rischio di malattie croniche.
Esistono due tipi di infiammazione. Quella acuta, che è un vero e proprio meccanismo di difesa in risposta a un infortunio; e quella cronica, che vede l’organismo impegnato nell’eliminazione di sostanze nocive. Anche l’eccesso di grasso addominale può causare l’infiammazione cronica.
L’alimentazione proinfiammatoria espone l’organismo al rischio di malattie quali diabete, patologie cardiache e disturbi intestinali. Secondo quanto afferma il Dottor David Seaman, determinati alimenti come gli zuccheri e gli oli di semi promuovono l’infiammazione.
In che modo l’alimentazione può causare infiammazione?
L’infiammazione è uno dei tanti meccanismi di difesa naturali del corpo. Ma quando è protratta nel tempo o mantenuta da fattori legati all’alimentazione, agisce contro di noi.
Alcuni marcatori presenti nel sangue, come la proteina C-reattiva, l’interleuchina-6 e il fattore di necrosi tumorale-alfa indicano lo stato di infiammazione cronica. Secondo quanto affermano alcuni esperti, è proprio l’alimentazione a influenzare tali marcatori. Per esempio, le abitudini alimentari diffuse nel mondo occidentale sono correlate ad alti livelli di infiammazione.
In accordo con la rivista Obesity Reviews, i regimi alimentari ricchi di cibi ultraprocessati, calorie e poveri di frutta e verdura sono legati ad alti livelli di infiammazione.
Al contrario – come dimostrato da uno studio clinico – la dieta mediterranea, ricca di frutta, legumi, olio d’oliva, pesce azzurro, verdure e cereali integrali è associata a bassi indici di infiammazione.
L’importanza dell’alimentazione nel migliorare lo stato di salute è un aspetto messo in luce dalla rivista Advances in Nutrition. In essa, si fa riferimento all’indice infiammatorio alimentare, impiegato per calcolare il potenziale pro o antinfiammatorio.
Tale indice tiene conto di composti, nutrienti e alimenti che potenzialmente favoriscono o contrastano il processo infiammatorio. In tal senso, i regimi alimentari proinfiammatori sono associati all’aumento dei fattori di rischio legati alle malattie croniche.
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Quali sono gli alimenti proinfiammatori?
Molti degli alimenti che consumiamo regolarmente possono influire sull’infiammazione dell’organismo. A seguire prenderemo in esame quelli che presentano caratteristiche proinfiammatorie.
Grassi idrogenati
I grassi idrogenati o trans, sono tra i più nocivi. Vengono creati aggiungendo idrogeno ai grassi insaturi per renderli più stabili per l’immagazzinamento. In larga parte sono anche noti come oli parzialmente idrogenati.
Un gruppo di esperti sostiene che l’olio di soia idrogenato provochi un maggiore stato infiammatorio rispetto all’olio di palma o di girasole.
I grassi trans vengono prodotti anche nel processo di lavorazione della margarina. Uno studio elenca gli effetti infiammatori e i rischi di malattie croniche a essi associati. È altrettanto noto l’aumento di marcatori infiammatori, come la proteina C-reattiva.
Questa ricerca ha dimostrato che i grassi idrogenati possono influenzare la funzione delle cellule endoteliali che rivestono le arterie, comportando un fattore di rischio per le malattie cardiache. Inoltre, si è scoperto che il consumo di tali grassi aumenta il livello di marcatori infiammatori negli uomini sani con alti livelli di colesterolo.
Tra gli alimenti ricchi di grassi idrogenati troviamo: cibo veloce fritto, popcorn, patatine, burri vegetali, dolci e alimenti industriali, ecc.
Zucchero da tavola e sciroppo di mais
Nell’alimentazione di tipo occidentale, lo zucchero da tavola e lo sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio, sono ampiamente impiegati come agenti dolcificanti. La differenza tra i due è che lo zucchero contiene parti uguali di glucosio e fruttosio, mente lo sciroppo di mais è composto per più della metà da fruttosio.
Come rivela uno studio, lo zucchero è un alimento proinfiammatorio. In tal senso, si è dimostrato che nutrendo dei tpoi con alimenti ricchi di saccarosio essi hanno sviluppato un tumore al seno.
Questo studio clinico randomizzato condotto su campioni di persone che consumano regolarmente bevande industriali, incluso quelle dietetiche, latte o acqua; evidenzia che nei consumatori di bevande industriali è riscontrabile un aumento dei livelli di acido urico, il che comporta un rischio di infiammazione e insulino-resistenza.
Secondo quanto riporta la rivista Journal of Nutrition, l’eccessivo consumo di fruttosio è associato a: obesità, insulino-resistenza, diabete, fegato grasso, malattie renali croniche e tumori.
In un articolo scientifico si afferma che il fruttosio è un fattore di rischio per le malattie cardiache, aumentando diversi marcatori infiammatori sia nei topi che negli esseri umani.
In tal senso, non bisogna dimenticare che lo zucchero è utilizzato per la preparazione di dolci, dolciumi industriali e cereali per la colazione.
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Carboidrati raffinati
Secondo quanto irporta questa ricerca, i carboidrati raffinati possono causare infiammazione, stimolando la proliferazione di batteri intestinali che aumentano il rischio di obesità e di malattie infiammatorie intestinali.
Questo tipo di carboidrati possiede un indice glicemico estremamente elevato, ovvero producono un rapido incremento della glicemia. Nel caso di soggetti anziani, si è riscontrato che il consumo di alimenti ad alto indice glicemico è in grado di aumentare di quasi 3 volte le probabilità di morire a causa di una malattia infiammatoria.
Un altro studio condotto su giovani uomini ne avvalla il risultato. Nei soggetti a quali è stato chiesto di consumare 50 grammi di pane bianco erano presenti nel sangue, alti livelli di zucchero e maracatori infiammatori.
Dolci, pane, prodotti di pasticceria, bibite zuccherate, biscotti, pasta, farina raffinata e alimenti preparati con lo zucchero, sono tutte fonti di carboidrati raffinati.
Oli vegetali
Alcuni studi sostengono che gli oli con acidi grassi omega 6 sono proinfiammatori (questo tipo di grassi è tipico dell’alimentazione occidentale). Alcuni oli di semi, come quello di soia, sono in grado di attivare lo stato infiammatorio.
Questo è uno dei motivi per cui è consigliabile consumare grassi omega 3, come quelli presenti nei pesci dalle carni grasse. Di fatto, gli Omega 3 possiedono importanti proprietà antinfiammatorie.
In tal senso, uno studio condotto su ratti alimentati con un a quantità di omega 6 20 volte maggiore a quella degli omega 3, ha mostrato livelli decisamente più alti di marcatori infiammatori rispetto a quelli alimentati con proporzioni uguali o 5 volte superiori. Tuttavia, in merito al possbilie effetto sugli esseri umani, non vi sono ancora sufficenti evidenze scientifiche.
Carni lavorate
È ben nota da tempo, la relazione tra il consumo di carni lavorate (pancetta, salsicce, prosciutto, carne secca e affumicata) e il rischio di malattie croniche, quali diabete, tumore allo stomaco e al colon.
La presenza dei prodotti finali della glicazione (AGE) in questi alimenti può produrre infiammazione, come rivelano alcuni studi. In particolare, il tumore al colon è associato al consumo di carni lavorate, come risposta infiammatoria.
Consumo di alcol in eccesso
Uno studio clinico dimostra che la proteina C-reattiva (marcatore infiammatorio) aumenta nelle persone che consumano grandi quantità di alcol. Inoltre, tali soggetti possono sviluppare dei problemi legati al passaggio nel sangue di alcune tossine batteriche prodotte nel colon.
Secondo la rivista The Lancet, l’eccesso di alcol può produrre permeabilità intestinale, un disturbo che causa un’infiammazione diffusa in grado di danneggiare diversi organi. Per tale ragione, è consigliabile consumare al massimo due bicchieri al giorno nel caso degli uomini e uno nel caso delle donne.
Rischi dell’alimentazione proinfiammatoria
L’alimentazione proinfiammatoria protratta nel tempo può causare un’infiammazioni cronica associata a malattie coronariche, depressione e obesità.
L’alimentazione proinfiammatoria aumenta il rischio di malattie cardiovascolari
Alcuni studi a lungo termine dimostrano che i consumatori abituali di alimenti proinfiammatori incorrono in un aumento di rischio del 38% in più, di sviluppare malattie cardiovascolari croniche.
Un altro studio ha invece evidenziato l’effetto dannoso degli alimenti proinfiammatori sui livelli di colesterolo, a differenza dell’alimentazione antiinfiammatoria.
Alimentazione proinfiammatoria e depressione
Sebbene la relazione non sia stata ancora del tutto chiarita, si è riscontrato che le persone depresse che consumavano più zuccheri, grassi idrogenati e carboidrati raffinati hanno registrato un aumento di marcatori infiammatori nel sangue. I risultati legano l’alimentazione proinfiammatoria al peggioramento della sintomatologia.
Rischio di mortalità per malattie croniche e alimentazione proinfiammatoria
Un gruppo di esperti afferma che l’infiammazione cronica è un fattore causale di disabilità e di mortalità.
Secondo la rivista Nutrients, gli alimenti proinfiammatori così come gli alimenti ultra-processati e i grassi idrogenati, favoriscono l’infiammazione sistemica cronica.
Consigli per un’alimentazione sana
Per evitare problemi di infiammazione, cercate di migliorare la vostra alimentazione in generale, più che concentrarvi su un unico alimento o nutriente. Di fatto, molti di essi interagiscono tra loro.
Ad ogni modo, la cosa migliore da fare è puntare sulla varietà offerta dagli alimenti vegetali (frutta, verdura, legumi, cereali integrali e olio d’oliva). Questi prodotti contengono fibre e sostanze fitochimiche, come i polifenoli, dall’apprezzabile effetto antiossidante.
Erbe, spezie, tè e caffè sono anch’esse ottime fonti di polifenoli. Pertanto potete consumarle regolarmente. Dal canto suo, il pesce azzurro è un’ottima fonte di omega 3.
Per mantenersi in salute e contrastare lo sviluppo di malattie croniche, l’ideale è evitare l’alimentazione proinfiammatoria e adottare un regime alimentare sano.
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