Comunicazione non violenta: utili consigli

In questo articolo diamo alcuni consigli su come esprimersi in modo assertivo senza farsi sopraffare da emozioni negative, critiche e paragoni.

Comunicazione non violenta.

Non tutti sono in grado di esprimersi nel modo più opportuno e questa capacità potrebbe persino cambiare in base al contesto e alle persone con cui ci interfacciamo. Cosa ci rende compassionevoli in alcuni casi e più aggressivi e violenti in altri? Lo psicologo Marshall B. Rosenberg suggerisce gli elementi necessari per una comunicazione non violenta.

Nota anche come comunicazione empatica, non si basa su confronti, insulti o elementi negativi quando si trasmette un messaggio, bensì sull’opposto: sentimenti positivi, assertività, rispetto e compassione.

Molto spesso non siamo in grado di individuare i segnali di una comunicazione errata, ovvero critiche negative e distruttive, negazione e assenza di riflessione su quanto detto che si dice. Questi provocano litigi, tensioni, aggressioni e stare sulla difensiva.

Per evitarlo, oggi presentiamo alcuni consigli per riconoscere questi segnali e come combatterli per garantire una comunicazione non violenta.

Cosa si intende per comunicazione non violenta?

Comunicazione non violenta di coppia.

Marshall B. Rosenberg è stato il fondatore e direttore del Centro per la Comunicazione Nonviolenta degli Stati Uniti. Si è concentrato su nuove forme di comunicazione allo scopo di proporre alternative pacifiche alla violenza e all’aggressività nei rapporti interpersonali. 

Nel suo studio di ricerca Nonviolent Communication riassume i quattro elementi principali della comunicazione non violenta (CNV):

  • Osservare senza giudicare.
  • Riconoscere ed esprimere i propri sentimenti.
  • Prendersi la responsabilità dei propri sentimenti.
  • Avanzare richieste delle quali si è consapevoli allo scopo di arricchire la propria vita.

Segnala inoltre l’importanza di entrare in connessione con le nostre esigenze personali e con quelle altrui. In tal senso, anche l’empatia è un aspetto fondamentale. In assenza di questa qualità, molto difficilmente riusciremo a condividere le informazioni in modo efficace.

Sulla base di alcune sue ricerche, Rosenberg parla che di giudizi moralisti che, secondo la sua personale opinione, “rappresentano un atteggiamento sbagliato da parte di coloro che non agiscono secondo i nostri valori”.

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Buone maniere per una comunicazione non violenta

Non è sempre possibile vivere in modalità meditativa né sentirsi in armonia con il mondo, di fatto su alcuni punti bisogna essere categorici. Di questo gruppo fanno parte le buone maniere, pilastro fondamentale sulla quale devono reggersi i rapporti con gli altri.

L’uso di toni ed espressioni gentili è fondamentale nella costruzione della realtà. Dovremmo combattere, di fatto, la convinzione diffusa che un ceffone ben assestato sia educativo, quindi che la violenza a volte è l’unica soluzione.

Bisognerebbe piuttosto impegnarsi a contrastare l’uso della violenza nelle istituzioni, nelle aziende e nella vita privata come strumento per rapportarsi agli altri.

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Consigli per una comunicazione non violenta

Chiacchierare amabilimente.

Per riuscire a comunicare al meglio, bisogna evitare di cadere nella tentazione di fare paragoni che, oltre che ingiusti, sono soprattutto sbagliati.

Anche liberarsi dei pregiudizi è importante, così come delle aspettative e delle valutazioni personali. Non è certo facile, ma se ci riusciamo, saremo in grado di esprimerci senza ferire oppure offendere i nostri interlocutori.

Oltre a ciò, assumersi la responsabilità del proprio stato d’animo, senza per questo punirsi senza motivo, è un altro passo fondamentale da compiere. Spesso diamo la colpa agli altri per quanto ci accade o per come ci sentiamo, ma scegliamo noi come reagire alle parole pronunciate e quale atteggiamento assumere.

L’empatia nella comunicazione

Un altro elemento fondamentale è l’empatia: mettersi nei panni dell’altro e osservare il mondo dal suo punto di vista. Questo ci renderà molto più facile comprendere le sue risposte e adottare il suo punto di vista. E lo stesso vale per l’assertività, ovvero rispettare e farci rispettare.

Conclusioni

Mettere in pratica la comunicazione non violenta non è facile, dato che abbiamo consolidato malsane forme di comunicazione. L’importante è prendere consapevolezza del modo in cui comunichiamo e riflettere su quali aspetti vogliamo cambiare. Con il tempo e con pazienza potremo riuscirci.

Bibliografia

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  • Seminario “Audiovisual, Transmedialidad y Educación en el Siglo XXI”, Buenos Aires, Argentina.
  • Marshall B. Rosenberg. “Comunicación no violenta:un lenguaje de vida”, 2013.
  • Irene Melamed. “Los adolescentes y el derecho a la información en contextos de salud”. 12 Congreso Virtual de Psiquiatría, interpsiquis 2011.
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