Cos'è la biopsicologia e a cosa serve?

Ogni pensiero, emozione e comportamento ha un correlato biologico, una base fisica che possiamo esplorare. Scoprite di più sulla biopsicologia e sul rapporto tra corpo e mente.
Cos'è la biopsicologia e a cosa serve?
Elena Sanz

Scritto e verificato da la psicologa Elena Sanz.

Ultimo aggiornamento: 16 marzo, 2023

La psicologia e i suoi concetti possono sembrare a volte un po’ astratti. Comprendere credenze, emozioni e comportamenti può apparire una questione più filosofica che terrena. Ma in realtà ogni processo interno ha un correlato fisiologico, cioè una rappresentazione nel corpo e nella biologia che spiega perché avviene. Questo è ciò che studia la biopsicologia.

Questa branca della psicologia analizza il funzionamento del cervello sano, ma anche i fattori coinvolti in condizioni come demenza, disturbi dello sviluppo neurologico o depressione, tra gli altri. In definitiva, cerca di capire come il cervello, il sistema nervoso e i neurotrasmettitori influenzino i processi mentali.

Storia e sviluppo della biopsicologia

L’idea a questo proposito che la mente e il corpo siano uniti, che il biologico e lo psicologico siano strettamente correlati, viene da molto tempo fa. Già pensatori e filosofi antichi affermavano che è nel cervello che risiede la mente e che il sistema nervoso fa da mediatore tra gli stimoli che riceviamo dall’ambiente e le nostre reazioni.

In seguito furono sviluppate teorie come la frenologia, che affermava che in base alla forma del cranio (la sua struttura, sporgenze e fessure) si potessero determinare i tratti della personalità. Sebbene sia stata scartata, l’ipotesi che le funzioni mentali risiedessero in determinate aree del cervello ha acquisito rilevanza.

Oggi, grazie ai progressi tecnologici e alle tecniche innovative come le scansioni cerebrali, siamo in grado di vedere questi correlati fisici di pensiero, emozione e comportamento. E grazie a questo, possiamo intervenire in modo più efficace.

Risonanza in biopsicologia.
Gli attuali metodi di imaging ci permettono di vedere, in tempo reale, i cambiamenti biologici prodotti dal pensiero.

Cosa studia la biopsicologia?

La biopsicologia è anche conosciuta come psicologia fisiologica, neuroscienze comportamentali o psicobiologia. Come abbiamo detto, studia il rapporto tra i processi psicologici e gli eventi fisiologici che ne sono alla base.

Per comprenderne meglio le basi, prendiamo in considerazione i seguenti principi da cui è governato:

  • La psicologia è considerata una scienza di laboratorio.
  • Tutti i processi comportamentali o psicologici possono essere spiegati sulla base di concetti biologici. Sono tutti una conseguenza della genetica e della biologia.
  • La maggior parte del comportamento umano ha uno scopo evolutivo e si è evoluto per adattarsi all’ambiente.
  • Vengono utilizzati metodi comparativi che consentono una migliore comprensione del comportamento umano, studiando diverse specie animali.
  • Vengono studiate l’ereditarietà e la genetica, così come la struttura del cervello, i sistemi nervoso ed endocrino e i neurotrasmettitori.

Al di là di questi principi, ci sono alcuni fenomeni a cui questa scienza presta particolare attenzione:

  • Ritmi biologici.
  • Metabolismo e processi ormonali.
  • Comportamenti che coinvolgono la motivazione.
  • Emozione, apprendimento, memoria e cognizione.
  • L’effetto di droghe e farmaci sul funzionamento del sistema nervoso.
  • Le basi fisiche coinvolte nei processi di sensazione e percezione degli stimoli interni ed esterni.

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A cosa serve e quali sono le sue applicazioni?

Le applicazioni della biopsicologia possono concentrarsi sulla ricerca di base o applicata. Nel primo caso, l’obiettivo è ampliare il bagaglio di conoscenze per curiosità scientifica. La ricerca applicata, invece, promuove interventi che soddisfano un bisogno e forniscono soluzioni.

Per arrivare alla conoscenza desiderata, si utilizzano metodi osservativi, in cui i dati vengono raccolti senza modificare le variabili coinvolte. Ma si ricorre anche alla sperimentazione per scoprire le cause dei diversi fenomeni.

A questo proposito, è comune la ricerca sia sull’uomo che sugli animali. Grazie a ciò è possibile comprendere l’evoluzione filogenetica dei comportamenti, dalle specie più semplici (in cui è più facile rivelare i correlati tra cervello e comportamento) a quelle più complesse.

Gli psicobiologi lavorano e partecipano a diversi campi, dalla ricerca all’industria farmaceutica. Ma sviluppano anche applicazioni cliniche e lavorano in campi come la neurologia, trattando pazienti con varie lesioni o malattie:

  • Autismo.
  • Dipendenze.
  • Ansia.
  • Schizofrenia.
  • Comportamenti di rabbia.
  • Disturbi dell’umore.
  • Parkinson, Alzheimer e altre demenze.
Uomo anziano con demenza trattato con la psicobiologia.
La psicobiologia fornisce elementi per trattare e affrontare i quadri della demenza.

Altre applicazioni

Le conoscenze derivate dalla psicobiologia svolgono un ruolo importante anche nella genitorialità e nell’infanzia. Grazie alle loro scoperte si può promuovere un’appropriata stimolazione precoce, che favorisce l’apprendimento e sfrutta le potenzialità della plasticità cerebrale.

Sono utili anche in approcci come la mindfulness, nel capire come una persona può migliorare l’attenzione e la consapevolezza. Può anche aiutare a capire come i processi psicologici favoriscono o ostacolano il recupero fisico dopo un intervento o una malattia.

In breve, la biopsicologia ci ricorda la stretta relazione tra mente e corpo, e la necessità di comprenderli insieme per ottenere una migliore comprensione e interventi efficaci che migliorino il benessere.

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Il contenuto di questa pubblicazione è solo a scopo informativo. In nessun caso possono servire a facilitare o sostituire diagnosi, trattamenti o raccomandazioni di un professionista. Se avete dei dubbi, consultate il vostro specialista di fiducia e chiedete la sua approvazione prima di iniziare qualsiasi procedura.