Effetto McGurk: ascoltare le parole con gli occhi?

A causa dell'effetto McGurk, il cervello ci permette di udire una sillaba non pronunciata attraverso la lettura delle labbra. È positivo o negativo? Possiamo sfruttare questo fenomeno?
Effetto McGurk: ascoltare le parole con gli occhi?
Maria Fatima Seppi Vinuales

Scritto e verificato la psicologa Maria Fatima Seppi Vinuales.

Ultimo aggiornamento: 20 gennaio, 2023

Guardare la consistenza della pelle e sentire la morbidezza del corpo. Vedere un piatto di cibo ed evocare quel sapore, immaginare di assaggiare quel cibo. Allo stesso modo, grazie all’effetto McGurk, è possibile ascoltare con gli occhi.

Attraverso questo fenomeno, cioè, si stabilisce un’associazione di sensi. Uno anticipa l’altro. Vediamo di cosa si tratta.

Cos’è l’effetto McGurk?

L’effetto McGurk è l’integrazione tra stimoli uditivi e visivi nel linguaggio parlato. Per capire di cosa si tratta, facciamo un esempio. Ci troviamo di fronte a una persona che ripete più e più volte la sillaba “pa”. Questo è il suono che arriva al nostro cervello, accompagnato da un movimento delle labbra.

La persona continua a ripetere la sillaba “pa”. Tuttavia, il nostro cervello interpreta che ciò che lui o lei sta dicendo è “fa”. Cosa succede?

Si è verificato l’effetto McGurk. Quello che vediamo ora è un altro movimento delle labbra che corrisponde alla seconda sillaba, anche se la persona continua a pronunciare la prima sillaba. Se chiudessimo gli occhi, sentiremmo la cosa giusta.

In base all’effetto McGurk, viene attribuita una gerarchia a ciò che vediamo.

In realtà, quello che stiamo facendo nell’esempio è la lettura delle labbra. Il suono finale viene dato o guidato da un misto di lettura labiale ed esperienza precedente.

A cosa è dovuto il suo nome?

L’effetto McGurk è così chiamato perché è stato proposto per la prima volta nel 1976 dagli psicologi Harry McGurk e John MacDonald, che hanno condotto diversi esperimenti. Stavano studiando i modelli di imitazione che i bambini seguono quando imparano a parlare.

La conclusione a cui sono giunti è che, a volte, le informazioni visive prevalgono nell’interpretazione, ignorando le informazioni provenienti dalle vie uditive. In altre parole, ciò che vediamo influenza ciò che sentiamo.

Molti ricercatori sostengono che il cervello, in determinate circostanze, è gestito secondo un principio di inferenza causale. In altre parole, interpretando i segnali contestuali (sa o associa che a un certo movimento delle labbra corrisponde un certo suono), calcola le probabilità che certi messaggi si presentino insieme.

Cervello.
Il cervello può prendere alcune scorciatoie per risolvere le sfide quotidiane. L’effetto McGurk sarebbe tra queste.

Caratteristiche dell’effetto McGurk

Tra le caratteristiche dell’effetto McGurk c’è quella dell’anticipazione, che ci permette una certa economia di pensiero. Cioè, il cervello mette a disposizione le sue precedenti esperienze visive per farci capire di cosa si parla e cosa si sente.

La lettura delle labbra può talvolta essere utile, soprattutto in ambienti rumorosi. Tuttavia, può anche generare confusione, in quanto il cervello ci ingannerebbe facendoci credere che stiamo sentendo qualcosa basandoci solo sul movimento delle labbra.

Molti di questi fenomeni o inganni percettivi si verificano anche nelle illusioni ottiche.

Un altro fatto noto è che l’effetto McGurk, per quanto riguarda la percezione audiovisiva, diminuisce nel corso dello sviluppo. Ad esempio, poiché la regione del cervello che si occupa delle informazioni uditive si sviluppa prima di quella che si occupa della percezione visiva, i bambini si affidano maggiormente ai suoni rispetto agli adulti.

Pertanto, i bambini sono meno inclini a essere ingannati o confusi da questo effetto. In altre parole, nel corso della crescita varia il modo in cui le informazioni sensoriali vengono elaborate.

Anche le distrazioni visive, la familiarità e la struttura delle sillabe sono alcuni dei fattori che influiscono. Alcune malattie, inoltre, possono avere un ruolo negativo, come l’afasia, il morbo di Alzheimer e specifici disturbi del linguaggio.

Infine, un’altra curiosità riguarda l’effetto McGurk nelle lingue. La sua presenza varia a seconda della lingua analizzata.

Imparare le lingue con l'effetto McGurk.
La lingua in cui viene analizzato l’effetto permette di rilevare alcune variazioni.

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La vista e l’udito lavorano insieme

Attraverso lo studio del cervello è possibile sapere che i sistemi visivo e uditivo si sono evoluti di pari passo per facilitare lo sviluppo della parola. Al di là della sua importanza in sé, il sistema visivo è un importante alleato e mediatore del sistema uditivo, collaborando alla comprensione dei messaggi.

Ad esempio, supporta il riconoscimento di suoni che potrebbero essere difficili da distinguere. Allo stesso modo, consente di completare le informazioni ricevute, fornendo maggiore sicurezza e fiducia in relazione a ciò che ascoltiamo.

I sistemi uditivo e visivo lavorano in squadra. L’uno rafforza e sostiene l’azione dell’altro.

Conoscere il funzionamento del cervello è fondamentale per migliorarne l’uso, comunicare e adattarsi a determinati contesti e per far fronte a fenomeni che influenzano la percezione, come l’invecchiamento.


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