Il cervello del feto e salute intestinale della madre

La gravidanza rappresenta un periodo fondamentale per lo sviluppo del feto. Quali possibili malattie al cervello del nascituro possono presentarsi in questi nove mesi?
Il cervello del feto e salute intestinale della madre
Raquel Marín

Scritto e verificato la neuroscienziata Raquel Marín.

Ultimo aggiornamento: 16 settembre, 2022

Sapevate che la salute intestinale della gestante influisce sul cervello del feto? La gravidanza è il periodo in cui avviene lo sviluppo del feto ed è dunque determinante per la sua salute. Ciò che invece non era ben noto è il fatto che alcune malattie possono comparire a posteriori.

Anche queste possono essere associate alle abitudini della donna durante i mesi di gestazione. Nelle righe che seguono ci soffermeremo sulle possibili malattie cerebrali.

La formazione del cervello del feto è molto dispendiosa

La formazione del cervello del feto richiede un alto costo metabolico. A partire dal primo mese di gestazione, i neuroni sono sottoposti a una frenetica proliferazione e prendono posto all’interno di quello che sarà il futuro cervello, seguendo un programma perfettamente tracciato.

Durante questa fase, il ritmo al quale i neuroni si dividono raggiunge la cifra record di 250000 cellule al minuto! Lo sviluppo cerebrale del feto richiede buona parte dell’energia totale che la madre investe nella gestazione.

Alla fine della gravidanza, il dispendio energetico totale impiegato per la formazione di un nuovo cervello ammonta a circa 40000 chilocalorie, che rappresentano più della metà del consumo energetico dovuto alla gravidanza. Lo confermano alcune ricerche, come quella pubblicata nel 1981 sulla rivista Progress in Lipid Research.

Il cervello del nascituro è fortemente dipendente dalla dieta e dalle azioni della madre. Uno degli organi che funge da alleato dello sviluppo cerebrale del feto sembra essere l’intestino della donna.

Gestante seduta sul letto.

Infezioni intestinali nella gestante e il cervello del feto

Sebbene questa ipotesi deve essere ancora confermata, si ritiene che le infezioni intestinali contratte dalla madre durante i primi sei mesi di gravidanza possano aumentare il rischio di disfunzioni cerebrali nel nascituro. È quanto affermano alcuni studi, tra cui quello pubblicato nel 2018 sulla rivista The American Journal of Maternal/Child Nursing.

Se queste supposizioni venissero confermate, bisognerebbe prendere in considerazione alcune strategie per ridurre il rischio di infezioni intestinali durante la gravidanza.

Queste strategie potrebbero riguardare il controllo dei batteri presenti nell’intestino attraverso l’adozione di diete controllate e l’assunzione di prebiotici e probiotici (cibi che contribuiscono al mantenimento della flora intestinale).

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Diabete nella madre: può colpire il cervello del feto?

Lo studio pubblicato nel 2018 sulla rivista JAMA ha svelato che il diabete (di tipo 1 o 2) rappresenta un fattore di rischio di autismo nel nascituro.

I ricercatori hanno condotto uno studio durante i primi anni di vita di alcuni bambini. È stato rilevato che i bambini che avevano sviluppato autismo erano nati da donne affette da diabete di tipo 1 oppure 2 che durante la gravidanza.

I risultati hanno dimostrato che in caso di diabete gestazionale il rischio di autismo nel nascituro aumenta del 62%. Tuttavia, sono ancora sconosciute le cause di ciò.

Esistono forme di diabete che sono inevitabili, come quello di tipo 1. Il diabete di tipo 2 aumenta la propria incidenza in concomitanza con una cattiva alimentazione, in particolare con il consumo di cibo spazzatura.

Dieta e cervello del feto.

Proporzioni adeguate di grassi omega e rischio di ADHD

Uno studio condotto da alcuni ricercatori spagnoli e pubblicato nel 2019 ha dimostrato che la dieta seguita durante la gravidanza potrebbe influire sul rischio di sviluppare sintomi da ADHD (disturbo da deficit di attenzione e iperattività) nei bambini a partire dai 7 anni di età.

Nel corso della ricerca è stata analizzata la proporzione di acidi grassi omega-6 e omega-3 che le donne ingerivano durante la gravidanza. Sebbene entrambi gli acidi grassi siano essenziali per lo sviluppo e il funzionamento cerebrale durante tutta la vita, garantirne la giusta quantità durante la gravidanza è decisivo.

Gli omega-6 e gli omega-3 devono essere assunti in una proporzione adeguata (è consigliato un rapporto di 3 a 1 è). I primi sono particolarmente abbondanti negli oli vegetali, ma anche in semi, cereali e carne. D’altro canto, gli omega-3 sono disponibili in oli di pesce e alghe.

I risultati dello studio indicavano una correlazione tra lo squilibrio di questi nutrienti e un rischio maggiore di manifestare sintomi di ADHD da parte dei bambini a partire dai 7 anni di età.

Si è così giunti alla conclusione che la dieta della donna durante la gravidanza può regolare il rischio di sviluppare sintomi di ADHD a lungo termine nei bambini.

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Frutta secca durante i primi 3 mesi di gravidanza per proteggere il cervello del feto

Secondo una ricerca pubblicata sulla rivista European Journal of Epidemiology, mangiare frutta secca (noci, mandorle, nocciole, arachidi e pinoli) durante i primi 3 mesi di gravidanza migliora l’attenzione, la memoria e l’apprendimento dei futuri figli.

I benefici della frutta secca (anche di anacardi, noci di Macadamia, pistacchi, ecc.) si devono all’alto contenuto di acidi grassi essenziali del tipo omega-6 e omega-3, di microminerali e di vitamina B9, che contribuiscono allo sviluppo cerebrale del feto.

L’aspetto più curioso consiste nel fatto che gli stessi effetti vantaggiosi nello sviluppo neuropsicologico del nascituro non vengono osservati se la madre consuma frutta secca in abbondanza durante gli ultimi 3 mesi di gravidanza.

Gestante che mangia frutta secca.

Il parto cesareo non è l’ideale per il neonato

Gli sviluppi storici e i progressi compiuti nelle tecniche e nella logistica del parto cesareo hanno portato a minori rischio per madri e neonati; al contempo, tuttavia, è aumentato il numero di gravidanze portate a termine chirurgicamente per ragioni ingiustificabili dal punto di vista medico.

Il problema si deve al fatto che il parto cesareo può avere diverse conseguenze per la salute del neonato, come afferma una ricerca pubblicata nel 2013 sulla rivista Medical Archives.

Secondo questo studio, nei bambini nati con il parto cesareo sono assenti i batteri materni “buoni”. Normalmente, questi ultimi si trovano nel canale del parto e nel retto. Al contrario, spesso sono presenti i batteri “cattivi” che possono mettere in pericolo il sistema immunitario del bambino.

Nei bambini nati con parto vaginale, invece, i batteri materni buoni stimolano i globuli bianchi e altre cellule del sistema immunitario del neonato. Questo fenomeno è alla base delle ipotesi che spiegano l’evidente associazione tra le morbilità e il parto cesareo.

Conclusioni

La donna tende a essere molto attenta e prudente nel corso della gravidanza, così da offrire il meglio al proprio bambini. Ottimi alleati in tal senso sono i batteri che vivono nell’intestino.

Prendersi cura della salute intestinale durante la gestazione garantisce il coretto sviluppo del nascituro.


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