Emorragia post operatoria e rischi

Gli interventi chirurgici sono collegati al rischio di tromboembolia venosa e arteriosa. È noto, inoltre, che anche l'interruzione temporanea di un trattamento antitrombotico espone a un rischio maggiore di trombosi e di embolia.
Emorragia post operatoria e rischi
Alejandro Duarte

Scritto e verificato il biotecnologo Alejandro Duarte.

Ultimo aggiornamento: 28 novembre, 2020

I problemi legati all’emorragia post operatoria possono essere dovuti a lesioni o a traumi, ma possono dipendere anche da una scarsa coagulazione del sangue. Sono diversi i tipi di vasi sanguigni che trasportano l’ossigeno e le sostanze nutritive ai tessuti. Quando i vasi sanguigni o i capillari subiscono un danno, può verificarsi un’emorragia sia interna che esterna.

L’emostasi corrisponde all’arresto dell’emorragia dei vasi sanguigni danneggiati. I fattori necessari perché si formi un coagulo includono:

  • Piastrine: le piastrine sono piccole cellule prodotte dal midollo osseo. Il numero di piastrine varia in media dai 150.000 ai 400.000 esemplari.
  • Fattori di coagulazione del sangue: essi si trovano nel sangue e sono prodotti principalmente nel fegato.

Gli interventi chirurgici sono collegati a un rischio maggiore di tromboembolia venosa e arteriosa. È noto, inoltre, che anche l’interruzione temporanea di un trattamento antitrombotico espone ad alte probabilità di trombosi e di embolia.

Il rischio di emorragia post operatoria indotto da anticoagulanti orali è generalmente basso. Tuttavia, le probabilità aumentano durante e dopo l’intervento chirurgico, e a seconda della procedura adottata.

Fattori di rischio nell’emorragia post operatoria

Contare piastrine e globuli rossi

La valutazione del rischio in relazione alla procedura chirurgica è fondamentale per questi pazienti. Per tale ragione, il tipo di intervento, a fronte di un trattamento antitrombotico, è legata alla situazione del paziente.

Si dovranno valutare sia il rischio trombotico che il rischio emorragico della procedura chirurgica. Il rischio trombotico della procedura chirurgica è importante per via dell’aumento del rischio di trombosi nell’interruzione di un trattamento anticoagulante/antiaggregante.

In questi casi, è possibile optare per la somministrazione o l’interruzione del trattamento anticoagulante. Sostituire la somministrazione con eparina e riprendere in seguito la terapia con farmaci anticoagulanti orali. Ciò è dovuto soprattutto all’immobilità postoperatoria, ma anche all’effetto protrombotico della chirurgia stessa.

Emorragia post chirurgica

Si definisce emorragia maggiore quella che richiede una trasfusione di più di due unità, il reintervento o che riguarda il sanguinamento della cavità intracranica, intratoracica o peritoneale.

Il modus operandi di fronte a qualsiasi complicazione emorragica dipenderà dall’importanza e dalla posizione del sanguinamento, ma anche dai livelli di anticoagulazione. Le emorragie maggiori sono anche definite emorragie letali o a rischio di morte.

L’entità dell’emorragia condizionerà anche la ripresa del trattamento antitrombotico postoperatorio, che andrà differito nei casi ad alto rischio di emorragia. Se la soppressione dell’anticoagulazione avviene per più di un giorno, si dovrà considerare la somministrare di eparina.

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Ripresa del trattamento anticoagulante dopo l’intervento chirurgico

Trattamento emorragia post chirurgica

La ripresa del trattamento anticoagulante dopo l’intervento chirurgico non dovrà avvenire prima di 2-3 giorni dall’operazione. Tuttavia, dovrà sempre essere concordata con uno specialista.

Dovrà iniziare con bassi dosaggi, ovvero quelli usati per la profilassi, 2-3 giorni dopo l’intervento chirurgico. L’uso delle dosi terapeutiche avverrà dopo 48-72 ore, e non dovrà essere adottato nel caso di emorragia post operatoria continua.

Nella maggior parte dei pazienti trattati, sia con warfarina che con acenocumarolo, si può riprendere la notte stessa della data dell’intervento e continuare solo in assenza di complicazioni emorragiche.

Tuttavia, l’effetto terapeutico non si avrà prima di 4-5 giorni dall’inizio del trattamento anticoagulante. Uno degli obiettivi principali per il paziente anticoagulato è quello di recuperare lo stato antitrombotico il prima possibile. In tal senso, si dovrà prendere in considerazione un’adeguata emostasi postoperatoria e valutare il rischio di emorragia associato all’intervento chirurgico.

In linea di massima, la maggior parte delle emorragie post operatorie si risolve entro 24 ore dall’intervento. Tuttavia, ciò può anche non avvenire, ed è per questo che è importante iniziare la terapia anticoagulante solo a emostasi completa.


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