
L’altargo è un medicinale relativamente recente che appartiene alla famiglia degli antibiotici. Come vedremo in questo articolo, si usa per…
Ampiamente utilizzato, l'Ibuprofene è il farmaco analgesico per eccellenza, ma bisogna sempre fare attenzione quando lo si assume
L’ibuprofene appartiene al gruppo dei farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) ed è una delle principali opzioni in caso di dolore, infiammazione o febbre.
Si stima che quasi la metà della popolazione mondiale soffra di cefalea, 30 milioni di persone soffrono di lombalgia e altrettante persone lamentano dolori associati a condizioni quali cancro, cardiopatie e altre malattie.
Nella maggior parte dei casi il trattamento prevede l’assunzione dell’ibuprofene e questo ci dà un’idea del largo uso che se ne fa in ambito medico.
L’ibuprofene è un farmaco acquistabile sia in forma di compresse sia come sciroppo. Funge da antinfiammatorio, analgesico e antipiretico.
Gli effetti antipiretici si presentano dopo un’ora e durano da 2-4 ore fino a 6-8 ore. Gli effetti antinfiammatori richiedono fino a due settimane di trattamento.
I principali impieghi dell’ibuprofene sono i seguenti:
In particolare il meccanismo d’azione dell’ibuprofene consiste nell’inibizione della sintesi delle prostaglandine. Quindi l’inibizione si deve all’unione competitiva e reversibile all’enzima cicloossigenasi che trasforma l’acido arachidonico nelle suddette prostaglandine.
Infatti dal punto di vista strutturale, l’ibuprofene è un derivato dell’acido propionico. Si tratta di un composto racemico (due composti che sono uno l’immagine speculare dell’altro) la cui attività ricade quasi completamente sull’isomero S.
L’ibuprofene è un farmaco poco solubile in acqua. Infatti per migliorarne la solubilità e il profilo farmacinetico, viene unito ad alginato di sodio o lisina. Le sue caratteristiche più importanti sono:
Le indicazioni relative alla posologia dipendono dalla forma farmaceutica ritenuta adatta per i pazienti. Si consiglia di leggere attentamente il bugiardino. In generale, si può riassumere che:
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La via parenterale è indicata esclusivamente agli adulti, senza mai superare la dose di 600 mg ogni 6/8 ore. Bisogna passare alla somministrazione orale dell’ibuprofene il prima possibile.
Inoltre, conviene fare particolare attenzione in caso di malattie renali ed epatiche che obbligano ad assumere sempre e con precauzione alla minore dose possibile del farmaco.
L’ibuprofene è controindicato in alcune situazioni quali:
Sono stati riportati casi di reazioni di ipersensibilità incrociata con altri FANS, quindi l’assunzione va evitata in caso di allergia ai salicilati. Queste reazioni sono particolarmente frequenti nei pazienti con asma.
L’ulcera peptica è una malattia infiammatoria intestinale o qualsiasi processo che aumenti il rischio di emorragia gastrointestinale: causa dell’inibizione della sintesi delle prostaglandine.
Inoltre potrebbe aumentare il rischio di emorragia digestiva e di perforazione. Si consiglia, dunque, di assumere il farmaco e gli altri FANS a stomaco pieno, per ridurre il danno gastrico. In alternativa, si può associare la sua assunzione a quella di un farmaco antiulcera (anti H2).
In particolare presenta certi effetti antiaggreganti piastrinici, aumentando la durata dell’emorragia.
Poiché viene eliminato attraverso l’urina, in caso di insufficienza renale potrebbe accumularsi nell’organismo e intossicarlo. Inoltre potrebbe anche ridurre il flusso sanguigno renale.
Come detto viene metabolizzato nel fegato. Quindi, in caso di insufficienza epatica, potrebbe accumularsi nell’organismo.
In presenza di queste due patologie è meglio evitare l’assunzione del farmaco.
Infine la sua assunzione è controindicata durante il terzo trimestre di gravidanza. Inoltre, è sconsigliata l’assunzione prolungata nei primi due trimestri.
Sono diversi i farmaci e le sostanze che rischiano di alterarne l’azione insieme a quella dei FANS nell’organismo. Di conseguenza riducendone l’efficacia oppure aumentando la possibilità di effetti collaterali. Tra questi ricordiamo:
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Inoltre vanno considerati gli effetti collaterali. Infatti questi si devono soprattutto al meccanismo d’azione dell’ibuprofene, l’inibizione della cicloossigenasi (COX-1), e, con frequenza, in caso di dosi superiori ai 3.200 mg/giorno: