Negli ultimi anni sono stati condotti diversi studi che hanno evidenziato che il bilinguismo protegge dalla demenza, in particolare dell’Alzheimer.
Tra questi studi di ricerca uno dei più attendibili è stato condotto dalla Dottoressa Ellen Bialystok, docente presso l’Università di York (Toronto, Canada).
La Bialystok e il suo staff sono giunti alla conclusione che imparare o parlare un’altra lingua può ritardare l’insorgenza dell’Alzheimer, addirittura di cinque anni. Questa ricerca si basa su dati raccolti su un campione di 200 persone con diagnosi di Alzheimer, sottoposte a monitoraggio attraverso l’analisi della loro storia clinica.
Non è la prima volta che la Dottoressa Bialystok appura che il bilinguismo protegge dalla demenza. Nel 2007 aveva già condotto uno studio di ricerca simile, che aveva coinvolto 184 pazienti; anche in quel caso era giunta alle stesse conclusioni.
Non solo a detta della Bialystok, ma secondo tutti gli esperti, l’apprendimento di una nuova lingua è uno degli strumenti più validi per ritardare il declino cognitivo.
Il bilinguismo protegge dalla demenza
L’apprendimento e l’uso di un’altra lingua implicano l’espletamento di funzioni cerebrali complesse. La Dottoressa Bialystok rivela che chi parla due o più lingue deve continuamente prendere decisioni sul modo in cui vuole esprimere una certa idea.
Questo significa che le persone bilingue allenano continuamente le funzioni esecutive del cervello. Grazie a questi esercizi di parallelismo tra i vocaboli e le strutture di ogni lingua, il cervello fa una sorta di ginnastica.
Le funzioni esecutive non solo permettono di fare un confronto e una traduzione tra le due lingue, ma attivano anche lo sviluppo di altre abilità e funzioni. Il bilinguismo protegge dalla demenza, ma al tempo stesso ci rende più acuti e più abili nello sviluppo di altre abilità cognitive.
Alla luce di quanto appena detto, la Bialystok è giunta alla conclusione che il bilinguismo modifica l’attività cerebrale, migliorandone l’efficacia. Probabilmente è proprio questo cambiamento che ritarda l’insorgenza dell’Alzheimer e di altre forme di demenza, in media di quattro o cinque anni.
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Bilinguismo e cognizione
Il Dottor Marco Calabria, professore del corso di laurea specialistica in neuropsicologia dell’Università Aperta della Catalogna, è stato un precursore nel campo della ricerca sul rapporto tra bilinguismo e il mantenimento o il deterioramento delle funzioni cerebrali. Egli sostiene che il cervello di una persona bilingue sia diverso da quello di una persona monolingue.
Calabria sostiene che un bilingue non è la somma di due monolingue. Una persona che parla due lingue sviluppa una sorta di abilità di supervisione; un controllo che guida l’azione mentale e motrice che deve sviluppare quando parla nell’una o nell’altra lingua.
Al tempo stesso, afferma che l’apprendimento di una seconda lingua funge da risorsa cognitiva. Non è sufficiente acquisire un’altra lingua, bisogna anche metterla in pratica per diversi anni, affinché diventi un elemento in grado di proteggere dalla demenza e dal deterioramento cognitivo.
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Declino cognitivo e intelligenza
Il professor Thomas Bak è membro del Centro di Invecchiamento Cognitivo ed Epidemiologia Cognitiva dell’Università di Edimburgo (Scozia) e autore di uno studio di ricerca pubblicato sulla rivista scientifica Annals of Neurology.
Stiamo parlando di un altro studioso che concorda sul fatto che l’apprendimento di una seconda lingua sia in grado di prevenire la demenza e di ritardare il declino cognitivo.
Bak dispone di un modello di ricerca considerato unico al mondo. Lui e la sua equipe hanno analizzato i dati raccolti su un campione di 835 persone sottoposte a un test di intelligenza a 11 anni. Lo stesso test era stato riproposto una volta compiuti 73 anni. Tutti i partecipanti all’esperimento parlavo inglese come prima lingua.
Durante il secondo test, 262 persone tra loro avevano affermato di poter comunicare in due lingue. Tra queste, 195 avevano imparato la seconda lingua prima dei 18 anni e 65 dopo i 18 anni. I risultati hanno svelato che tutti i partecipanti bilingue possedevano anche maggiori abilità cognitive rispetto agli altri, oltre che una migliore abilità intellettiva.
In conclusione, Bak segnala che l’apprendimento di una seconda lingua rallenta il deterioramento cognitivo. Inoltre, segnala che questo effetto vale sia per i bilingue e che per i poliglotti.
Questo significa che il cervello si modifica comunque, che impariamo due lingue o cinque. Tutti questi studi dimostrano che vale la pena di fare lo sforzo di apprendere un’altra lingua, a prescindere dalla nostra età.
Bibliografia
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Adrover-Roig, D., & Ansaldo, A. I. (2009). El bilingüismo como factor de protección en el envejecimiento cognitivo pp. 1-15. Neuropsicología latinoamericana, 1(1).