Iperglicemia: definizione, cause e sintomi

L'iperglicemia è l'aumento dei valori di zucchero presente nel sangue. Anche se il diabete non è l'unica causa, ne rappresenta quella principale. In questo articolo vi spieghiamo che cos'è questa condizione e come può essere identificata.
Iperglicemia: definizione, cause e sintomi
Leonardo Biolatto

Scritto e verificato il dottore Leonardo Biolatto.

Ultimo aggiornamento: 27 maggio, 2022

Quando parliamo di iperglicemia, ci riferiamo ad alti livelli di zucchero nel sangue. Iperglicemia è il termine medico che indica l’innalzamento dei valori dello zucchero all’interno del tessuto sanguigno.

Quando consumiamo cibo, ingeriamo glucosio, anche nel caso di alimenti che non identifichiamo come dolci. Il glucosio che viene introdotto nel corpo deve raggiungere le cellule così che possano lavorare normalmente.

Se è presente un problema che impedisce allo zucchero di raggiungere le cellule, quest’ultimo continua a circolare nel flusso sanguigno. Questo fenomeno provoca iperglicemia. Quasi sempre, l’ormone coinvolto in questo squilibrio è l’insulina, la cui funzione principale è quella di trasportare il glucosio agli organi.

Livelli di zucchero nel sangue

Valori di zucchero nel sangue considerati normali per una persona a digiuno oscillano tra i 70 e i 110 mg/dL. Nel caso in cui vengano individuati valori superiori a 100 mg/dL, ma inferiori a 140 mg/dL, ci troveremmo di fronte a una intolleranza al glucosio. Si tratta di una situazione intermedia che precede la comparsa del diabete.

Infine, se i valori di glicemia a digiuno sono superiori a 140 mg/dL in un numero ripetuto di occasioni, oppure superiori a 200 mg/dL in un’unica misurazione effettuata in un qualsiasi momento della giornata, allora ci troviamo di fronte a una diagnosi di diabete. Il diabete è la malattia per eccellenza associata all’iperglicemia.

Cause dell’iperglicemia

Come abbiamo anticipato, nella maggior parte dei casi l’iperglicemia si deve alla malattia che conosciamo come diabete. Molti scoprono di soffrire di questa patologia quando si sottopongono a un esame del sangue di routine, mentre altri quando si rivolgono al medico a causa di alcuni sintomi insoliti.

Nel diabete può essere presente una bassa risposta delle cellule all’ormone insulina (diabete di tipo 2) oppure può verificarsi una scarsa produzione di insulina nel pancreas umano (diabete di tipo 1). Il secondo caso è quello che richiede immancabilmente la somministrazione di insulina sotto forma di medicinale.

Non solo il diabete, però, rappresenta la possibile causa dell’iperglicemia. Anche le seguenti situazioni possono provocarla:

  • Assunzione di corticosteroidi: quando, a causa di un’altra patologia, dobbiamo seguire una cura a base di corticosteroidi, come il desametasone, il betametasone o il prednisone, è possibile che i nostri livelli di zucchero nel sangue aumentino. In genere, quando la somministrazione viene sospesa, i valori tornano alla normalità.
  • Infezioni: le infezioni provocate da microrganismi esterni causano una temporanea iperglicemia. Anche in questo caso, quando l’infezione viene meno, i valori si normalizzano.
  • Gravidanza: esiste una condizione nota come diabete gestazionale, che consiste nell’aumento dei valori di glucosio nel sangue delle donne in gravidanza. Questa iperglicemia può persistere fino a dodici settimane dopo il parto e richiede controlli rigorosi.
  • Alimentazione parenterale: se un paziente riceve il nutrimento attraverso le vene perché non può nutrirsi per via orale, potrebbe presentarsi uno squilibrio nel meccanismo che regola l’insulina. In questo caso si verificheranno episodi di iperglicemia che dovranno essere corretti modificando la formula dell’alimento che riceve per via endovenosa.
Donna con diabete gestazionale
Il diabete gestazionale rappresenta una causa di iperglicemia. Quest’ultima può persistere fino a dodici settimane dopo il parto. Per questa ragione, sono necessari controlli rigorosi.

Sintomi

Generalmente, i sintomi dell’iperglicemia si manifestano lentamente. Come già indicato, alcune persone scoprono di soffrire di diabete quando si sottopongono a un controllo di routine. Non sempre l’iperglicemia è sintomatica. I tre sintomi classici dell’aumento di zucchero nel sangue, tuttavia, sono i seguenti:

  • Polidipsia: aumento della sete
  • Poliuria: aumento della quantità di urina
  • Polifagia: aumento dell’appetito

Se l’iperglicemia si prolunga nel tempo, compariranno problemi maggiori. Uno degli indizi è rappresentato dalle infezioni che tardano a guarire, così come una lenta cicatrizzazione. Entrambi i segnali evidenziano alti livelli di zucchero.

I sintomi più pericolosi sono quelli che compaiono più tardi. Di solito colpiscono apparati specifici del corpo umano, come il sistema nervoso, l’apparato circolatorio e gli organi della vista.

Retinopatia a causa della iperglicemia
Un’iperglicemia non controllata può provocare a lungo termine gravi complicazioni che interessano la vista.

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Conseguenze dell’iperglicemia

La persistenza dei sintomi di iperglicemia è molto pericolosa. Le conseguenze che derivano da una presenza prolungata di alti livelli di zucchero nel sangue possono essere mortali. Tra le malattie che derivano da questa situazione possiamo citare le seguenti:

  • Insufficienza renale
  • Retinopatia: alterazioni nella retina con perdita della vista
  • Cardiopatia: malattie del cuore
  • Vasculopatia: problemi circolatori in generale, soprattutto nei vasi più piccoli del corpo
  • Neuropatia: alterazioni nella conduzione degli impulsi nervosi attraverso i nervi delle mani e dei piedi

La conseguenza più pericolosa e acuta dell’iperglicemia consiste nella chetoacidosi diabetica. Questa complicanza si verifica quando, in presenza di una bassa quantità di insulina nel corpo, l’organismo deve ricorrere al grasso per produrre energia.

L’essere umano riceve energia dal grasso, ma se lo fa su vasta scala e in un intervallo di tempo molto piccolo, il metabolismo dei lipidi genera chetoni. Se si accumulano in eccesso, i chetoni sono tossici.

La chetoacidosi diabetica richiede un trattamento immediato. Le prime misure consistono nella reintegrazione di liquidi e somministrazione di insulina per via endovenosa, in modo da interrompere la produzione di chetoni. Un intervento tempestivo può salvare la vita del paziente.


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